«La Valposchiavo: un esempio per le altre regioni alpine»

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Alpweek: la consigliera federale Doris Leuthard spiega perché ha scelto la nostra valle
Fra pochi giorni verrà inaugurata la Settimana Alpina 2012, che per la prima volta nella storia della Convenzione delle Alpi ospiterà anche la Conferenza Alpina dei Ministri degli Stati firmatari. 

L’organizzazione di questo doppio appuntamento è toccata alla Svizzera, che ha approfittato dell’occasione per mandare un segnale forte: l’importanza di riunire gli Stati e le organizzazioni che operano «nelle» e «per» le Alpi sotto uno stesso tetto.

Durante i quattro giorni i Ministri degli Stati firmatari e le organizzazioni direttamente interessate si ritroveranno per discutere sia in privato, sia pubblicamente le opportunità e le problematiche che caratterizzano la vita nelle Alpi. La presidenza della Convenzione delle Alpi, che quest’anno tocca alla Svizzera, ha scelto il motto «Le Alpi Rinnovabili» quale filo conduttore di tutte le attività proposte. In tale ottica, come conferma la Consigliera federale Doris Leuthard nell’intervista che ci ha concesso in vista dell’importante appuntamento, la scelta della Valposchiavo non è casuale ma rispecchia la realtà di una regione alpina periferica, che è esempio sostenibile per ricerca e attuazione di nuove soluzioni di sviluppo e d’innovazione atte a valorizzare il territorio.


Onorevole Leuthard, La ringraziamo per averci dedicato un po’ di tempo, gentilezza certo non scontata considerati i Suoi fitti impegni. Fra qualche giorno lascerà Berna per venire da noi in Valposchiavo, dove fu già ospite in veste di Presidente della Confederazione per la celebrazione ufficiale dei 100 anni della Ferrovia del Bernina. Non Le chiediamo pertanto se conosce già la nostra regione, bensì i motivi per cui ha scelto d’organizzare l’imminente evento internazionale da noi.

È stata una scelta consapevole e ponderata. La Valposchiavo, come parte integrante della Svizzera italiana situata in una regione di confine, rappresenta la sede ideale per la Settimana alpina e la Conferenza delle Alpi perché è proprio in queste regioni che la collaborazione transfrontaliera manifesta tutte le sue caratteristiche e potenzialità. Per la Svizzera, Paese al centro dell’Europa, questo tipo di cooperazione costituisce una sfida fondamentale. Inoltre, l’anno prossimo l’Italia riprenderà la presidenza della Convenzione delle Alpi. La Valposchiavo convince però anche per la sua vivacità e la sua forza innovatrice; grazie a queste qualità funge da esempio per le altre regioni alpine.


La sessione numero 10 del programma di AlpWeek 2012 cercherà di rispondere alla domanda se è realmente possibile la coesistenza con l’orso bruno. Come certamente saprà in veste di capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) e avrà appreso dai media, il tema è molto attuale e dibattuto in Valposchiavo. La popolazione si è in gran parte schierata contro il ritorno di questo grande predatore – soprattutto per paura in considerazione dei suoi continui avvistamenti nei pressi di maggesi o piccoli nuclei abitati – e gli allevatori, particolarmente quelli di bestiame minuto, hanno subìto delle perdite. Si afferma che il territorio della Valposchiavo è troppo piccolo e densamente abitato o adibito alla pascolazione per accogliere anche l’orso bruno. Sappiamo che l’orso bruno è un animale protetto, non da ultimo dalla Convenzione di Berna. Il popolo, però, chiede che si intervenga immediatamente prima che possa accadere qualcosa di irreparabile e che il plantigrado venga bandito dai territori in cui non è possibile la convivenza con l’uomo e le sue attività. Come si pone davanti a questo problema e quali sono le soluzioni attuabili?

Sono consapevole del fatto che la presenza di animali predatori non suscita grandi entusiasmi e posso comprendere le preoccupazioni di allevatori e contadini. Da circa un secolo, in Svizzera non è più stata registrata la presenza di orsi, lupi e linci e questo tipo di animali ci è ormai estraneo. Capisco quindi anche ilmalcontento e l’apprensione che serpeggiano tra la popolazione della Valposchiavo in quanto l’orso potrebbe aggirarsi nelle immediate vicinanze dei maggenghi. Malgrado ciò, si tratta in linea di massima di animali schivi e qualora non dovessero più esserlo e costituissero un pericolo per la popolazione, è evidente che la protezione e la sicurezza delle persone avrebbero la priorità assoluta. In quest’ambito, la Confederazione lavora astretto contatto con i Cantoni. Nel gestire la convivenza con questi animali predatori sono necessari un cambio di mentalità e misure di protezione. Perquel che riguarda il lupo, tale evoluzione è in corso e l’ho potuta constatare di persona in occasione di una recente visita su un alpe nel Canton Vaud. Sempre più greggi vengono protetti da cani da guardia e questa novità in Svizzera sta già dando i suoi frutti: l’anno scorso i greggi sorvegliati dai cani non hanno più subito alcuna perdita. Per gli orsi vale un discorso analogo; così come osservato nella vicina Val Monastero, dove il territorio, grazie alla protezione tramite recinzioni elettrificate di alveari e bestiame minuto, sta diventando sempre più «orso-compatibile».


Un’altra tematica alla quale siamo particolarmente sensibili è quella delle vie di comunicazione. Operatori del ramo e aziende della piccola Valposchiavo lamentano invano da anni la disparità con cui viene applicata la tassa sul traffico pesante. Già penalizzati da collegamenti difficili e lenti sia su strada, sia su rotaia, la nostra economia paga a caro prezzo il suo dislocamento periferico. Anche dal punto di vista dell’impatto ambientale l’applicazione di questa tassa non regge. Gran parte dell’inquinamento prodotto dal traffico pesante viene prodotto sull’asse del San Gottardo, che per altro è un corridoio di transito importante sì per la Svizzera, ma ancor più per le nazioni a noi confinanti. È evidente che sia per costi del personale, sia per usura dei mezzi, le nostre aziende partono già penalizzate rispetto a quelle servite dalle autostrade. Non le sembra che per equità di trattamento la tassa sul traffico pesante dovrebbe venire calcolata tenendo conto anche di questi parametri che gravano pesantemente sullo sviluppo economico delle regioni di montagna?

Non vedo nessuna ragione di cambiare la chiave di ripartizione della tassa sul traffico pesante (TTPCP). Sin dalla sua introduzione abbiamo tenuto conto di possibili svantaggi a danno delle regioni alpine e, proprio per questo motivo, una parte dei proventi della TTPCP viene anzitutto destinata ai Cantoni con regioni periferiche e di montagna. Unitamente ad altri Cantoni di montagna, il Cantone dei Grigioni approfitta quindi in misura maggiore dei proventi. I Cantoni sono peraltro liberi di decidere come distribuire questi soldi sul loro territorio. In Valposchiavo l’inquinamento ambientale dovuto al traffico è relativamente contenuto, poiché non si tratta di un asse stradale molto trafficato. In questo modo la regione può giocare la carta del paesaggio intatto e incontaminato.


Per quanto riguarda il traffico passeggeri, due sono le rivendicazioni che la Valposchiavo ha più volte sottoposto alle autorità cantonali e federali. Da un canto si chiede maggiore sicurezza, in particolare durante i mesi invernali, sulla strada del Passo del Bernina e la seconda richiesta riguarda il traffico di transito da e per la zona franca italiana di Livigno. Le nostre interrogazioni e le richieste alle autorità cantonali sembrano sistematicamente venire accantonate oppurerisolte con soluzioni di ripiego. Nel caso specifico del traffico da e per Livigno ci viene costantemente risposto che questo collegamento va mantenuto per non venire meno a oneri internazionali. Non contestiamo tali accordi, ma ci chiediamo per quale motivo l’Italia può richiedere il pagamento di una tassa per il transito sul Passo dello Stelvio – misura che la Penisola intende adottare dalla prossima primavera –, mentre il passaggio sulla strada della Forcola non possa venire regolato nel medesimo modo?

La strada del Passo del Bernina è un collegamento cantonale e, di conseguenza, non è di competenza della Confederazione. Evidentemente rispetto queste strutture federalistiche e non mi intrometto in affari che spettano esclusivamente ai Cantoni. Lo stesso discorso vale per la strada per Livigno.


Presumo che sia informata che in Valposchiavo Repower sta progettando la realizzazione di una centrale ad accumulazione da 1’000 MW. Il progetto, denominato Lagobianco, è attualmente al vaglio dell’autorità cantonale per l’approvazione delle concessioni. I comuni di Poschiavo – quello maggiormente interessato dai lavori –, di Brusio e di Pontresina si sono già espressi in votazione popolare positivamente nei confronti dell’opera. Anche le associazioni ambientalistiche sembrano gradire quanto pianificato da Repower. Come si pone Lei d’innanzi a simili soluzioni atte a soddisfare il nostro bisogno energetico?

La forza idrica è attualmente la fonte energetica rinnovabile più importante della Svizzera. La sua quota rispetto all’intera produzione di energia elettrica si aggira attorno al 54 per cento, di cui buona parte concerne lo spazio alpino. Tramite la strategia energetica 2050, il Consiglio federale intende sfruttare questo potenziale anche in futuro. Entro il 2050 è possibile aumentare la produzione di 1,5-3,2 TWh all’anno. Se vogliamo sfruttare completamente questo potenziale, senza allentare le disposizioni riguardanti la protezione dell’ambiente e delle acque, dobbiamo trovare un equilibrio tra la tutela del paesaggio e dell’ambiente da una parte, e la redditività e la sicurezza d’approvvigionamento dall’altra. Si tratta quindi di ponderare gli interessi in gioco, nel pieno rispetto della Convenzione delle Alpi. Nel quadro di questo processo, il Lago Bianco costituisce un esempio significativo. In questo caso, infatti, sono stati consultati fin dall’inizio gli agricoltori e le associazioni ambientaliste; per questa ragione si è giunti a una soluzione nel frattempo già approvata dalla popolazione di due Comuni.


Qual è l’obiettivo che vorrebbe venga raggiunto a conclusione della Conferenza Alpina e di AlpWeek?

Lo spazio alpino mi sta particolarmente a cuore e quindi auspico che la cooperazione, sia tra gli Stati dell’arco alpino che tra le diverse cerchie interessate, alla fine della Settimana ne esca rafforzata. Molte sfide dello spazio alpino, come ad esempio il traffico di transito, l’approvvigionamento energetico o la protezione dell’ambiente, possono essere affrontate con successo solo se tutte le parti collaborano. La realizzazione di progetti congiunti, con obiettivi comuni, nelle regioni alpine aumentano il grado di accettazione e spesso riducono i costi. Mi auguro che la Settimana alpina e la Conferenza delle Alpi faccia da cornice a discussioni approfondite e costruttive.


Cosa si attende dalla Valposchiavo e dai suoi abitanti?

In passato sono stata ospite della Valposchiavo e il ricordo è quello di una popolazione particolarmente ospitale. Sono convinta che anche durante la Settimana alpina gli abitanti riusciranno a dare a tutti i partecipanti un’immagine di sé positiva e cordiale che durerà nel tempo.


Antonio Platz


Per approfondire

Su incarico del comitato organizzatore IL GRIGIONE ITALIANO e IL BERNINA fungono da partner mediatici per la Valposchiavo. Le due testate hanno deciso di unire le loro risorse e di coprire in collaborazione l’importante evento.