Giornata della memoria

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Il 27 gennaio, con la regolarità di un ciclo vitale, torna la giornata internazionale della memoria, in commemorazione delle vittime dell’olocausto. Uno spazio eletto al ricordo, dentro un calendario sempre fitto di eventi, ordinari e straordinari.
E tra gli eventi purtroppo neanche troppo straordinari figurano sempre ancora le guerre, scenari drammatici di violenza e dolore. Succedono a prescindere dalla giornata della memoria, ma allora ha un senso rinominarla ogni 27 gennaio?
Sì e ancora sì.
Solo la memoria può dare un senso al presente perché regala uno sguardo critico  al passato, ma  anche a quel che sta succedendo qui e ora.
E se uno sguardo critico forse non ci aiuta  a capire come possa lo stato di Israele perpetrare tanta violenza su un popolo vicino, dopo aver vissuto a sua volta, sulla sua stessa pelle, una segregazione razziale e un genocidio, può però suggerirci  il dubbio che a volte il carnefice è anche vittima. E’ infatti lecito  pensare che gran parte del popolo israeliano non condivida le scelte del suo capo di stato, che le debba subire. La follia tornerebbe dunque a essere responsabilità  di pochi che si permettono di farsene un baffo della memoria, così accecati dal potere del presente.

Voglio credere che questo 27 gennaio, nel suo ripetersi ogni anno, sia lì a ricordarci che l’odio non è mai un atto di coraggio. Non è il potere, né tantomeno la supremazia su un altro popolo, a rendere liberi, ma (come addirittura Liliana Segre intitola un suo libro-testimonianza) è la memoria che rende liberi. Liberi perché coscienti di non voler ricadere in certi drammatici errori, liberi perché ci si sente  diversi da usurpatori e persecutori.
Ed è una data che dovrebbe trasformare ognuno di noi in testimone di una storia che non va dimenticata, ma raccontata ancora e sempre anche alle prossime generazioni. Un impegno tanto più importante proprio ora che gli ultimi sopravvissuti allo sterminio stanno via via finendo. La loro voce non deve morire con loro, non può trasformarsi in una sola riga di testo nei libri di storia, tocca ad ognuno di noi raccogliere il testimone e continuare a ricordare. E se nella corsa dei giorni ce ne dimentichiamo, benvenga il 27 gennaio per fermarci a riflettere, per riscrivere magari ogni volta un articolo simile a quello dell’anno prima,  ma capace almeno  di ricollegarti alla storia.