Black and White – Una storia in chiaroscuro: da spuntare?

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Per fare il punto della situazione, ognuno dal proprio punto di vista
Roberto Nussio si mette a tirare le monete. Le tira forte, e la prima cade in Liguria. Sarà testa o sarà croce…?

✓ Spuntato! Acquisito!

✓ Si gira la pagina.

Lo fanno veramente tutti; e la più facile da spuntare è la lista della spesa. Si girano i negozi appropriati, si controllano se le aspettative sono state corrisposte, e giù con il segno elegante.

I desideri ancora non avverati, in base alle proprie priorità e disponibilità, saranno dunque riconsiderati oppure rimandati. Nel caso la ricerca non desse alcun frutto, solitamente, si passa ad un’altra alternativa. Normalmente quella che rispecchi maggiormente le nostre possibilità.

La stessa procedura la si applica pure nelle relazioni. Magari stanchi, frustrati e ripetutamente delusi, si getta la spugna e si spunta l’argomento. Insomma, lo spuntare, il girar pagina è pure un atteggiamento di sopravvivenza abbastanza comune e pragmatico a volte addolcito ricordando la volpe della favola. L’uva si trovava troppo in alto ed era acerba.

Difficile se non impossibile spuntare nell’ambito dei sentimenti (penso all’amore come alla morte, ma pure in relazioni d’amicizia vera). Più facile nelle cose che non ci toccano da vicino.

Un esempio? Le ondate di notizie, con l’eco dell’eco delle stesse; fin quando non ne arrivano delle altre, appena fresche che le sovrastano: per ricominciare da capo, giorno dopo giorno.

Facile, lo spuntare, per tutte le cose che possono basarsi su delle utopie, alle quali noi crediamo, quelle entrate sotto la pelle. Esempi? Quando si parla di progresso, di dinamismo, di pace. Quando ti dicono “siamo con voi”, “per voi” , quando ti suggeriscono che se acquisti “risparmi”, che il tuo problema è “solo”un gioco, e di non preoccuparti. Dopo tutto “ci metto la mia faccia”, ti dicono (meglio se mettessero i loro soldi).

Ed il mercato? Sempre efficiente!

Ma pure il contrario di tutto ciò è facile: l’utopia che tutto si possa risolvere a costo zero in riguardo all’ambiente, le relazioni, l’economia e la socialità.

Infatti, andando a fondo della faccenda, si continua a parlare sempre della solita moneta. Una volta dalla parte della figura ed una volta dalla parte del numero: ma sempre usando una qualche illusione cui riferirsi e riconfermare in questo modo le nostre scelte.

Fin quando non si vorranno, per convinzione o bisogno, fissare altre priorità e portarle in atto: quelle più bilanciate e razionali possibili. Quelle che non ipotecano la vita dei nostri successori, quelle che nascono dagli sbagli fatti in passato.

La passeggiata “concettuale” che mi appresto a voler fare con voi non è delle più facili. Sarà piena di trabocchetti e di incongruenze, quasi sempre in salita. Ma come ogni cosa, ad un certo momento, va iniziata. Eccovi il primo passo. Dove vorrei potervi portare? Solo a dedicare un momento di riflessione sulle cose che ci circondano ma da una certa distanza. Per cercare di capire o ricordare dove ci troviamo ed in quale condizione. Per fare in voi stessi, dal vostro punto di vista, il punto alla situazione. Quello che a volte è da assortire in tutta quella informazione che ci vien ribaltata addosso, giorno dopo giorno.

Incomincio dunque l’”escursione”, ricordando le due facce della medaglia; con una storia. Ne seguiranno delle altre.

Avete di sicuro davanti a voi le immagini degli sbarchi a Lampedusa. Ma di tutta questa gente, cosa ne succede? Sono persone reali o sono rimaste legate ad una sequenza di alcuni secondi sul televisore.


Black and White. Una storia in chiaroscuro: da spuntare?

Ieri sera, quando sono rientrato in questo scantinato, mi sono goduto per un momento un bellissimo tramonto sul mare. Pensando a quelli di casa mia, però sulla savana, mi sono lasciato prendere da grande nostalgia. Chissà i miei come se la cavano, la mia donna, quelli della mia tribù. Ho promesso loro che li avrei aiutati ma non ce la faccio. Ho venduto praticamente nulla, ieri sulla spiaggia. Non so come dirglielo. Magari, meglio se taccio. Forse ho sbagliato a venir via.

Mi sono svegliato molto presto. È stato il treno merci per La Spezia. Ho dormito male tutta la notte. Un continuo sferragliare del treno. Devo riuscire a farmi un materassino di gomma. Ora esco e mi lavo la faccia, metto tutto in un sacco di plastica e lo lascio a Rossella, la stiratrice della “lava secco” qui di fronte. È gentile, me lo ridà quando rientro la sera. Dentro ho tutte le mie cose. Ora scendo giù nel carruggio, all’incrocio davanti alla gelateria. Vedo un po’ di gente, magari recupero due soldini per un pezzo di focaccia. C’è una fontanella, lì vicino. Mi vergogno però. Mi sento di peso verso gli altri: non sono riuscito a vendere nulla. Nei campi, giù, a cogliere pomodori, non mi hanno preso. Sono arrivato tardi. Devo recuperare la colazione, ho lo stomaco in subbuglio.

Ieri sera sono rientrato nell’appartamentino di cari amici. Mi sono goduto un bellissimo tramonto sul mare. Pensando a quelli di casa mia, in montagna, mi sono lasciato prendere da un’ombra di nostalgia subito passata: stanno tutti bene, li avevo appena sentiti. Mi sono riposato bene, ieri. Passeggiata, delle buone letture, dell’ottimo pesce , un’ombrina accompagnata da un pigato di tutto riguardo. Ho dormito da dio. Mi ha svegliato il treno merci per La Spezia, mi sono alzato, rasato e fatto la doccia. Ho respirato a fondo l’aria pura del mare sul terrazzino e ho preparato un caffè: anche per mia moglie. Penso proprio che mi farò una bella trotterellata fino a Punta Manara. Tanto per tenermi in forma e per avere, sotto sotto, una buona scusa per non andare subito al mare. Non sopporto più di quel tanto il chiacchierio continuo e le telefonate “da spiaggia” . Anche se fanno parte del gioco, come il sapore di sale, la sabbia tra le pagine di un libro e la crema abbronzante negli occhi.

Per fare in fretta prendo la via del carruggio.

Vedo che arriva un uomo di gran fretta, alto, pelato e già maturo. Potrebbe avere famiglia. Forse mi aiuta. Mi vergogno ma ho un buco nello stomaco.

Davanti al gelataio in fondo al carruggio vedo un omone nero, forte, con un gran faccione. Mi risulta fiero. Potrebbe essere del Ghana. Mi sembra una persona per bene. Ma cosa fa lì a quest’ora? Di solito non ne girano. Aspetta forse qualche d’uno?

Sì, penso sia la persona giusta, va di fretta per i fatti suoi ma se tiro fuori il berretto bianco che tengo nascosto dietro la schiena, forse mi dà qualche cosa.

Vado avanti a passi spediti, il sentiero per Punta Manara passa proprio sotto il porticato poco più avanti, quindi incomincia la salita. Ma cosa fa quello dietro la schiena? Mi tira fuori un berretto bianco, titubante. Tanto timido come massiccio. Me lo porge che sono quasi già passato. Un braccio rimasto indietro, quasi lo sfiora. I miei pensieri sono già rivolti alla salita che intendo fare.

Che peccato! L’ha quasi sfiorato. Ero convinto mi desse qualche spicciolo. Se ne è andato come un treno. Mi ha completamente ignorato. Come ci si può sbagliare. E sì che quello mi poteva dare un piccolo aiuto. Ne sono quasi sicuro.

Faccio una decina di passi e rimugino: era il mio prossimo e ho fallito. E se ora e questo fosse il “regno”? L’ho cercato più tardi tra la gente e in spiaggia. Non l’ho più visto.



Le immagini di Lampedusa non vanno spuntate. Hanno delle conseguenze. Le più svariate.

E questa è la prima moneta.




Roberto Nussio