Mollo tutto e vado all’estero: Emanuele Pianta in Argentina

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Mollo tutto e vado all’estero! Quante volte e da quante bocche è stata pronunciata questa frase! Però, tra sognare, fantasticare e mettere in atto le proprie idee c’è una grande differenza e spesso i sogni rimangono tali. Il Bernina ha deciso di dedicare uno spazio a quelli che, invece, con tanto coraggio e forse a volte con un pizzico di follia, hanno deciso di mollare ciò che era la loro realtà per trasferirsi in un qualche angolo del globo.

Emanuele Pianta è un giovane di Prada che, dopo aver viaggiato per più di un anno in Argentina, ha deciso di tornare nel paese sudamericano per completare i suoi studi.

In che parte dell’Argentina vivi e che cosa studi?

Attualmente mi trovo a Neuquén, una città di circa 220’000 abitanti in Patagonia, nel sud dell’Argentina. Studio, all’università locale, “Risanamento e protezione ambientale”. Questo è uno studio che esiste solamente qui a Neuquén, perché nella zona c’è un’intensa attività petrolifera che, automaticamente, crea molta contaminazione e inquinamento ambientale. All’incirca 15 anni fa è stato quindi creato il mio percorso di studio per contrastare l’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente.

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato in Argentina, e nella tua città in particolare?

Inizialmente sono venuto in Argentina da settembre 2018 a luglio 2019, nella provincia di Buenos Aires. Ho voluto venire in Sud America per poter fare un’esperienza di vita. Mi piaceva anche molto l’idea di condividere dei momenti della vita quotidiana con persone di altri Paesi e culture. Sono stato per 8 mesi in una cittadella della Comunità dei focolari, un movimento religioso cristiano, ma molto aperto anche ad altre religioni e non credenti. Nella comunità ho vissuto, studiato e lavorato con molti giovani della mia età. Ho passato molte ore a lavorare in cucina, aiutando a cucinare per la sessantina di persone della comunità e per i visitatori che passavano dalla cittadella ogni giorno. Oltre al lavoro ci sono stati momenti di studio dove ci hanno insegnato molte cose sulla psicologia umana e la spiritualità. Dopo circa un anno sono tornato in valle per qualche mese, ma volevo tornare in Argentina perché ho conosciuto una ragazza e desideravo continuare la relazione con lei, ma non sapevo esattamente cosa fare. Un giorno, però, mentre mi stavo informando su che studio avrei potuto cominciare in Svizzera, mi sono imbattuto casualmente sul programma di risanamento e protezione ambientale che è possibile seguire a Neuquén. Casualmente è anche la città natale di Ibana, la mia ragazza. È stato quindi più semplice per me trasferirmi qui, dato che ho anche la possibilità di fare qualcosa che mi appassiona.

Cosa ti piace di più del posto dove ti trovi, cosa di meno?

Ciò che mi piace di più dell’Argentina sono le persone. Trovo che sono molto più aperte, socievoli ed amichevoli; sono anche generalmente più disposte ad aiutarti, anche se non ti conoscono. Ciò che mi piace di meno è la burocrazia. È sempre molto complicato riuscire a raccogliere tutti i documenti ed ottenere il permesso di soggiorno oppure registrare il domicilio. Anche per iscriversi all’università ci sono vari ostacoli burocratici.

Hai viaggiato molto da quando vivi in Argentina?

Sì. Nel 2019 ho fatto un giro per la Patagonia. Per due settimane mi sono recato ancora più a Sud di dove mi trovo ora. Sono stato nelle Ande, vicino alla frontiera con il Cile ed è stato molto bello. Ciò che mi ha stupito è come il paesaggio assomiglia alle Alpi. Le vallate, le montagne ed i laghi sono abbastanza simili, ma in un’altra scala. È tutto molto più grande e vasto, e soprattutto molto meno abitato. Ho avuto l’impressione di trovarmi in una terra vergine ed è stata un’esperienza bellissima. Quest’anno invece sono stato a Santiago del Estero, nel nord del Paese. Lì il clima è molto più caldo e la temperatura a volte sfiorava i 55 gradi. Ciò che mi ha affascinato del posto è stato come il ritmo della giornata viene scandito dalle condizioni climatiche estreme. Tutto è molto più lento. In generale, in Argentina c’è molta povertà, ma ho conosciuto molte persone che mi hanno fatto sentire come se fossi in famiglia. Questa è stata una cosa che non mi aspettavo, ma ha reso l’esperienza ancora più speciale. Sono anche stato in un piccolo villaggio chiamato Icaño, da dove viene la famiglia di Ibana. Visitando il posto con una persona del luogo mi ha permesso di scoprire la cultura del Paese dall’interno, ed è stato molto bello. Inoltre, ho visitato alcune città più grandi, come Buenos Aires e Cordoba. Ciò che mi ha colpito di Cordoba è stata la cultura. Nelle piazze della città mi sono imbattuto varie volte in quartetti (gruppi che suonavano e cantavano musica tradizionale) che riuscivano a trasmettere lo spirito della città. Ho vissuto anche a Buenos Aires, ma non mi è piaciuto molto. È una città di 14 milioni di abitanti e ci si sente un po’ come delle formiche quando si cammina fra i palazzi; e le persone sono più distanti.

È stato difficile imparare la lingua del posto?

Non è stato molto difficile per me imparare lo spagnolo. Quando sono arrivato in Argentina si può dire che non ne sapevo nemmeno una parola, ma ho recuperato in fretta. Penso che sia anche grazie al fatto che vivevo con molti altri giovani ed è stato più facile socializzare.

Quali sono i piani per il futuro? Dove ti vedi fra 5 anni?

Spero di riuscire a finire gli studi, e mi piacerebbe trovare un lavoro che rispecchi i miei interessi. Un lavoro utile, che mi permetta di migliorare la situazione ambientale, in qualsiasi posto del mondo. Non mi sento legato particolarmente all’Argentina, nemmeno alla Svizzera. Sono molto aperto sul posto dove mi piacerebbe andare a lavorare e non ho un programma prestabilito.


A cura di Daniele Isepponi