Il mastro contabile Sciur Pibin in clausura

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Il mastro contabile Sciur Pibin in clausura

Continuano le avventure del Sciur Pibin proposte da Dino Beti di Panisc, che riceviamo e pubblichiamo. La Redazione

Valposchiavo A.D. 2030

Valmür stava sorseggiando il suo caffé al tavolo rotondo del Chalet quando vide entrare il suo amico Mureponi. L’orologio della stazione segnava le sei meno un quarto. Ogni martedì quei due si riscaldavano con un caffé prima di accingersi al loro lavoro, Mureponi capeggiando la corrente in deposito, Valmür pilotando il treno delle 06h28 verso Sammoriz. Scambiavano sottovoce pure qualche riflessione mattutina, non di rado stuzzicandosi per scherzo…

«Se non mi sbaglio nel nome», mi interrompe Brocha corrugando la fronte, «quel Mureponi l’ho conosciuto da bambino. Quando d’estate salivo da La Scera a Puntalta attraverso il bosco passavo a dire buongiorno al suo papà a Cavaglia dove aveva una bella casetta. Anche il papà Mureponi lavorava con la ferrovia ma lui era membro del partitone, e membro allineato…»

«Anche Mureponi figlio era un Compatto», cerco di dissipare i dubbi del mio amico, «anche lui ortodosso ma forse meno allineato che il suo papà. Valmür invece, come ti ho già accennato, lui era un Pippino piuttosto convinto. Non vedo tuttavia contradizione. Essere schierati ognuno da un altro lato non impediva loro di frequentarsi amichevolmente ed intendersi, persino politicamente.»

Tutt’altra storia invece quel martedì dopo la Giunta. Valmür non credette ai suoi occhi vedendo Mureponi trascinarsi al tavolo rotondo e afflosciarsi nella sedia accanto a lui. Che faccia da funerale! Non solo fu stupito del buongiorno appena accennato dal suo amico. Ma poi Mureponi, lo sguardo chinato sul tavolo, si mise a cantar miseria. Non per i suoi affari personali. Affatto. Mureponi era preoccupato per le finanze del Comune. Affermava che erano in uno stato catastrofico! Ascoltandolo Valmür ebbe la sensazione che l’insolito pessimista accanto a lui si sentiva a disagio. Cercò di sapere di chi Mureponi teneva quelle inquietanti informazioni. Quello dapprima ignorò la domanda rimanendo misterioso. Valmür insistette. L’amico masticò brandelli su un sistema d’informazione intranet, il recentissimo e-circuito interno dei Compatti accessibile esclusivamente ai membri fidati e con password segreto. Continuando a fissare il piano del tavolo, mormorò che, prima di scendere in via dali Sberlefi per avviarsi al lavoro, aveva dato un’occhiata alle ultime comunicazioni del partito, e lì, appunto… Valmür a malapena credette alle sue orecchie. Più metteva in dubbio le valutazioni di Mureponi, più quello si richiamava ai recenti indicatori ricevuti sul C-intranet. Disgraziatamente auguravano malissimo per lo sviluppo nel Comune, accentuò Mureponi alzandosi per raggiungere il deposito.
Le sue labbra non si schiusero neanche per la più minuscola allusione sul conciliabolo del Lavéc che Mureponi, membro influente dei Compatti, aveva ovviamente presenziato.

Brocha mi guarda incredulo: «Era poi vero che il partitone si era dotato di un sistema sofisticato di comunicazione interna come quel coso di intranet? Io non sono mai riuscito a familiarizzarmi con quell’indiavolata scatola magica. Forse perciò stento a crederlo dei tuoi Compatti. Verso la fine del 19° secolo il partitone aveva piuttosto fama di arretrato nonché oscurantista…»

«Vero o no», obietto al suo accenno, «di certo non lo saprei dire. Possibile lo era. Con Mondovi presidente, un politicone di ambizioni altrettanto smisurate che il suo rivale Sciur Pibin, era perlomeno plausibile che avesse dotato il partito di mezzi alla punta del progresso. Con quel intranet i Compatti potevano anticipare i loro avversari nel campo dell’informazione, arma privilegiata nella lotta per il potere e nella difesa della loro supremazia!»

Comunque sia, malgrado la chiacchiera con Mureponi quel martedì mattina Valmür rimase all’oscuro del conciliabolo avversario. Ignaro ne percepì tuttavia le ripercussioni rendendosi conto che, dalla vigilia all’aurora, qualcosa era cambiato. Non misurava l’ampiezza, né sospettava la portata del vento che si era messo a soffiare. Salì sulla motrice con un presentimento spiacevole!

Giunto a Pontresina con il suo trenino, Valmür telefonò di fretta a Lucciolo per fargli parte del presentimento che lo turbava. Lucciolo non ne fu sorpreso. Lui stesso aveva appena avuto un incontro o piuttosto uno scontro con Santone. Quel ossessivo Compatto lo aveva si può dire aggredito con quel catastrofismo sulle finanze comunali, riferendosi a indagini e complicati calcoli del Sciur Pibin. Anche Tociorena, Chino e Terribilini avevano subito simili incontri fastidiosi nelle prime ore del mattino.Terribilini raccontava inoltre che, rientrando a casa in via dal’Isula dopo la birra al bar dell’Albrici, aveva notato la luce accesa nel ufficio del CEO in Cà da Cumün.

I Pippi decisero di rivolgersi direttamente al mastro contabile CEO. Nessuno meglio di lui sarebbe in grado di dissipare la nebbia politica che stava calandosi sul Comune. Lucciolo si incaricò della chiamata. Già al telefono tuttavia la segretaria gli significò bruscamente che il Sciur Pibin non doveva essere disturbato e – con un lieve tremolio nella fioca voce come se fosse sotto una minaccia – aggiunse precipitosamente: «In nessun caso! ché il Sciur Pibin è in clausura…»


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Redatto da Dino Beti di Panìsc – dino.beti@bluewin.ch