Giovanni Paolo II in Svizzera
Sono stati molti i giovani e meno giovani della Svizzera italiana che si sono recati a Berna per il primo incontro nazionale dei giovani cattolici svizzeri del 5 e 6 giugno. Il numero complessivo di presenze ha superato di gran lunga le attese: 14 mila i giovani radunati nel pomeriggio di sabato e 70 mila i fedeli che hanno assistito alla messa di domenica.
Critiche e timori
Alcuni osservatori stranieri hanno criticato l’accoglienza poco calorosa che le autorità svizzere e la città di Berna hanno riservato al vescovo di Roma. Chi invece conosce le vicende travagliate della Chiesa cattolica svizzera ha assistito con stupore all’ottima riuscita della manifestazione. Per riassumere le tensioni della vigilia basta pensare alla lettera aperta di alcuni esponenti cattolici di spicco che invitava il vecchio pontefice a ritirarsi, e alle polemiche e gli attriti in campo ecumenico. Per questi ed altri motivi erano piuttosto fondati i dubbi degli organizzatori che temevano un insuccesso dell’incontro.
E la Chiesa suona il rock…
Niente tensione, ma musica e festa è stata invece la risposta sul campo. Prima e dopo l’incontro con il papa di sabato pomeriggio, sul palco della BernArena si sono susseguiti alcuni gruppi musicali che uniscono il messaggio cristiano a dei ritmi moderni e accattivanti. Ed è in questo ambiente da concerto rock che i giovani hanno accolto il Papa come una vera rockstar. Il suo arrivo e la sua partenza sono stati accompagnati da interminabili ovazioni.
Il fenomeno Wojtyla
Ma, cos’è che ha tanto impressionato il pubblico presente ? La risposta è complessa. La Südostschweiz nel commento di lunedì, 7 giugno, parla di «fenomeno Wojtyla». Certo la sua notorietà gioca un ruolo importante e i giovani lo aspettavano con trepidazione. Di certo non è stata la compassione a suscitare gli applausi. Infatti, sebbene il papa, visto alla televisione, sembri assente e in balia dei suoi collaboratori, lui ai presenti ha dimostrato di essere perfettamente cosciente. La malattia gli ha deformato il viso e non gli permette nemmeno di sorridere, ma gli bastano gli occhi e le mani tremanti per stabilire quel contatto elettrizzante con il quale ha saputo da sempre coinvolgere i giovani. La sua caparbietà e volontà l’ha saputa esprimere nei confronti del suo segretario personale che gli stava sottraendo il manoscritto, viste le difficoltà del pontefice ad articolare le parole; a quel punto il papa, con un secco gesto della mano, ha stretto a se i fogli e, incoraggiato dalla folla, è riuscito a terminare il suo discorso.
Spiritualità
Certo, durante questo incontro le emozioni l’hanno fatta da padrone e c’è stato poco spazio per i contenuti. Chi era alla ricerca di un momento di riflessione e di spiritualità ha potuto però rifarsi durante la serata. Numerosi sono stati i luoghi di incontro e di preghiera. Chi non ama ed è giustamente scettico difronte alla folla in delirio ha potuto apprezzare, per esempio, le melodie e le meditazioni proposte dalla comunità di Taizé.
Un messaggio per il futuro
Per le persone che settimanalmente frequentano le chiese spesso semivuote la messa di domenica sulla spianata dell’Allmend è stata un vero toccasana. Era presente ogni fascia di età e molte erano le famiglie con bambini. È stato un incontro di culture diverse e di persone di ogni estrazione sociale. Il papa non ha toccato i temi più dibattuti ma si è soffermato su alcuni punti fondamentali della fede: il cristianesimo non è semplicemente un sistema di valori e di regole, ma è una persona, Gesù Cristo. Con lui il cristiano è invitato a sviluppare una relazione personale. È dunque in quest’ottica che dovrebbe ritrovare il suo slancio anche il discorso ecumenico.
Vedi anche l’articolo nella Famiglia Cristiana
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Redatto da Claudio Capelli – claudiocape@libero.it