Valanghe, tragico inverno 1999, vittime e insegnamenti

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Due spazzanevi impegnati nello sgombero della strada in seguito a una valanga in zona Baracon, 2001

Venti anni fa, durante l’inverno 1999, si registrò il più alto livello di pericolo di valanghe in Svizzera. Numerose slavine causarono diverse vittime e in alcuni casi danni materiali molto gravi. Tra le regioni più colpite anche il territorio dei Grigioni. Da quegli eventi, afferma oggi l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF), sono stati tratti insegnamenti efficaci per fronteggiare al meglio le valanghe.

Tra il 27 gennaio e il 25 febbraio, – si legge sul sito dell’istituto – in soli trenta giorni, in molti punti del versante nordalpino sono caduti oltre 5 metri di neve, più di quanta ne cade normalmente durante un inverno intero. Le nevicate intense e persistenti con basse temperature hanno provocato sulle Alpi svizzere il distacco di circa 1’400 valanghe catastrofiche a fronte di una media di 136 all’anno. Per la prima volta dopo
l’introduzione nel 1993 della scala europea del pericolo valanghe a 5 gradi, nel febbraio 1999 sono stati raggiunti per un lungo periodo di tempo i gradi di pericolo 4 e 5 (“forte” e “molto forte”).

Tragedie di Evolène e Galtür
Le zone più colpite furono nel Vallese e nei Grigioni, in particolare nella aree da Klosters-Davos a Zernez. In quel periodo si verificarono i due incidenti da valanga più gravi e con la maggiore eco mediatica, quelli di Evolène e Galtür.

Domenica 21 febbraio 1999, verso le ore 20.30 a Evolène, nel Canton Vallese, si staccarono diverse valanghe: otto abitazioni, quattro chalet, cinque fienili e diversi rifugi alpini furono completamente distrutti. Sette chalet rimasero gravemente danneggiati, due abitazioni e uno chalet solo leggermente. Diverse linee telefoniche ed elettriche furono travolte e almeno nove auto distrutte. Anche i boschi hanno subito danni e le strade sono state colpite dalle valanghe in più punti. In totale sono rimaste sepolte 13 persone e 12 hanno perso la vita.

Il 23 febbraio, a pochi chilometri dalla frontiera svizzera, si è verificato un devastante distacco a Galtür (Tirolo austriaco). La valanga ha investito con grande violenza il quartiere di Winkl. Complessivamente sono state 31 le persone che hanno perso la vita.
Il giorno dopo una valanga ha colpito il borgo di Valzur situato più a est, causando altre 7 vittime.

Gli insegnamenti del tragico inverno 1999
Il Sistema intercantonale di preallerta e d’informazione in caso di crisi IFKIS, lanciato nel 2002, ha migliorato il flusso di informazioni tra i circa 200 osservatori dell’SLF sulle condizioni meteo e sulla situazione valanghiva in Svizzera, mentre i dati messi a disposizione dei servizi di avviso valanghe sono stati migliorati: la ricerca e i modelli numerici forniscono un contributo fondamentale per la delimitazione della zone pericolose e il dimensionamento delle misure di protezione, spiega l’SLF sul
proprio sito. Inoltre, il numero di stazioni IMIS (Sistema intercantonale di misurazione e informazione) è stato quasi raddoppiato rispetto al 1999, riducendo così le lacune presenti nella rete di osservazione.

Uno dei punti deboli della gestione della crisi del 1999 si rivelò il differente livello di organizzazione e formazione tra i vari servizi di avviso valanghe. In collaborazione con l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), l’SLF ha quindi elaborato un programma di formazione unico. Dal loro lancio nel dicembre 2000, i nuovi corsi, su due livelli e in tre lingue, sono stati frequentati da oltre 1000 persone. In quanto a previsione, inoltre, oggi
vengono pubblicati due bollettini delle valanghe al giorno in quattro lingue sul sito dell’SLF e sull’app White Risk, così come su vari media.

Tutte queste misure si sono rivelate efficaci, come dimostra l’analisi degli eventi del 2018, constatano gli esperti: a gennaio dell’anno scorso sono caduti localmente fino a 3 metri di neve. Per due giorni è stato previsto il più alto grado di pericolo 5. Quell’importante banco di prova ha dimostrato l’efficacia delle misure adottate dall’inverno catastrofico 1999. Tuttavia, conclude l’SLF, “non esiste una sicurezza assoluta: ancora oggi non è possibile prevedere né la posizione esatta né l’ora esatta di una singola valanga”.


Ats