La pandemia di Coronavurus sta interessando in modo importante anche la Valposchiavo. Molti che, infatti, pensavano di essersi, con la prima ondata, lasciati alle spalle il peggio, hanno purtroppo dovuto ricredersi con la seconda, che ha purtroppo anche colpito le strutture sanitarie della Valposchiavo. Fiumi di parole e inchiostro sono stati spesi per raccontare pareri di esperti, dalla sanità ai settori economici e turistici. Uno dei punti di vista più difficili da cogliere su quello che sta accadendo in questo 2020 è senza dubbio quello dei giovani e degli studenti, spesso additati come colpevoli e diffusori. Abbiamo chiesto allora ad alcuni ragazzi della Valposchiavo di raccontarci come hanno vissuto e stanno vivendo la pandemia da Coronavirus nella loro quotidianità e cosa pensano delle misure che sono state prese a livello politico. Ne è emerso un quadro di stanchezza, specie per il ripetersi della situazione di marzo, unita però a un grande senso di responsabilità e un po’ di preoccupazione per il futuro.
Visto il carattere sensibile dei temi trattati, abbiamo in accordo con i ragazzi preferito mantenere il loro anonimato, differenziandoli con una F (per le ragazze) e una M (per i maschi) seguita da un numero progressivo.
Come state vivendo personalmente la situazione? Vi siete ammalati?
F1
Io non mi sono ammalata, o quantomeno non coscientemente! Personalmente sto vivendo questo secondo semi lockdown molto peggio del primo. Infatti, a marzo sono riuscita a prendere la situazione con filosofia, e i mesi a casa sono passati relativamente in fretta, una volta abituata alla nuova quotidianità. Poi è arrivata l’estate e sono tornata ad assaporare, almeno in parte, la “libertà” e a settembre ero entusiasta di essere tornata alla mia vita di sempre, seppur con delle piccole restrizioni. Entusiasmo durato poco visto che a metà ottobre l’università ha ricominciato a cancellare i corsi e spostare di nuovo tutto online (devo dire che comunque ho avuto il privilegio di fare le prime settimane di persona – cosa che facoltà più numerose non hanno potuto fare). Dopo questa seconda chiusura sono tornata in valle, ma non riesco a viverla tranquillamente come a marzo. Mi sento spesso frustrata e nonostante riconosco il privilegio di essere studente in un momento come questo, catastrofico per l’economia, ho come l’egoistica visione che mi sto perdendo uno dei periodi migliori della vita.
F2
Personalmente mi ritengo molto fortunata, dato che non ho contratto il virus e i miei cari che sono stati contagiati hanno avuto un decorso blando. Inoltre, come studentessa ho potuto continuare a seguire i corsi online e posso svolgere il mio lavoro da casa senza dover posticipare consegne o esami. Un altro vantaggio è che grazie alle lezioni a distanza posso rimanere più tempo in Valle, cosa che non capitava dalla fine delle scuole dell’obbligo. Nonostante ciò devo ammettere che col passare del tempo inizio a sentire la mancanza della vita prima dell’avvento del coronavirus. In special modo doversi recare all’università per seguire le lezioni e incontrare compagni e amici rendeva le giornate meno monotone. Stando a casa invece a volte faccio fatica a trovare la motivazione per lo studio. Anche se naturalmente comprendo le restrizioni mi piacerebbe tornare a incontrare le persone come prima: senza distanze, senza mascherine e senza aver paura ad abbracciarsi.
F3
Generalmente bene – nonostante la situazione posso continuare con i miei studi (sebbene tutto online) e sto pure facendo una pratica che mi piace un sacco (adesso solo home office). Ovviamente in entrambi i casi una parte dell’apprendimento va perso perché attraverso il computer mancano tanti scambi informali e personali. Inoltre, il mio attuale posto di lavoro/studio è camera mia – non è sempre facile trovare un equilibiro tra lavoro e tempo libero.
F4
Ormai non passa giorno in cui non parlo del coronavirus. Professionalmente mi vedo confrontata tutti i giorni con notizie e aggiornamenti riguardo alla pandemia e in certi momenti è pesante dover navigare in questo grande flusso di notizie. Fortunatamente finora non mi sono ammalata.
F5
La sto vivendo un po’ come tutti in Svizzera suppongo. Con una certa rassegnazione, un po’ di tristezza per la carenza di contatti sociali e tanta consapevolezza che comunque potremmo stare molto peggio. L’ho presa da subito seriamente la cosa e ho limitato da subito i miei spostamenti tra casa e lavoro. No, fortunatamente non mi sono ammalata…o perlomeno non che io me ne sia accorta!
F6
Questa situazione mette alla prova tutti noi, per fortuna con il computer e la tecnologia ci so fare e le mie conoscenze sono sufficienti per superare egregiamente molti problemi o situazioni difficili a cui sono messa a confronto nel mio lavoro. Spesso sento molta solitudine e non sempre mi è facile dire “no” ad un invito a cena, ad una serata con degli amici o a tornare a casa per il weekend o per le vacanze. Avendo fortunatamente tutti i famigliari in salute e non avendo possibili famigliari a rischio, devo dire che all’inizio l’ho presa molto alla “leggera”. Cosa che è poi cambiata, vedendo come la situazione cambiava man mano e vedendo come il virus iniziava ad essere sempre più presente anche nelle nostre regioni.Al momento per fortuna non mi sono ancora ammalata, vivendo da sola in ogni caso non sarebbe un problema isolarmi.
M1
Nonostante tutto devo dire che sto vivendo questa pandemia piuttosto bene. Fortunatamente ne io ne la mia famiglia ci siamo ammalati, il che rende il tutto molto più facile. Naturalmente preferirei essere un po’ più libero, vedere i miei amici più spesso, poter uscire il fine settimana ed andare in vacanza. Trovo però che questi siano “problemi” piuttosto superficiali. Penso che la risposta locale al COVID sia una delle tante cose che ci fa capire quanto siamo fortunati.
M2
Durante la prima ondata di contagi mi sono ritrovato in quarantena durante il mio compleanno, è stato poco simpatico ma ho cercato di prendere la situazione con filosofia sperando sarebbe migliorato il tutto. Nella seconda ondata di contagi invece mi sono ammalato, per fortuna senza stare troppo male, ed è stata dura non vedere nessuno restando chiuso tra quattro mura per diversi giorni. Ormai bisogna adattarsi alla situazione, il tutto inizia a diventare pesante ma non bisogna mollare!
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Che opinioni vi siete fatti a riguardo, per esempio sulle restrizioni o i contagi?
F1
Opinioni a riguardo non ne ho, o meglio non le ritengo degne di nota e cambiano spesso … Non me la sento di criticare chi ha dovuto prendere decisioni perché non avrei mai voluto essere al loro posto. Le restrizioni sono certa che servano, che poi non piacciano è un altro discorso. Mi hanno colpito i numeri dei contagi in valle, dati e numeri a parte perché ogni giorno sento di amici di amici o conoscenti positivi.
F2
Trovo sia difficile farsi un’opinione precisa dato che la situazione è in continua evoluzione e si acquisiscono sempre nuove informazioni. Sicuramente trovo che delle restrizioni siano necessarie e che ognuno di noi, come membro della società, debba fare la sua parte. Trovare la giusta misura è difficile e penso che nessuno di noi vorrebbe decidere misure che da una parte limitano la libertà personale ed economica dei cittadini ma dall’altra sono indispensabili per contenere la pandemia. Ciò che ho notato e che mi spaventa un po’ è che se allo scoppiare della pandemia erano i sentimenti di appartenenza e solidarietà a farla da padrona, con l’avvento della seconda ondata la tensione è salita notevolmente, le posizioni si stanno radicalizzando e la solidarietà non è più in primo piano. Se ciò dovesse continuare trovarci divisi alla ripartenza non renderà certo più veloce e facile il ritorno alla normalità.
F3
La situazione è seria e deve venir affrontata come tale. È importante pensare al bene di tutta la società (specialemente persone ricoverate e persone che lavorano in ospedale) e quindi ci vogliono alcune restrizioni. É chiaro che questa pandemia avrà tante conseguenze che dovremmo affrontare nei prossimi anni – conseguenze economiche e sociali (più disuguaglianza & eventuale aumento di disoccupazione dei giovani etc.).
F4
Non è semplice dare una risposta a questa domanda, perché la situazione continua ad evolversi. Alcune settimane fa avrei detto che le restrizioni a livello cantonale erano adeguate, perché il numero dei contagi si era stabilizzato. Ora però è da settimane che le cifre sì oscillano fra gli 80-120 casi al giorno e però non si vede una diminuzione. Secondo me è giunto il momento di pensare a nuove restrizioni, anche se non è facile con il periodo delle feste e della stagione invernale in un cantone che vive di turismo.
Per fare questo passo però le autorità hanno bisogno della comprensione della popolazione. E con la stanchezza e frustrazione che si sente nell’aria non sarà così semplice come in primavera. In certi momenti mi sono però chiesta: perché non agire prima?
F5
Sono abbastanza convinta che la politica svizzera abbia gestito bene le restrizioni finora.
F6
Sono dell’idea che le restrizioni prese sono necessarie per tenere la situazione sotto controllo. Non essendo del settore non so come siano messi all’ospedale, le conseguenze effettive di un virus simile, per cui mi affido ciecamente a chi deve prendere queste decisioni al posto mio (e se devo dire la verità ne sono felice di non dovermi assumere questo tipo di responsabilità). Ero scettica sull’arrivo della seconda “onda” dei contagi, fino a quando in un baleno ci ha raggiunti. Questa è stata per me la conferma che è importante seguire le restrizioni e comportarci come esempio, in modo da proteggere non solo noi stessi, ma anche gli altri.
M1
Sono dell’opinione che in Svizzera si sia aspettato abbastanza tanto prima di introdurre delle nuove misure, e per questo ora c’è stata una grande esplosione di contagi. Naturalmente questa non è una scelta facile, ed il governo ha dovuto prendere molti fattori in considerazione prima di varare nuove misure. Spesso trovo però che l’economia venga messa sopra ogni cosa, e che si tenda a sminuire altri fattori, come la scienza o la salute pubblica.
M2
Trovo che le restrizioni, per quanto fastidiose, siano necessarie per cercare di migliorare la situazione attuale. Per noi giovani può essere difficile da gestire, la voglia di uscire e incontrare gli amici è tanta ma bisogna fare piccoli sacrifici ora per poter tornare alla normalità il prima possibile.
A cura di Maurizio Zucchi