Lo spopolamento in Valposchiavo: la capacità di attrazione per l’esterno

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La quarta (e ultima) puntata della nostra inchiesta sullo spopolamento si concentra sulla capacità di attrazione che la Valposchiavo può e deve esercitare dei confronti dell’esterno, considerato sia entro i confini nazionali che dall’estero. In particolare, dunque, abbiamo chiesto come si può attrarre popolazione e lavoratori dalle altre regioni cantonali (e perché no da altri Cantoni) e come e se sia interessante o possibile cercare di promuovere il trasferimento dei frontalieri, soprattutto valtellinesi, nella Regione Bernina.
Sulla prima questione, quella interna alla Svizzera, si sottolinea l’importanza di un carico fiscale incentivante, di buone infrastrutture (migliorando in particolare quelle stradali) e della valorizzazione di una realtà sostenibile, anche ambientalmente, così come in parte già fatto dai progetti avviati con successo, come 100% Valposchiavo.
Differiscono, invece, come è prevedibile anche per motivi politici, le valutazioni sul frontalierato. Se, da un lato, vi è chi si mostra scettico sulla possibilità di persuadere i frontalieri a trasferirsi in loco, dall’altro si riconosce l’importanza della possibilità (almeno a livello teorico) che sarebbe un autentico cambiamento, magari plausibile anche con il mutare in corso dei contratti e del regime fiscale dei lavoratori stessi. Non manca chi, come Francesco Vassella, fa notare che progressivamente ci si avvicina al momento in cui anche molti frontalieri raggiungeranno l’età della pensione, rendendo forse realizzabili soluzioni per ora non praticabili.

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Si conclude così il nostro viaggio / intervista sullo spopolamento che, senza pretese di esaustività, ha cercato di alzare il velo sul tema stimolando una discussione che speriamo possa continuare, contribuendo quindi a soluzioni che possano evitare gli scenari meno auspicabili.

La Valposchiavo dovrebbe cercare di rendersi attrattiva verso altre regioni svizzere o grigionesi? Se sì come?

Fulvio Betti: Come già detto, buoni servizi pubblici e privati con un carico fiscale interessante. Inoltre aiuterebbe parecchio un passo del Bernina meno ostico nei mesi invernali, determinando la riduzione dei tempi di percorrenza della tratta Engadina-Valposchiavo.

Graziano Crameri: Come detto in precedenza, creare e mantenere posti di lavoro ma anche collaborazioni sfruttando il lavoro online con altre Regioni.

Michele Micheli: Ovviamente! Oltre ad uno stile di vita sicuramente invidiabile, siamo concorrenziali dal punto di vista economico avendo una piccola economia a sé stante. Dobbiamo riconoscere che la possibilità di spendere meno è attrattiva per ogni cittadino, che ragiona in modo economico. Si pensi agli affitti, all’acquisto di una prima casa o ad una visita dentistica, o ancora alla fattura di un artigiano. La differenza di costi con la vicina Engadina potrebbe essere interessante per alcune famiglie disposte a fare i pendolari su questa tratta – come già tanti poschiavini fanno. In questo senso sarà indispensabile promuovere collegamenti stradali agibili senza complicazioni tutto l’anno. Contestualmente bisognerà aumentare le opportunità di formazione. Dove possibile, sarebbe auspicabile – ma utopico – pensare di poter offrire tutte le professioni in Valle. In altri ambiti, il telelavoro potrebbe essere la soluzione che permetterebbe ad alcune famiglie di vivere in Valle e mantenere il loro lavoro altrove (si veda a tale riguardo le iniziative di telelavoro presenti presso la Confederazione). In questo campo dovrà essere garantito un sistema di comunicazione al passo con i tempi.

Carlo Vassella: Chiaramente la Valposchiavo deve essere un posto attrattivo verso tutte le regioni. Credo che la strada intrapresa, ovvero quella di essere un microrealtà sostenibile, in grado di far collaborare i settori tra di loro per raggiungere un risultato comune (come ad esempio il progetto 100% (Bio) Valposchiavo, ma speriamo in futuro anche altri…) sia un buon esempio della direzione da seguire.

Davide Vassella: La Valposchiavo deve riuscire a sviluppare una realtà unica e all’avanguardia in modo da essere da esempio per le altre regioni.
Solo mostrando, in modo interessante, il grande potenziale che abbiamo, riusciremo a riscuotere successo. I passi fatti negli ultimi anni con vari progetti vanno sicuramente nella giusta direzione.

Francesco Vassella: L’ottimo lavoro svolto da Valposchiavo Turismo grazie al progetto e soprattutto ai prodotti 100% Valposchiavo ha dimostrato che siamo in grado di farci notare in tutta la Svizzera. Questo naturalmente a livello turistico. Se vogliamo fare un passo verso potenziali collaboratori provenienti dal nord del Bernina dobbiamo anche in questo caso pensare a che cosa abbiamo e come lo possiamo valorizzare. Per esempio, sottolineando la vicinanza alla natura, la possibilità di avere un altro grado di work-life balance, una relativamente ampia gamma di attività nel tempo libero, poco traffico e un alto livello di sicurezza. Inoltre, dobbiamo pensare a che cosa migliorare per essere interessanti verso nord. Per esempio, migliorando sensibilmente il collegamento del trasporto pubblico, lavorando maggiormente nell’integrazione per nuove famiglie e ampliando l’offerta di corsi di lingua oppure tramite incentivi pubblici per servizi a favore delle famiglie (tasse, asilo nido, mensa, attività del tempo libero, ecc.). Tutte misure che renderebbero più attrattiva la Valposchiavo agli occhi di nuovi collaboratori e nuove famiglie.

Dovrebbe essere intrapresa una politica che favorisca il trasferimento in loco (magari anche con le famiglie) dei lavoratori frontalieri?

Fulvio Betti: Convincere i frontalieri a trasferirsi in valle è un compito assai arduo: siamo molto vicini ed è ovvio oltre che ben comprensibile che i lavoratori frontalieri preferiscano fare la loro vita nel paese in cui sono cresciuti e hanno i loro contatti sia familiari che di amici. Inoltre, vivere in Valtellina con il salario svizzero evidentemente è molto interessante. A livello di politica locale non vedo molte possibilità, a meno che le situazioni economiche e fiscali cambino radicalmente.

Graziano Crameri: Come idea potrebbe essere sostenuta, ma la nostra posizione geografica vicino al confine sicuramente non ci aiuta: le condizioni nella vicina Italia sono totalmente differenti dalle nostre e anche finanziariamente non vedo come si potrebbe ”convincere” i frontalieri a trasferirsi da noi.

Michele Micheli: L’argomento è vasto, e le possibilità di azione sono tante e non tutte perseguibili, per questo non troveremo tutte le risposte in un breve articolo, ma certamente le autorità saranno chiamate ad affrontare la tematica, e i membri del nostro partito si impegneranno a fondo per trovare delle soluzioni pragmatiche, come fanno sempre anche in altri ambiti. Da anni, nelle sedute PLD Valposchiavo si parla appunto di questo e del fatto che le imprese debbano – a condizioni salariali uguali e stato di formazione rispettivamente esperienze di lavoro equiparabili – prediligere personale domiciliato in Valle. Per attuare questa richiesta del PLD Valposchiavo nelle imprese vallerane, sarà appunto la politica a livello federale a dover appianare quanto necessario tramite la legiferazione e gli accordi internazionali, l’attrattività economica di lavorare in Svizzera e vivere in Italia.
È inoltre compito della popolazione che già risiede in Valle di dover sostenere gli artigiani e i negozianti locali, continuando a fare del volontariato per mantenere alta l’offerta sociale, sportiva e di svago, restando al contempo aperti e integrando i nuovi residenti nella vita sociale della Valle.

Carlo Vassella: Assolutamente.

Davide Vassella: Certo, una politica favorevole al trasferimento in valle dei frontalieri è sicuramente auspicabile.

Francesco Vassella: Prima di tutto sarà interessante capire che influsso avrà la nuova tassazione per i frontalieri e da dove proverranno i nuovi frontalieri, dopo che una buona parte di loro andrà in pensione nel corso dei prossimi 5-10 anni. Questi due fattori probabilmente modificheranno il modello attuale e magari il trasferimento in loco sarà una soluzione interessante, non solo per i frontalieri stessi, ma anche per le aziende. Anche in questo caso servirà esser pronti su vari fronti, come: la comunicazione, l’integrazione e non da ultimo l’offerta adeguata di immobili.

Maurizio Zucchi
Membro della redazione