Tempi incerti per il Caseificio Valposchiavo: comprare locale fa la differenza

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L’Assemblea annuale ordinaria si è tenuta il 9 maggio 2025 a Li Gleri.
Venticinque soci della Cooperativa hanno partecipato all’Assemblea rinnovando la Commissione di gestione con tre giovani agricoltori e riconfermando la Commissione di revisione.

La Cooperativa con 50 soci, di cui una quindicina produttori di latte bio, ha chiuso l’anno contabile 2024 con una perdita di 51’159.84 CHF. L’anno precedente la perdita era di 36’139.27 CHF.

Il capitale proprio è calato dell’11% è ammonta a 414’955.80 CHF. Il rapporto tra capitale proprio e capitale di terzi è sceso al 20.1%. Questo rapporto non dovrebbe andare sotto il 20%.

Attualmente le scorte di formaggio ammontano a 280’000 CHF, valutate a 10 CHF/kg rispetto agli 11 CHF/kg del 2023. Tuttavia, queste grandi scorte rappresentano un doppio rischio: col tempo il formaggio perde peso (e quindi valore) e aumenta la possibilità di un deterioramento qualitativo.

Inoltre le giacenze invendute incidono negativamente sulla liquidità dell’azienda, che ha già sostenuto in anticipo i costi di produzione.

Cambiamenti nel personale

A fine anno andrà in pensione Antonio Giacomelli, storico capo casaro del Caseificio. La formazione del nuovo apprendista è quasi completata, e l’arrivo di un nuovo casaro potrà aprire nuove prospettive per la Cooperativa.

Anche l’aiuto casaro Arlindo Rebelo Almeida, originario di Dalvares (Portogallo), lascia dopo trent’anni di attività. Arrivato a Poschiavo nel 1987 a 19 anni, ha iniziato come pastore presso Giuseppe Vitali, per poi entrare nella Latteria sociale. Dopo la fusione nel 2007, è passato al Caseificio Valposchiavo, diventandone una figura simbolica: tutti lo ricordano alla guida del furgone del Caseificio, dopo aver iniziato la giornata alle 4 del mattino.

Nella foto: il presidente Carlo Mengotti rinconfermato per altri 4 anni (a sinistra), Arlindo Rebelo Almeida (al centro) e la responsabile dei negozi Andy Crameri (a destra), davanti al negozio di Li Gleri.

Una tendenza preoccupante

Dopo una parentesi positiva durante la pandemia, la situazione è nuovamente peggiorata. Il trend negativo registrato tra il 2016 e il 2019 è riemerso.

Le cause principali sono:

  • Le vendite ai grandi distributori svizzeri sono sempre meno redditizie, con margini molto ridotti, aggravati dalla forte concorrenza estera.
  • Il cambio sfavorevole EURO/CHF favorisce le importazioni alimentari. Dopo l’abbandono del tasso minimo di cambio da parte della Banca Nazionale Svizzera nel 2015, il franco si è notevolmente rivalutato. Oggi l’euro vale meno di un franco, penalizzando l’export e favorendo gli acquisti all’estero.
  • Il cambiamento del tipo di alimentazione nella società moderna, che considera il latte e il formaggio (assieme al pane) non più come alimenti principali, come lo erano invece nelle vecchie generazioni.

Comprare locale fa la differenza

La pandemia ha dimostrato che se tutta la popolazione, le istituzioni parapubbliche e l’albergheria facessero gli acquisti in valle, il Caseificio potrebbe guardare al futuro serenamente.

Durante la pandemia, il Caseificio ha beneficiato del maggior numero di acquisti locali. Il grafico delle vendite mostra infatti un netto aumento durante il periodo in cui i confini erano parzialmente chiusi.

L’analisi di Gianluca Giuliani, partendo dal dato che ogni cittadino svizzero consuma in media 38 kg di latticini all’anno, suggerisce che il potenziale di vendita locale dei prodotti biologici del Caseificio è ancora ampiamente sottoutilizzato.

Sebbene il marchio “100% Valposchiavo” venga utilizzato come forte leva commerciale, non tutti i prodotti provengono realmente dalla valle. Questo tema è emerso anche durante l’assemblea.

La cooperativa, con un fatturato di circa 1,7 milioni di franchi e una produzione interamente biologica, contribuisce all’immagine autentica della Valposchiavo: una valle alpina tra pascoli verdi e cime innevate.

Qui ogni attività agricola è svolta nel rispetto della natura, seguendo ritmi sostenibili. I maggesi e i pascoli alpini sono curati con attenzione; le mandrie pascolano libere tra erbe e fiori spontanei, alimentando la biodiversità.

Attualmente nella Valposchiavo oltre il 90 % delle superfici agricole è gestito da aziende biologiche certificate. Una quota così elevata si riscontra molto raramente a livello nazionale e mondiale. L’agricoltura locale si è convertita da tempo alla produzione biologica.

Tutta la produzione è certificata bio, frutto di una tradizione agricola che ha saputo innovarsi senza perdere il legame con le radici. I contadini coltivano ortaggi, erbe, cereali e frutta senza pesticidi o concimi chimici, adottando metodi naturali e rotazioni sostenibili.

Anche il paesaggio viene curato con attenzione: i muretti a secco vengono restaurati, i sentieri mantenuti, i boschi gestiti con criteri ecologici, prevenendo frane ed erosione.

Sostenere il Caseificio Valposchiavo significa anche garantire il futuro della valle

Senza il Caseificio Valposchiavo l’agricoltura, il settore alberghiero, il turismo e l’artigianato di tutta la regione, l’attrattività del paesaggio e per finire la qualità di vita della popolazione subirebbero una grossa perdita.

I presupposti per un’agricoltura sostenibile e competitiva nella Valposchiavo e soprattutto quindi il suo valore aggiunto, dipendono dall’esistenza del Caseificio Valposchiavo.


Livio Mengotti

Per maggiori informazioni: www.caseificio.ch