Tommaso Lardelli, da non credere!

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Avrebbe meritato uno spazio tutto suo la bella conferenza su Tommaso Lardelli, magistralmente tenuta a quattro mani da Fernando Iseppi e Gustavo Lardi, venerdì sera in Casa Console. Purtroppo, averla piazzata in appendice all’assemblea generale Pgi, ha reso stretta quest’ultima e ha in qualche modo stressato i relatori per l’avanzar dell’ora, penalizzando il respiro della relazione.

Prende parola per la prima parte Fernando Iseppi, profondo conoscitore del Lardelli per aver curato nel 2000 la pubblicazione di una sua autobiografia.
Così, sulla parete di Casa console, vien proiettata la fotografia in bianco e nero di quest’uomo: elegante, una curata chioma bianca, due occhi chiari, penetranti e curiosi, un sorriso che sembra voler rassicurarci, “ ci penso io!” pare voler dirci. E ne ha pensate di cose nella sua lunga vita questo Lardelli!

Il professor Iseppi, provando ad essere il più possibile sintetico, dà addirittura voce all’immagine proiettata, e parlando in prima persona come fosse il Lardelli, elenca tutte le cariche assunte in una vita iniziata nel 1818 e conclusasi nel 1908. Lasciatemelo dire: impressionante! Non è che la storia di Poschiavo di quegli anni gli sia marciata accanto, lui ne è proprio stato l’artefice!
Fu maestro, ispettore scolastico, architetto, pianificatore urbano, amministratore comunale, podestà, giudice di tribunale, lucidissimo visionario, scrittore… uomo a tutto tondo insomma!
La sua curiosità lo spinse a guardare sempre oltre, ad immaginare per esempio di continuare gli studi quando la sua valle gli poteva offrire una scuola poverissima e ridotta a soli 4 mesi all’anno, il tempo di una stagione.

Spiega bene Iseppi al pubblico presente la genialità del suo operato. A livello urbanistico ebbe intuizioni avvenieristiche. Poschiavo a quei tempi era un agglomerato di case cresciute senza una pianificazione, su sistema spontaneo. Il Lardelli propose di definire un disegno: tracciò un asse verticale, Nord-Sud, caratterizzato da tre vie, e altrettante tre via a disegnare un asse orizzontale. Nacque così la prima idea di Borgo, quasi piccola città. Interessante poi la sua idea di Via dei Palazzi: non era stata pensata allora come strada di passaggio, ma come spazio vuoto e chiuso alle due estremità, una specie di respiro tra file di case e filari di giardini! La lucidità dei suoi pensieri si traduce non solo nella concretezza delle sue opere ma anche del suo scrivere. In un tempo in cui imperversavano scritti retorici, ridondanti e barocchi, lui metteva in fila le parole come mattoni in un muro: niente di superfluo. Son lì a provarlo la sua autobiografia e i numerosi scritti raccolti.

Avrebbe avuto tante cose ancora da raccontare al pubblico attento Fernando Iseppi, ma volentieri ha ceduto la parola a Gustavo Lardi, che come un fiume in piena ha inondato la sala dei pensieri illuminati di Tommaso Lardelli maestro, ispettore scolastico, uomo di scuola. Insegnante di scuola elementare con 78 allievi, ci mise poco il Lardelli a capire le grosse mancanze di quella scuola così povera di mezzi e contenuti, e a darsi da fare. Introdusse in aula il pallottolliere: oggi questa cosa forse fa sorridere, ma fu certamente uno dei primi veri mezzi didattici. Voleva smetterla di inculcare nozioni a memoria nei suoi allievi, ci teneva che i concetti venissero prima compresi!
30 anni di ispettorato gli permisero di introdurre nuovi testi nelle scuole, a volte scritti da lui stesso, organizzare per la prima volta corsi di formazione e ripetizione per i maestri, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Introdusse l’insegnamento del tedesco, e si adoperò perché la scuola non soffocasse mai la curiosità dei suoi alunni, e soprattutto alimentasse in loro la voglia di imparare.
L’ha detto bene Gustavo Lardi a conclusione del suo esposto: “non posso che inchinarmi alla figura di Tommaso Lardelli”!

Voglio pensare che il lungo silenzio della storia nei suoi confronti sia solo un lungo silenziosissimo inchino.
Grazie ai relatori per averci ridato tanta umanità e intelligenza.


Serena Bonetti