Saluto a Flavio Cotti dal Grigionitaliano

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Flavio Cotti il 26 marzo1993. (KEYSTONE/Karl-Heinz Hug)

Con lui la nostra lingua ha fatto passo da giganti

Faccio seguito ad altre penne ben più autorevoli a ricordare l’opera e i meriti del Consigliere federale Flavio Cotti, mettendo in giusta luce il suo attaccamento alle nostre quattro Valli di lingua italiana all’orlo dei Grigioni nel contesto di una vera composizione della Svizzera italiana.

Egli ci era molto amico e mai, da quel che mi è dato di sapere, è caduto nel “lapsus freudiano” di intendere il solo Cantone del Ticino a rappresentare il concetto di questa Svizzera minoritaria, bisognosa di particolare attenzione e di aiuti dalla Confederazione.

Conobbi lo statista quando ancora era in apprendimento per poi diventare Consigliere federale e rivestiva la carica di Presidente dell’Ente ticinese per il turismo. Si trattava di organizzare la mostra degli artisti viventi della Svizzera italiana nei corridoi di Palazzo federale a Berna, correva credo allora l’anno 1985. Ricordo come Cotti, nella mia funzione di giovane, inesperto e timido segretario centrale della PGI, mi tese la mano mettendomi a mio agio e dicendomi: vede Fasani a questa mostra vogliamo che ci siate anche voi, quale terra che molto ha dato al mondo artistico della Svizzera italiana e noi vi garantiamo tutta la nostra disponibilità nell’organizzazione e nel sostegno del progetto. Ho poi avuto ancora l’onore di incontrarlo in altre occasioni principalmente nell’anno della sua Presidenza durante i 700.mo della Confederazione. E chi del grigionitaliano non ricorda nel 1991 il discorso tenuto a Poschiavo sul plurilinguismo, dove con piglio sottile e fine furbizia mise un accenno forte sul rilancio dell’idea di un’università della Svizzera italiana, pronunciando le seguenti parole: “l’assenza di un tale centro priva la Svizzera italiana di un’irradiazione culturale e prima ancora di una sorgente di cultura che sono necessarie”.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non ha potuto che attingere a piene mani dal suo carattere umile e semplice. Se lui Consigliere federale si paragonava a ogni semplice cittadino faceva suo il principio di vita “un uomo vale l’altro”.

Ti abbiamo voluto bene perché hai promosso la nostra lingua e sentito nostro caro Flavio Cotti e tu ci hai ricambiato sapendoci ascoltare con riverenza, competenza e concretezza.


Rodolfo Fasani