“Dal Bernina al Naviglio”, di Massimo Lardi
A dieci anni dalla pubblicazione continua a essere richiesto e commentato. Ecco una recente recensione di Marco Sampietro.
Il romanzo “Dal Bernina al Naviglio” è stato tradotto in tedesco e la traduzione in inglese è in arrivo. A dieci anni dalla pubblicazione continua a essere richiesto e commentato. Vedi il contributo di Gabriele Paleari “Altre Italie: culture «italiane» indigene oltre il confine della nazione” in «Quaderni Grigionitaliani» anno 81°/2-2012. Ed ecco una recente recensione di Marco Sampietro.
Il romanzo “Dal Bernina al Naviglio” spalanca una finestra sul fenomeno del contrabbando che negli anni ’50 del secolo scorso accomunava contrabbandieri e finanzieri ad uno stesso destino: quello di sfuggire ad un’esistenza precaria e miserevole. La storia di Carlo è una storia fatta di fatica, di speranza, di amore e di etica, rappresentativa di una umanità sì in travaglio, ma pur sempre corretta, diversamente dalle odierne forme di criminalità, e mai rassegnata a piegare la testa di fronte ad ogni tipo di avversità, carica com’è di virtù individuali e sociali. Uno spaccato di società e di costume di rilevante interesse storico, sociale, linguistico ed etnografico che ci parla di vita quotidiana, di usi e costumi, di mestieri ormai scomparsi, delle condizioni di vita delle classi popolari, di avvenimenti che hanno segnato la storia dell’Italia visti da una angolatura diversa, umile certo, ma assai viva e autentica. Un romanzo che per l’appassionato accento sociale delle sue pagine – come direbbe Marziale – “hominem sapit”, sprizza di “umanità” da tutti i suoi pori: penso, in particolare, al cap. XV, che racconta manzonianamente la storia d’amore tra Carlo e Marigiù. Manzoniana è pure l’aria che si respira nel romanzo non solo per le esplicite citazioni tratte dal capolavoro di don Lisander ma anche per i continui riferimenti alla storia locale che ti fanno sentire colori, profumi, rumori della Svizzera italiana di un tempo.
Particolarmente azzeccata ed originale è la definizione che l’Autore fornisce di chi come lui ha scelto di raccontare storie imparando ad ascoltare la vita e ad usare gli occhi prima della penna: “L’attività dello scrittore è per certi aspetti simile a quella del contrabbandiere: servendosi del veicolo della documentazione nonché dei doppifondi della fantasia, egli tenta di introdurre squarci di vita disordinata e pulsante, a volte sommersa, entro i confini rigidi e controllati dell’arte. Anche qui ci sono i blocchi della critica e del gusto delicato dei lettori, ci sono le leggi del mercato, che pongono mille confini” (p. 125)
Una storia appassionante, avvincente e suggestiva, che coinvolge il lettore, non solo perché egli trova in essa fatti, personaggi più o meno noti, qualcosa di sé e della propria storia, ma anche perché l’Autore riesce a comunicare la grande passione con cui ha svolto la ricerca, nonché i valori profondamente umani, che hanno permeato la vita dei protagonisti.
Marco Sampietro
Marco Sampietro, Lecco, 1976.
Laureato in Lettere con indirizzo classico all’Università Cattolica di Milano, è docente di ruolo presso il Liceo Ginnasio Statale “A. Manzoni” di Lecco. Oltre alla didattica del latino, si occupa di storia locale, in particolare di credenze popolari e ritualità folklorica in Valsassina, tenendo conferenze e curando mostre storico-etnografiche per enti pubblici e associazioni.
Fa parte della redazione della rivista di studi storici, “Archivi di Lecco e della Provincia”, con la quale collabora dal 2003. Nel settore dell’editoria scolastica, per l’editore Carlo Signorelli ha curato tre volumi della collana “Mondo di Roma” e per l’editore Bompiani ha elaborato, assieme a Marco Moscio, un versionario di latino per il biennio della scuola superiore. Sua principale pubblicazione è “Introbio, una comunità parrocchiale nei secoli” (con E. Magni e F. Oriani, Parrocchia di Introbio, 2006).