Proseguendo l’articolo di ieri riguardante la Legge sulla pianificazione del territorio, spiegata da Gian Luca Lardi a seguito dell’Assemblea generale del Partito Liberale Democratico Valposchiavo svoltasi giovedì 24 giugno scorso, passiamo oggi a parlare della seconda fase, denominata LPT2, che riguarda la pianificazione dei fuori zona delle zone non edificabili.
La motivazione che sta dietro alla seconda fase della Legge sulla pianificazione del territorio è quella di proteggere le terre coltive in modo che non vadano perdute. Per prima la Consigliera federale Leuthard nel 2015 e di seguito la Consigliera federale Sommaruga lo scorso anno, hanno portato davanti agli organi di Governo nuovi progetti riguardanti questo ulteriore sviluppo della legge, senza ottenere risultati concreti; stiamo quindi parlando di un tema che, seppur sentito, deve ancora essere sviluppato e sottoposto all’approvazione della popolazione Svizzera.
Molto spesso si sente dire che perdiamo terre coltive a causa della cementificazione, spiega Gian Luca Lardi, questo non è corretto poiché la maggior parte della perdita di terreno agricolo è da riferirsi alla crescita dei boschi, che si stanno riprendendo i prati e i terreni che non ricevono più le cure dell’uomo.
Quali tipi di progetti saranno consentiti dalla LPT2?
Obiettivo fondamentale della LPT2 è dare la priorità all’agricoltura nelle zone agricole, questo deve avvenire unicamente con tre tipi di progetti conformi di fuori zona:
- stalle, fienili e immobili simili
- progetti vincolati all’ubicazione (cave di ghiaia, bacini idrici, dighe, sciovie, impianti turistici ecc),
- progetti non conformi alla destinazione della zona (la trasformazione di edifici abitativi, una volta immobili agricoli)
La LPT2 ha una strategia pianificatoria e compensatoria. Quindi se, per esempio, una stalla riceve il benestare ad essere adibita ad abitazione, la stessa superficie utilizzata deve essere compensata in egual modo in un altro posto. Di fatto significa che per costruire un monte bisogna acquistarne due. Uno da poter edificare e rendere abitativo, l’altro necessariamente da demolire per ridarlo, come compensazione, allo stato naturale. Inoltre su quanto edificato pende un obbligo di demolizione, ovvero, già dal primo giorno in cui si ottiene licenza edilizia, si è tenuti a concedere alla mano pubblica un diritto di pegno immobiliare di primo grado, per demolire lo stabile alla fine del suo ciclo di vita.
Cosa significa per i nostri maggesi?
La legge che si sta delineando prevede di delegare molto margine di manovra ai singoli cantoni e come già visto con la LPT1 il Grigioni si muove con buonsenso, dimostrando di saper interpretare bene le direttive nazionali a favore della popolazione locale. Per quanto riguarda i nostri maggesi, con i termini attuali in discussione, ogni cambiamento di destinazione, ristrutturazione o ampliamento diventerebbe molto più complicato e presenterebbe ostacoli maggiori. L’obiettivo dichiarato della LPT2 infatti è proprio quello di non aumentare il volume abitativo nel fuori zona.
A che punto siamo con l’approvazione della LPT2?
La LPT2 è una legge ancora in fase embrionale. E’ stata proposta, come detto sopra, nel 2015, ricevendo il rifiuto da parte del Parlamento e riproposta con nuovo progetto nel 2018 ricevendo di nuovo il rifiuto del Consiglio nazionale. Proprio nell’ultimo anno però la legge è stata ripresa in mano dal Commissione del Consiglio degli Stati, che ha fatto delle deliberazioni in merito, spinto dalla pressione degli iniziativisti per venire incontro all’iniziativa sulla Biodiversità e sul Paesaggio. L’iniziativa della Biodiversità vuole favorire più superficie, mezzi e strumenti per una diversità biologica e agricola, proteggere maggiormente il paesaggio e minimizzare l’espansione degli insediamenti introducendo maggiori ostacoli per interventi in zone protette. L’iniziativa Paesaggio vuole ancorare nella costituzione federale la distinzione fra zone edificabili e non edificabili, congelare il numero di edifici al di fuori delle zone edificabili e vietare completamente il cambio di destinazione degli edifici agricoli.
La speranza, dopo quanto detto sopra, conclude Lardi, è quella che le leggi vengano sviluppate nella direzione auspicata dalle iniziative, ma in maniera meno radicale, in modo che davanti a un voto popolare si opti per l’iniziativa o controprogetto meno drastico.
Cosa succede a Poschiavo e Brusio se ho un terreno?
Poschiavo e Brusio entro il giugno del 2023 dovranno regolarizzare la loro situazione ai dettami della LPT1, quindi densificare le zone edificabili. Per il Comune di Poschiavo saranno 10’000 i metri da dezonare, mentre che per quello di Brusio saranno 5’000.
Ogni proprietario di terreno sarà comunque sempre informato su quanto sta succedendo alla sua proprietà. La procedura di pianificazione è pubblica, spiega il Podestà Jochum, quindi verrà pubblicato il piano e ogni proprietario potrà prendere posizione. Successivamente si rivedrà, dove possibile, la stessa pianificazione a livello comunale e solo a quel punto la si potrà inoltrare al Governo per l’approvazione. Un volta noto l’esito di favore o sfavore si potranno nel caso fare anche dei ricorsi percorrendo tutto l’iter dei tribunali fino al tribunale federale.
Rispondendo alle domande del pubblico il Podestà ha spiegato che, ad oggi, per un ampliamento di un fuori zona, il Comune può dare un parere, ma l’autorizzazione è nelle mani esclusive del Cantone.
Fino al 30% di ampliamento, non essendo ancora in vigore la LPT2, l’operazione è ancora possibile. Nell’esempio di avere a disposizione 50 mq di volume abitativo se ne potranno aggiungere al massimo 15.
Per quanto concerne la LPT1 e le domande riguardanti i risarcimenti, Giovanni Jochum ha concluso la serata informando il pubblico che non sarà facile ricevere dei risarcimenti. Fa stato la legge sull’esproprio. Più tempo un proprietario ha tenuto un terreno senza costruire e più grande è la probabilità di non ricevere risarcimenti. Se sono stati generati costi per l’urbanizzazione o per piani di quartiere, questi costi verranno presumibilmente risarciti.
Ivan Faclinella