Il gelo degli scorsi giorni non ha infastidito soltanto chi cova nelle ossa dolori reumatici, ma ha avuto importanti conseguenze sulle colture agricole.
Per i vigneti in Valtellina, Marcel Zanolari riferisce che nel fondovalle da 350 a 550 piantine sono state devastate, ma con appositi trattamenti si spera di salvare il salvabile: senza attendere oltre, Marcel combatterà a ritmo di corno silice e gocce di spremuta valeriana, tutte “armi” biodinamiche.
Atmosfera quasi surreale, invece, quella che si presenta in altre vigne svizzere. I viticoltori sono corsi ai ripari con le “Frostkerzen”, ossia dei bracieri disseminati tra le vigne allo scopo di aumentare la temperatura fra i filari. Suggestive e quasi poetiche le immagini di tutte quelle fiammelle tra le vigne, se non fosse per il lavoro e le preoccupazioni che causano ai viticoltori.
Tornando in valle, pure i Piccoli Frutti di Nicolò Paganini hanno subito i danni del gelo. In particolar modo i fragoleti nella zona di Zalende. “Molto dipende dalla varietà dei frutti – spiega Nicolò – ad esempio, le fragole di una specie più tardiva si sono salvate, mentre altre colture hanno subito una perdita del 30%-40%. È però ancora troppo presto per quantificare precisamente il danno, sicuramente più sentito nel fondovalle”.
Nicolò racconta che durante la seconda notte di freddo è stato possibile limitare i danni grazie all’irrigazione antibrina: un metodo di difesa dal freddo usato anche con i meleti in Valtellina. L’acqua spruzzata gela sulla pianta, inglobando gemme e frutti allo stadio embrionale e mantenendo al suo interno una temperatura vicina a 0°. Purtroppo, la prima notte non è stato possibile mettere in atto questa tecnica a causa del vento.
Ognuno si è dunque ingegnato, chi col ghiaccio, chi col fuoco.
Una maledetta primavera, come canterebbe qualcuno…
Matilde Bontognali