AlpTransit: la visione è realtà

0
4

Il dono di una generazione al futuro del continente europeo (di Chiara M. Battistoni)
La nostra collaboratrice, presente all’evento, ci aiuta ad immergerci nell’atmosfera che si respirava durante la due giorni di festa e celebrazioni nel cuore del canton Uri.

 

Erstfeld, giugno 2016 – “La Svizzera va per la sua strada collegando però tutta l’Europa”: ho appena raggiunto Rynaecht via Alptransit; in poco meno di mezz’ora la navetta delle 14.00 da Pollegio, piena di cittadini entusiasti, emozionati e fieri ha percorso i 57 km del tunnel ferroviario più lungo al mondo e mi ha condotto qui, nel cuore del canton Uri. Mentre sbarco e mi guardo intorno, scatto foto e osservo la folla che popola l’area attrezzata per la due giorni di festa, mi ricordo di questo slogan che è l’essenza dell’avventura durata più di vent’anni, da oggi realtà; uno slogan che è la sintesi più efficace di un progetto tanto complesso da coinvolgere i migliori contributi dell’ingegneria europea, conservando però cuore e testa profondamente svizzeri.

Alptransit realizza su scala ciclopica la “svizzeritudine”; è la dimostrazione di un’intelligenza davvero speciale che si forgia nelle difficoltà delle montagne e che nelle viscere del Gottardo realizza le proprie potenzialità. Intelligenza pragmatica che sa rinnovarsi, proprio come accade al federalismo rossocrociato, lo strumento più adatto per realizzare la molteplicità di identità e risorse che animano la Confederazione elvetica. Anche la due giorni di festa del Popolo e per il Popolo ha un’anima profondamente elvetica; organizzazione impeccabile a parte, con sincronia perfetta dei bus navetta che collegano le aree, le celebrazioni si concentrano sulla dimensione ingegneristica raccontata con semplicità ed efficacia e sulla storia del progetto, che è poi la storia di un Paese capace di grandi e audaci visioni. Non c’è traccia di retorica, si respira invece entusiasmo e ottimismo; i volti sono sereni e sorridenti, gli occhi allegri scrutano con stupore le installazioni di Biasca e Pollegio in Ticino e poi di Rynaecht ed Erstfeld in terra urana.

 

Guarda la galleria fotografica

AlpTransit: la visione è realtà

Tanti, tantissimi i capelli bianchi di chi ricorda tutto, votò ai referendum e oggi finalmente tocca con mano il frutto della fiducia accordata decenni fa e con soddisfazione vive da protagonista il prodotto delle proprie scelte. E’ vero, la Svizzera va per la sua strada, lo fa con audacia e forza ma non si dimentica mai di chi le sta intorno, tanto da finanziare con le proprie risorse un’opera unica che è già leggenda e che nei prossimi cinque anni rivoluzionerà il modo di viaggiare di tutti noi.

A Poschiavo, nella pinacoteca di Casa Console, sono conservati dipinti che raccontano delle gole del Gottardo, del Ponte del Diavolo, un patrimonio culturale che è nel vissuto di tutti noi, abituati a inerpicarci nelle gallerie elicoidali del Gottardo. Da quest’anno, invece, ci sarà una generazione che delle vette del massiccio non avrà più esperienza diretta; attraversare le Alpi significherà semplicemente entrare nel tunnel più lungo del mondo, osservare la teoria di luci che illuminano Faido e Sedrum, per trovarsi dopo una ventina di minuti nel cuore della Svizzera, là dove nacque la Confederazione.

E’ il regalo delle ultime generazioni del Novecento ai Millenials, i giovani del XXI secolo, un regalo pensato quando il Vecchio Continente immaginava per sé un futuro diverso dalla realtà attuale, quando in Svizzera il dibattito per l’Europa era acceso, quando i confini delineavano identità e stimolavano il confronto e la crescita.

Un regalo da custodire con fierezza che dimostra agli europei la forza di un Popolo coriaceo e pragmatico, che costruisce il futuro e vede là dove gli altri (i vicini) non vedono più.