I democratici accettano le decisioni del popolo

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L’opinione di Silva Semadeni
Investimenti nelle centrali a carbone non si addicono al nostro Cantone.

La votazione del 22 settembre l’ha confermato chiaramente: sia l’iniziativa che il controprogetto hanno raggiunto una maggioranza di sì. Il popolo grigione ha lanciato un esplicito segnale per l’energia pulita, sentito con piacere fino a Berna. Abbandono del nucleare, riduzione delle energie fossili, promozione di quelle rinnovabili e dell’efficienza energetica: la Svizzera dopo Fukushima si muove in questa direzione. Il nostro Cantone potrà ora mettere in pratica coerentemente i propri concetti energetici approvati anche dal Gran Consiglio e elaborare con Repower, quale azionista di maggioranza, una strategia sostenibile conforme alla volontà del popolo e agli interessi dell’impresa. Questo passo dovrà rafforzare e non indebolire Repower. La Svizzera è un paese democratico. Le decisioni del popolo, se non ledono i diritti umani, si devono applicare. Questo discorso vale anche per le votazioni, dove l’élite politica viene sconfessata dal voto popolare.


La periferia ha voce in capitolo

Penso in particolare alla votazione sulle residenze secondarie, dove il popolo ha voluto porre dei limiti alla proliferazione dei letti freddi a scapito dell’albergheria e del vero tesoro del turismo, del paesaggio. La periferia ha voce in capitolo. L’Ordinanza in vigore dal 1. gennaio 2013 (vedi anche in italiano www.are.ch) rispecchia praticamente in tutto la volontà dei cantoni alpini. Anche per quanto riguarda i „munt“, che interessano in particolare il sud delle Alpi, continuano a valere giustamente le regole severe della Legge sulla pianificazione, volte a mantenere la bellezza del paesaggio e gli edifici che lo caratterizzano. Cambiamenti di destinazione sono tuttora possibili se rispettano il valore di protezione dell’edificio e del paesaggio. Il nostro Cantone ha deciso una moratoria per gli ampliamenti dei „munt“, affinché non si corrano rischi di ricorsi. Il progetto di Legge sulle residenze secondarie attualmente in consultazione e quindi non ancora in vigore è ancora più esplicito (art. 10): „Fuori dalle zone edificabili, gli edifici tipici del paesaggio che fino a quel momento non sono stati utilizzati quali abitazioni possono essere trasformati in abitazioni se il paesaggio e gli edifici formano un’unità degna di protezione e sono stati posti sotto protezione nell’ambito di un piano di utilizzazione.“ Questa la situazione attuale che sicuramente verrà considerata anche per il futuro.

Purtroppo però sia l’Ordinanza in vigore che il progetto di legge contengono tante possibilità per evadere l’articolo costituzionale e sono quindi contestate dai promotori dell’iniziativa. E la realtà dimostra che nell’applicazione delle decisioni popolari la periferia ha voce in capitolo. Non dimentichiamo però che la coesione fra centri e periferia è fondamentale in Svizzera e la periferia ne trae non pochi vantaggi. Vale la pena coltivarla e portare il dovuto rispetto alle decisioni popolari. È evidente – e tutti lo sanno – che con le residenze secondarie in varie regioni si è esagerato, compromettendo il futuro del turismo alpino, che sta a cuore a tutta la Svizzera. Vedremo se entro il 2015 si riuscirà a varare una Legge sulle residenze secondarie che rispetti sia la volontà popolare che i legittimi interessi delle regioni di montagna. Questa è la grande sfida da raccogliere ed è un gran peccato che in Valle vengano diffuse accuse e mezze verità per discreditare i sostenitori e gli obbiettivi dell’articolo costituzionale sulle residenze secondarie.


 

Silva Semadeni, consigliera nazionale