L’anello scappato alle dita fasciste
La vicenda di una comune fede matrimoniale, che grazie alla scaltrezza e al coraggio della sua padrona riuscì a sfuggire alle lunghe dita fasciste.
Nel vicino 1935, per finanziare la conquista dell’Etiopia (allora nota come Abissinia), il regime fascista italiano indisse la campagna “oro per la patria”. I cittadini italiani venivano così spronati a donare i loro oggetti preziosi. Anche questo anello era destinato a fondersi sull’altare mussoliniano. A salvarlo da tale fine fu un gesto tanto semplice quanto forte di una giovane sposa.
La padrona dell’anello, che era di Bianzone (Valtellina – Italia), abitava in quegli anni nel comune d’alta Valtellina di Sondalo. Quando fu convocata dalle autorità sondaline a deporre la sua vera, la signora spiegò che già aveva provveduto a consegnarla al suo paese d’origine, vale a dire a Bianzone. La signora, scaltra e soprattutto coraggiosa, ripeté il giochetto quando a chiederle la fede matrimoniale fu il comune di Bianzone, dicendo che già l’aveva rimessa in quel di Sondalo.
E fu grazie a questo semplice tranello che l’anello sfuggì alle lunghe dita fasciste.
L’episodio pare suggerire che la Storia arriva fino alle periferie e che ciò che attorno ci accade si può in parte decidere; ad esempio tramite le nostre quotidiane adesioni e/o piccole o grandi ribellioni.
Redatto da Niccolò Nussio – nic@nussio.ch