Un viaggio

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Un viaggio

La Pgi, nel suo compito di salvaguardare e promuovere la lingua e la cultura italiana, lo scorso anno ha indetto un concorso letterario incentrato sul tema ”confini”. La premiazione ha da poco avuto luogo. Il racconto della partecipante Michela Nussio ha ottenuto un riconoscimento. La giovane brusiese descrive un viaggio da sud a nord, durante il quale la protagonista sviluppa un monologo interiore, nel tentativo di superare le proprie angosce e insicurezze. Il viaggio diventa dunque metafora della vita, fatta di confini – sia esterni che interni – da superare.

Un viaggio

Una giovane donna aspettava un treno in una piccola stazione del sud. La donna, con una
pesante valigia piena di vestiti riposti con poca cura per la fretta di partire, aveva i piedi
bagnati e il bordo dei pantaloni sporchi per la pioggia. Avrebbe voluto almeno potersi
cambiare i calzini, aprire la grossa valigia azzurra e cercarne – in quel disordine che
avrebbe fatto inorridire sua madre – un paio di freschi. Avrebbe voluto poterseli togliere lì,
sulla panchina vicino ai binari. Ma poi ci pensò bene. Non avrebbe potuto permettersi di
fare la figura di una che non è del posto. Lei che odiava farsi notare. Lei che preferiva,
invece, intrecciarsi alla gente e cercare di vivere come chi la circondava. Le sembrava una
questione di rispetto. Decise quindi di comportarsi come una giovane donna si dovrebbe
comportare
e di cambiarsi in bagno.

Mentre attendeva il treno che l’avrebbe portata al nord, dove l’aspettava la sua
famiglia e il suo compagno, ripensò agli ultimi mesi.

Un lungo periodo in un’isola ancora più a sud, la gente, i colori, le case, le strade ripide, i
gatti sporchi e magri, l’odore di mare, le navi al porto, il sole. E poi a quel viaggio di ritorno
sul catamarano, la Sicilia sempre più vicina, il sorriso del bel finanziere in dogana, i
canadesi conosciuti sul taxi, il tragitto con loro sul treno, averli aiutati, aver pranzato con
loro. Dei perfetti sconosciuti.

Le piaceva essere riuscita a superare certe barriere, riuscire a viaggiare da sola,
conoscere nuova gente, poter comunicare con tanta naturalezza. Non che fosse stata mai
tanto timida, ma un poco tutto questo la sorprendeva. Aver abitato a lungo presso una
famiglia in una bianca isola mediterranea, visto piangere i loro bambini, raccontato loro
delle fiabe in una lingua che non comprendeva. E poi molto altro. Aver trascorso lunghe
serate in loro compagnia, sentirsi a casa in una che non era la sua…

Stava pensando a tutto questo quando il convoglio arrivò. Difficile salirci. La Sicilia le
piaceva tanto. Non che potesse dire di averla vista bene, ma dal finestrino aveva potuto
scorgere una campagna stupenda, per non parlare della cittadina che aveva appena
visitato, distesa sul colle con il suo imponente anfiteatro che dava sul mare.

A dire il vero già all’andata era passata di lì, si era pure fermata poco lontano, aveva visto
una bella città dalle pietre scure, il mercato in cui i colori del pesce, della carne e della
frutta si mischiavano a quelli dei vestiti, al vocio dei venditori. Era rimasta lì, su quegli
scalini, con la sua piccola macchina fotografica a voler immortalare quel momento, per poi
riporla subito nella borsetta per non sentirsi ridicola, per non fare la visitatrice di zoo.
Aveva poi passeggiato per quelle vie, parlato e riso con alcuni giovani, bevuto il latte di
mandorle, gustato cannoli in una piccola pasticceria in un angolo. Nessuno l’aveva notata – o almeno così le piaceva credere -, era riuscita a camuffarsi bene, era riuscita – in un
certo senso – a non farsi prendere per una che si stupisce di tutto. E di tutto ciò andava
fiera.

Avrebbe potuto rimanere lì in quello scompartimento pieno di valigie, scarpe, giacche e
maglioni per tutta la vita.

La giovane donna imboccò una delle strade che conosceva a memoria. Era arrivata
nella città in cui aveva vissuto per alcuni anni. Dove aveva conosciuto altra gente, altre
vite, vissuto altre storie, dove aveva sentito altri sapori, odori, dove aveva scherzato, riso,
pianto, amato, studiato e dove aveva imparato ad andare al di là di quello che già
conosceva, a superare confini.

Redatto da Michela Nussio dal Viadott – michelanussio@gmx.ch