“Rispetto, più tempo, salari più alti”: il motto del secondo sciopero delle donne

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Il 14 giugno 1991 c’è stato il primo sciopero nazionale delle donne in Svizzera. Circa mezzo milione di donne (e uomini), invece di andare a lavorare hanno deciso di protestare contro la discriminazione delle donne nel campo economico, politico e sociale. Causa principale dello sciopero: 10 anni prima, nel 1981, la parità dei sessi è diventato un obbligo costituzionale, di conseguenza lo stato svizzero deve garantire l’uguaglianza di diritto e di fatto e prevede il diritto allo stesso salario per un lavoro di uguale valore – la realtà però era ben distinta.

Lo sciopero del 1991 ha portato a dei veri cambiamenti. Infatti, nel 1996 è entrata in vigore la legge federale sulla parità di generi, che concretizza il mandato costituzionale per le pari opportunità nella vita professionale e vieta la discriminazione diretta o indiretta in tutti i rapporti di lavoro. Ma ancora oggi, nonostante la legge federale del 1996, l’obbligo costituzionale della parità dei sessi del 1981 non è ancora stato integrato completamente. E questo 28 anni dopo il primo sciopero. Per questo, noi donne svizzere vediamo necessario un altro sciopero nazionale, affinché l’uguaglianza tra donna e uomo si realizzi e l’articolo del 1981 venga finalmente messo totalmente in pratica. Lo sciopero è indipendente dalle ideologie politiche, infatti sia donne di sinistra che di destra stanno organizzando nei vari cantoni svizzeri questo sciopero accompagnato da diversi manifestazioni, proteste e workshops. L’obbiettivo sarà quello di attirare l’attenzione del popolo svizzero verso la discriminazione del sesso femminile e proporre delle soluzioni adeguate a riguardo.

Ci sono differenti fattori che ostacolano la parità dei sessi nella nostra società. Il primo e il più importante, per questo secondo sciopero nazionale, è quello della disparità salariale tra uomo e donna. La disuguaglianza non dovrebbe più esistere dal 1981, ma secondo i dati del BFS, nel 2016 una donna guadagnava in media 18.3% (1455 CHF) al mese in meno di un uomo. Di questo 18.3%, il 44.1% non è spiegabile. Questo significa che, per lo stesso lavoro, una donna guadagna in media 7.7% (642 CHF) al mese in meno di un uomo. Questi dati devono essere corretti, quanto sarà mai difficile ridurre radicalmente questo 7.7% con delle misure efficienti?

La seconda problematica è che le donne sono sottorappresentate sia nella politica che nei piani dirigenziali delle imprese. Certo, nel 1991 c’erano solo degli uomini nel Consiglio Federale, oggi ci troviamo tre donne e quattro uomini. Nel Consiglio Nazionale il 32% e nel Consiglio degli Stati il 15.2% sono donne – molte di più che nel 1991. Ma sono comunque dei numeri molto bassi considerando che metà della popolazione Svizzera è femminile. Il fatto che la percentuale di donne nella politica sembra non superare quella del 35% lo si può vedere nel grafico sottostante. Dati ancora più scioccanti li troviamo invece nell’economia: nella gestione delle ditte svizzere più grandi, la percentuale di donne arrivava al 9% nel 2018, nel consiglio di amministrazione al 21%.

Un’altra problematica è quella del lavoro non remunerato e della difficoltà per combinare lavoro e famiglia, specialmente per le donne. L’ufficio federale di statistica mostra che nelle coppie con figli, nella gran maggioranza dei casi è la donna ad occuparsi di più della cura dei figli e dei lavori di casa. Le donne quindi fanno spesso più lavoro non remunerato che gli uomini, cosa che poi ricade su di loro, negativamente, nella pensione. Inoltre, il 59% delle donne e soltanto il 18% degli uomini lavora a tempo parziale. Negli ultimi anni però è cresciuta la percentuale di uomini che lavorano a tempo parziale e questo trend sembra continuare. Per diminuire il lavoro non remunerato per le donne bisogna innanzitutto risolvere la problematica della disparità salariale e proporre più possibilità per combinare lavoro e famiglia (più posti di asilo nido, orari di lavoro più flessibili, ecc.).

Data l’attualità del tema, possiamo aspettarci che lo sciopero possa portare a dei veri e propri cambiamenti. Ma questi cambiamenti devono venir forzati e promossi non solo dalle donne, ma anche dagli uomini. È quindi importante dare la possibilità alle donne di scioperare oggi, di informarsi maggiormente sulla tematica della parità di genere, cercando di implementare la parità dei sessi nel campo lavorativo e sociale, e di essere attive politicamente.


Lena Baumann