Incontro sul 5G a Poschiavo, Manuela Boffa: Tutti i dubbi sulla nuova tecnologia

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Il nuovo standard tecnologico 5G, in rapida espansione a partire da quest’anno, ha acceso un forte dibattito pubblico intorno alla sua vera o presunta pericolosità. Solo a Poschiavo, per esempio, sono state organizzate due raccolte firme per evitare l’installazione di nuove antenne a Clalt. Non solo, l’11 dicembre è previsto un incontro pubblico, organizzato dall’associazione “Frequenze evolutive”, una, se così possiamo definirla, evoluzione del Gruppo Stop 5G Ticino e Grigioni italiano. Abbiamo intervistato una delle attiviste, Manuela Boffa.

Buongiorno Manuela, le chiedo di presentarsi ai nostri lettori…

Mi chiamo Manuela Boffa e ho una formazione in etnologia, specializzata in antropologia medica; ho insegnato questa materia alla scuola superiore specializzata in cure infermieristiche (SSSCI) e alla SUPSI/dipartimento sanità del canton Ticino. Dopo il pensionamento ho continuato a occuparmi di salute offrendo corsi di yoga e meditazione.
Non mi sono mai interessata molto della tecnologia, che ho sempre considerato un mezzo, ma non uno stile di vita da cui lasciarsi condizionare. Perciò quando ho saputo che la Confederazione aveva venduto le concessioni alle tre grandi compagnie telefoniche Swisscom, Salt e Sunrise, ho iniziato ad approfondire alcuni aspetti, scoprendo che c’erano parecchi punti poco chiari e contraddittori.

Può farci alcuni esempi?

Perché i cittadini non erano stati informati prima? Perché non hanno nessuna voce in capitolo su un aspetto che li riguarda da vicino e che condizionerà le loro vite? Come mai questa fretta di costruire antenne e informatizzare tutto? Si tratta di una rivoluzione decisiva non solo per la Svizzera, ma per l’intera umanità.
Esistono delle frequenze , delle onde, che sono nocive alla salute, quelle emesse dal Wi-Fi e dai cellulari, per esempio, perché entrano in collisione e portano disarmonia con le onde naturali, emesse dalla terra e da tutti gli esseri viventi (vegetali, animali ed esseri umani). Il nostro scopo è quello di salvaguardare la salute di tutto il creato nella sua perfezione, favorendo l’armonia a tutti i livelli, rispettando le vibrazioni naturali, che sono delle caratteristiche personali.
Perciò, quando sono stata invitata a partecipare alla creazione del Gruppo Stop 5G Ticino e Grigioni italiano, lo scorso 1° maggio, ho aderito con interesse. Ho trovato altre persone che, come me, nutrivano perplessità in merito e avevano delle formazioni scientifiche aggiornate.
Lo scorso mese abbiamo deciso di definire meglio i nostri scopi, dando vita ad un’associazione che abbiamo chiamato “Frequenze evolutive”. Desidero specificare che i membri della nostra associazione sono tutti volontari e che non accettiamo nessuna forma di remunerazione; anche gli oratori, alcuni provenienti dall’Italia, non chiedono nessuna forma di compenso.

Che tipo di evento organizzate qui a Poschiavo?

Organizzeremo una conferenza il giorno 11 dicembre, con lo scopo di informare gli abitanti su quanto sta accadendo nell’ambito delle tecnologie di nuova generazione. Questa informazione è necessaria poiché la maggior parte della popolazione non ne è al corrente e l’argomento è di difficile comprensione. Inoltre, il 5G non sarà una mera leggera variazione del 4G, ma una vera e propria rivoluzione che modificherà le nostra vite; perciò, far conoscere cosa comporta è per noi di vitale importanza. Per permettere una libertà di scelta informata!

Quali sono le argomentazioni che portate a favore della vostra tesi?

Ci siamo resi conti che attorno al progetto 5G (e 6G già programmato!) ruotano cifre enormi. Se pensiamo che, per posare una sola antenna Swisscom è disposta a pagare 100’000 CHF, e ho sentito che si può arrivare fino a 300’000 CHF, significa che prevedono, oltre a coprire le spese, di fare dei guadagni esponenziali su questo progetto. Da dove verrà il denaro che prevedono di guadagnare? Forse dai cittadini, costretti ad adeguarsi alla crescente informatizzazione?
Un altro motivo è che quando tutto sarà informatizzato; ricordo che 5G è definito “l’internet delle cose”, cioè quando tutti gli oggetti saranno collegati, non troveremo più pezzi di ricambio per i nostri apparecchi elettrici (frigorifero, lavatrice, ecc.) ma saremo costretti ad acquistare quelli nuovi 5G, con spese che ricadranno sui singoli cittadini. Mi chiedo se abbiamo veramente bisogno del frigorifero che parla, per segnalarci che dobbiamo comperare il latte, le uova o il formaggio… Vogliamo tutti delle automobili a guida autonoma? E se il telecomando interno dovesse non funzionare? Vogliamo i pannolini che suonano quando bebé fa pipi?! I reggiseni che diagnosticano il cancro al seno?!
Ci preoccupa anche il fatto che andremo verso un ipercontrollo: del nostro conto bancario o postale, di come spendiamo il denaro, dei nostri parametri di salute, dei medicamenti che assumiamo, dei nostri spostamenti (posteggi controllati, viaggi in treno registrati, ecc.), i corsi che frequentiamo, come trascorriamo il tempo libero, ecc. Il rischio è che tutto quanto non è trasformabile in numero: le medicine complementari, l’arte, le scienze umanistiche vengono man mano cancellate e dimenticate… per sempre. Questa preoccupazione era già stata sollevata dall’antropologa italiana Ida Magli, nel suo interessantissimo libro “La dittatura europea”, negli anni scorsi.

E per quanto riguarda i danni alla salute?

Come già spiegato, ci sono dei sicuri danni alla salute, comprovati da 7’000 ricerche scientifiche indipendenti, che attestano la pericolosità dell’elettrosmog già con il 3G e 4G, soprattutto nei bambini, causa di tumori e numerose altre patologie, tra cui infertilità, sterilità, ecc. Nella risoluzione 1811, il Consiglio d’Europa mette in guardia: bisogna adottare tutte le misure ragionevoli per minimizzare l’esposizione dei bambini e degli adolescenti ai campi elettromagnetici, soprattutto alle onde ad alta frequenza, che possono provocare tumori cerebrali (è appurato che il rischio per i bambini sia più altro rispetto a quello per la popolazione adulta). Il dottor Andreas Leuenberger, medico antroposofo con studio a Locarno, precisa che “Nel 2005 L’Unione europea ha adottato il principio di precauzione dell’UNESCO. Secondo questo principio, quando un’attività umana può provocare danni che non sono accettabili moralmente, e questo danno è scientificamente plausibile, il Governo deve adottare misure per evitarlo o almeno minimizzarlo. Mi chiedo perciò come mai la Confederazione non lo abbia ancora fatto.” Esiste anche un appello internazionale firmato da oltre 200 scienziati di tutto il mondo, (clicca qui) che è stato inviato ai capi di Stato di tutte le nazioni, quindi anche ai nostri consiglieri federali, che  è rimasto miseramente inascoltato… Come mai questo silenzio? L’aspetto peggiore è la mancanza di libertà di scelta! Non ci sarà più un pezzetto di territorio libero sulla terra. Antenne dappertutto, ripetitori (piccole antenne) nei tombini e nei lampioni, droni, satelliti nello spazio: saremo irradiati anche contro la nostra volontà! Questa, per me, si chiama schiavitù. Non è la stessa cosa del fumo o del cibo definito spazzatura, in cui possiamo scegliere se fumare oppure astenerci e di quali alimenti nutrirci. Non avremo più nessuna scelta! Ricordo che le onde millimetriche, progettate per la seconda fase, cioè tra pochi anni, emettono radiofrequenze come un forno a microonde!


A cura di Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione