Amnesty ringrazia

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Con le due manifestazioni del mese di dicembre si conclude la nostra attività per il 2018. Dopo il corso di formazione (tema: discriminazione e pregiudizi) alle scuole superiori, secondaria e professionale, ci è stato nuovamente possibile partecipare a “Paneneve” e al “Marcù in plaza”. E ora è giunto il momento di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questi nostri obiettivi. Eccoli qui di seguito:

  • i responsabili delle scuole superiori del Comune di Poschiavo insieme a scolare e scolari per la loro cortese accoglienza in occasione dell’incontro del 7 e 8 novembre, nonché le due formatrici di Amnesty International del Canton Ticino;
  • i responsabili di “Paneneve” e del “Marcù in plaza” per averci accolti con la consueta disponibilità alle loro manifestazioni, e ciò senza chiederci alcun contributo;
  • i membri del nostro gruppo per la loro presenza attiva, in modo particolare per le due manifestazioni del mese di dicembre;
  • tutti coloro che ci hanno messo a disposizione i luoghi delle postazioni, i mezzi per il riscaldamento, l’allacciamento all’elettricità e, non da ultimo, gli esploratori Valposchiavo che, come di consueto, hanno montato e smontato il loro tendone, indispensabile quest’ultimo per poter allestire la nostra postazione;
  • infine non possiamo dimenticare tutti i partecipanti alle due giornate che, acquistando candele e firmando gli appelli ai vari governi a favore di persone ingiustamente messe in prigione e/o maltrattati in vario modo, hanno dimostrato la loro sensibilità di fronte a tali nefandezze.

Tutto questo ci sprona a continuare il nostro impegno nei confronti di persone che, per il solo motivo di risiedere in paesi dove non si rispettano nemmeno i diritti più elementari, sono vittime di tanta ingiustizia.

Recentemente una di queste persone, il kossovaro Syle, è stato presente in quel di Lugano a un incontro relativo alla Maratona delle lettere per dire quanto sia riconoscente ad Amnesty che si è battuta a lungo affinché fosse liberato dal carcere. Questa la sua storia: prima di poter terminare gli studi di agronomia viene arrestato per aver partecipato a una manifestazione di protesta del tutto pacifica. Viene condannato a 10 anni di carcere a Pristina e nel novembre 1981 trasferito nel campo prigionieri di Nich (Serbia), conosciuto come campo del “ferro e cemento” dove rimane fino all’aprile 1990. Trascorre 7 anni e due mesi in cella d’isolamento, un anno insieme a due tubercolotici in fin di vita e un anno ai lavori forzati. La storia di Syle come quelle di tante altre persone ci spingono a dare anche in futuro un nostro seppur modesto contributo partecipando ad azioni a loro favore.


Per Amnesty Valposchiavo
Roberto Tognina