Come saranno le nostre valli e le nostre montagne tra vent’anni?

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Quando alziamo lo sguardo verso le nostre montagne abbiamo la sensazione che siano lì da e per sempre. I tempi geologici come quelli astronomici non sono allineati con i tempi umani; ciò che a noi appare eterno, non è così in natura.

Il divenire è un tratto identitario del pianeta Terra e, a quanto è dato sapere oggi, non c’è nulla su questa Terra che faccia eccezione. Lo aveva capito molto bene Eraclito, quando ragionando di vicende umane ricordava che Tutto Scorre (Panta Rei). Sì, tutto scorre, tutto cambia ma nel cambiamento, ogni generazione rintraccia gli elementi che la rendono simile ai propri antenati. Il federalismo elvetico ne è un esempio magistrale: da oltre settecento anni guida la convivenza di popoli diversi e fa sì che questa comunità di popoli sia tra le più competitive al mondo. Se avete un po’ di pazienza e tanta curiosità, troverete molto interessante leggere i rapporti e gli articoli che il World Economic Forum propone: non si tratta solo di prendere atto (con soddisfazione) delle prestazioni della Svizzera nelle diverse classifiche mondiali, si tratta innanzitutto di leggere le direttrici del cambiamento che emergono dalle analisi, per intuire ciò che saremo. Se il futuro non si può determinare, certo si possono ipotizzare scenari di sviluppo.

Chiudete gli occhi e lasciate che il pensiero fluisca e si concentri … diciamo … sul 2040.
Come saranno le nostre valli tra vent’anni? Ognuno di noi, è scontato, ha visioni diverse, frutto del proprio vissuto.

Se dovessi dare una risposta articolata e, come si usa dire oggi, sostenibile (ovvero applicabile e realistica), utilizzerei proprio due recenti documenti del World Economic Forum: il Travel & Tourism Competitiveness Index (TTCI) 2017, pubblicato ogni due anni dal 2007, che misura l’impatto sulla competitività dei Paesi di un set di fattori e politiche in grado di indurre uno sviluppo sostenibile del settore viaggi e turismo e l’altrettanto recente “Future of Jobs Report”, il rapporto sul futuro delle professioni. La diffusione e lo sviluppo costante delle tecnologie stanno rivoluzionando da tempo le mappe dei saperi: intelligenza artificiale, nuovi materiali, bio e nanotecnologie, genomica, analisi dei Big Data, Internet delle Cose (IoT), robotica avranno bisogno di nuovi talenti, di nuove capacità. Tutti settori che, pur indirettamente, influenzano già la nostra vita: nel 2020 le capacità più richieste (skill) saranno la capacità di risolvere problemi complessi, il pensiero critico, la creatività, la gestione delle persone, la capacità di coordinarsi con gli altri, l’intelligenza emotiva, la capacità di valutare e scegliere, la propensione all’orientamento, le capacità di negoziazione e la flessibilità cognitiva. Se ci pensiamo bene molte di queste “skill” sono tipiche delle genti di montagna, da sempre resilienti e tenaci, perché costrette a misurarsi con un ambiente ostile.

Se poi a questo quadro associamo le osservazioni che emergono dall’indice di competitività del turismo (nel 2017 la Svizzera è decima), possiamo dipingere scenari assai dinamici. L’indice misura le prestazioni di quattro pilastri cruciali per il settore, ovvero infrastrutture, risorse naturali e culturali, politiche per il turismo e contesto sociale; dai risultati 2017 emerge che il settore, su scala globale, è in costante espansione soprattutto nella regione Asia – Pacifico; i viaggiatori crescono di anno in anno e tutto ciò nonostante gli scenari politici siano sempre più orientati al protezionismo. Viaggi e turismo, per contro, costruiscono ponti tra i popoli piuttosto che muri, contribuiscono alla rivisitazione dei confini come tradizionalmente percepiti. Grazie alla connettività diffusa, alla pervasività dei dispositivi mobili, il settore è e sarà coinvolto dalla rivoluzione digitale già in corso in molti altri ambiti. Già oggi, osserva il Rapporto, l’industria del turismo contribuisce con 7,6 miliardi di dollari all’economia mondiale, pari al 10,2% del Pil globale e genera 292 milioni di posti di lavoro (un posto su dieci!). Con una previsione di 1,8 miliardi di turisti entro il 2030, il settore è senza dubbio destinato a giocare un ruolo chiave nella creazione di opportunità professionali di elevata qualità, contribuendo tra l’altro alla valorizzazione delle biodiversità, delle culture, dei popoli. Le ricerche, inoltre, indicano che per ogni trenta nuovi turisti si crea un nuovo posto di lavoro, posti di lavoro in cui le capacità descritte poco fa giocano un ruolo cruciale. I turisti del futuro, infatti, sono i cosiddetti Millenials, i giovani nati dal Duemila in poi, che hanno stili di vita, di viaggio, di lavoro plasmati sulla connessione e la disponibilità di applicazioni e dati. Poter contare su infrastrutture Ict efficienti, ovunque, contribuisce in maniera sostanziale all’attrattività di un Paese e non è certo un caso che la Svizzera, in questo particolare ambito, sia terza al mondo, così com’è seconda nella disponibilità di personale altamente qualificato. La relazione tra Ict e turismo, dunque è sempre più stretta; non bastano le infrastrutture tradizionali, oggi sono necessarie anche quelle digitali e con esse sono indispensabili persone che sappiano farle funzionare.

Ecco, quando penso alle nostre valli, alle nostre montagne penso a laboratori a cielo aperto, in cui popolazioni tenaci e menti creative lavorano alacremente per far crescere idee nuove, trasformano prodotti in servizi e insegnano al mondo a leggere i ritmi della natura, per costruire comunità resilienti e appassionate.


Chiara M. Battistoni