Là dove nascono i talenti

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Io ne sono convinta, sebbene non abbia dati specifici da sciorinare; le comunità di montagna sanno essere resilienti e creative, in alcuni casi forse tanto quanto le comunità cittadine. Quando si ragiona di innovazione (idee che funzionano secondo la definizione di qualche anno fa del World Economic Forum), si cita sempre uno studio del Santa Fe Institute del 2017 che descrive il cosiddetto Modello di West per gli agglomerati urbani. Ci dice che con l’aumentare delle dimensioni, le città generano idee a un ritmo più sostenuto; addirittura si stima che il residente medio di una metropoli di cinque milioni di persone sia quasi tre volte più creativo del residente medio di una cittadina di centomila abitanti. In effetti, a fare la differenza è soprattutto la capacità di attivare e far funzionare la rete di relazioni. Se fosse solo questione di numero di abitanti, i Paesi piccoli non avrebbero speranze e invece le classifiche mondiali di competitività e innovazione ci dicono che sono proprio i Paesi più piccoli a essere tra i migliori al mondo. E la Svizzera ne è l’esempio più cristallino!

L’IMD World Talent Ranking che ogni due anni elabora la classifica mondiale dei Paesi capaci di attrarre e sviluppare talenti, indica proprio la Confederazione al primo posto, seguita da Danimarca e Svezia; Singapore, che spesso troviamo accostata alla Svizzera quando si parla di eccellenze, è decima. L’Italia è solo 36esima (su un panel di 64 Paesi). Il primo posto svizzero è il frutto un eccellente programma di investimenti e sviluppo, un indubbio appeal internazionale e una diffusa disponibilità di competenze e capacità che rendono il Paese capace di reagire alle situazioni critiche, come ben sta dimostrando in questa fase.

Certo, il Pil si è contratto come non accadeva dagli anni Ottanta ma tessuto produttivo e istituzioni hanno metodo, risorse umane e competenze per immaginare scenari nuovi. Con un occhio più pragmatico, queste sono proprio le caratteristiche necessarie alle comunità di montagna per sopravvivere e crescere. L’asprezza della vita ha forgiato usi e costumi e anche oggi che la vita è un po’ più semplice, la storia è nel vissuto e si palesa quando necessario. La prima, autentica ricchezza della Svizzera sta proprio nella sua diversità, che si manifesta innanzitutto tra i Cantoni e i Comuni e che nei secoli ha permesso di costruire una sorta di “manuale pratico di buone pratiche” davvero unico al mondo. Basta leggere le Costituzioni dei diversi Cantoni per avere un assaggio di questa ricchezza che sa trasformarsi in metodologie e soluzioni differenziate. La memoria storica di questo approccio pratico ai cambiamenti è cruciale nella costruzione delle identità; in montagna questo processo è anche più evidente, in parte favorito dall’isolamento (oggi relativo ma pur sempre presente) e in parte dall’ambiente stesso e dai ritmi di vita. Identificare i talenti e immaginare scenari di sviluppo sono due passaggi chiave per sviluppare in autonomia i territori, pur in un contesto di relazioni sempre più estese. E’ davvero il paradigma della rete che la montagna, spesso inconsapevolmente, ha sempre messo in atto. Pensate alla chiusura invernale dei passi alpini; si chiudono alcune arterie e subito si lavora su quelle che restano aperte e che garantiscono gli approvvigionamenti.

Oggi i principi della rete fisica si concretizzano nelle reti digitali, favorendo l’apertura delle comunità e la ricostruzione di confini culturali e sociali. Posso arrivare ovunque, usando nodi diversi. So che suona come un paradosso, ma la montagna è il terreno più fertile per sviluppare, costruire, inventare il digitale. E’ qui, dove lo sguardo può perdersi nei vasti orizzonti abitati dalle nostre vette, che possono nascere le idee più innovative, quelle che funzionano perché sanno interpretare e rispettare i ritmi umani. E’ proprio nelle valli che possono emergere i talenti più fruttuosi. Una sfida favolosa e impegnativa che ha una regola base: mai innamorarsi troppo delle proprie idee, essere sempre aperti ai contributi e alle “contaminazioni” delle idee altrui. Ma questo talento è già nel dna della Svizzera tutta!


Chiara Maria Battistoni