Visto il protrarsi della situazione epidemiologica che continua ad essere grave, il 13 gennaio scorso il Consiglio federale ha deciso di inasprire ulteriormente i provvedimenti contro la diffusione del Covid-19. In sostanza si prolunga di cinque settimane, sino alla fine di febbraio, la chiusura di ristoranti, negozi (fatta eccezione per gli alimentari di base), strutture per la cultura e il tempo libero e impianti sportivi, in vigore dal dicembre 2020. In Valposchiavo, da qualche settimana la situazione sembra essersi assestata e la decisione ha creato qualche malcontento, soprattutto per quanto riguarda le perplessità sulla sospirata ripartenza economica.
Nel sondaggio proposto da Il Bernina: “Coronavirus: il Consiglio federale prolunga e inasprisce i provvedimenti. Sei d’accordo?” l’opinione dei lettori dà ragione al Consiglio federale (59% sì, no 35%, 6% non so); ma come la pensano gli esponenti del settore economico coinvolto? Il Bernina ha interpellato tre imprenditori per capire quale sia l’umore generale.
Bruno Lardi, titolare dell’Alpina Pasticceria Panetteria di Le Prese
Partendo dal presupposto che è giusto fare di tutto per combattere questa piaga del Coronavirus, questi nuovi provvedimenti mi sembrano alquanto penalizzanti per il settore della ristorazione; mi chiedo fino a che punto possano portare dei vantaggi. Non erano sufficienti a tutelarci le già rigide regole che c’erano? Personalmente trovo errata questa decisione.
Il danno arrecato al settore della ristorazione creerà un ennesimo danno economico che andrà ad aggiungersi a quanto subito fino a qui, oltre a generare altra tensione e paura negli ambienti. E in questo contesto, le piste da sci invece con quale criterio possono aprire?
Orlando Lardi, titolare dell’Hostaria del Borgo di Poschiavo
Il prolungamento della chiusura era nell’aria: i numeri (dei contagi) emersi nel periodo susseguente alle vacanze di fine anno non potevano che essere in crescita e quindi avrebbero agevolato il regime di rigore paventato da Berna. La chiusura di ristoranti e bar la leggo in un’ottica di privazione della libertà di socializzare in modo da evitare i contatti; decisione opinabile, ma sicuramente efficace per limitare i movimenti.
Da esercente mi risulta poco condivisibile, specie dopo averci imposto spazi, barriere, divisori, igienizzanti e quant’altro. In modo particolare non condivido l’incoerenza nel permettere l’occupazione degli alberghi, dove all’interno vai a ospitare clienti provenienti da ogni dove, liberi di frequentare i bar della struttura, i ristoranti e addirittura i centri benessere.
Si è registrata di recente la notizia della chiusura forzata di due alberghi blasonati della vicina St.Moritz, questo mi porta a pensare a dove sta andando l’economia. Sicuramente cambieranno tante abitudini e forse addirittura in meglio: maggiori distanze, migliore igiene e minori contatti diretti. Mi sembra di intuire comunque nella gente tanta voglia di semplicità, di natura, di tornare a fare le cose normali e credo che in questa filosofia di vita la nostra Valposchiavo possa considerarsi generosa. Ci vorrà del tempo, ma l’economia riuscirà a ricomporre tutti quei tasselli che oggi sembrano scricchiolare.
Kaspar Howald, direttore di Valposchiavo Turismo
Non me la sento di giudicare le decisioni prese dalla Confederazione e dal Cantone per far fronte alla pandemia. Non nego però che faccio fatica a capire il motivo di certe scelte e a vederci una strategia coerente da parte dei governi. Però mi manca la preparazione medica, per questo il mio giudizio sarebbe un giudizio di pancia e penso che la situazione sanitaria sia troppo grave e troppo complessa per affidarsi a giudizi di pancia. Spero che chi deve prendere queste decisioni si faccia consigliare da specialisti con conoscenze profonde in materia e basi le sue scelte su questi consigli. Sono anche dell’avviso che in una situazione del genere è meglio dare seguito ai consigli degli specialisti che alle richieste dei rappresentati di interessi (anche se stimo molto l’impegno instancabile di HotellerieSuisse e GastroSuisse per il settore dei ristoranti e alberghi durante questa crisi).
Detto ciò, capisco la delusione e la preoccupazione di chi deve chiudere la propria attività. Sta alla politica trovare il miglior modo per contenere il danno economico causato da queste limitazioni ai diversi settori. Credo anche in questo caso che non sia facile dare un parere non essendo io un politico. Non capisco infatti, per esempio, il no dei partiti borghesi alla legge per la riduzioni degli affitti delle attività, che dovevano e devono chiudere per le misure di contenimento della pandemia con la giustificazione che questa legge interferirebbe retroattivamente con i rapporti contrattuali privati. Questo, per come la posso interpretare io, vuol dire dare più valore alla protezione della proprietà privata a discapito del commercio e privilegiare il settore finanziario, settore che non ha sofferto particolarmente sotto la crisi COVID-19 e che quando era in crisi lui stesso è stato sostenuto generosamente dagli stessi partiti.
Infine, per quanto riguarda la Valposchiavo possiamo almeno dire che per la seconda volta la crisi ci colpisce in un periodo di minore importanza per il turismo nostrano. La speranza è che per i mesi più caldi la situazione rientri e che la tendenza della ricerca della natura, della semplicità e autenticità che si è fatta notare negli ultimi anni – e ancora più fortemente proprio l’anno scorso – continui a farsi notare. È proprio questo il tipo di turismo che accogliamo molto volentieri in valle e sul quale dobbiamo costruire il nostro futuro.
Ivan Falcinella