L’orso vegano e le genti delle Terre Alte

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Associazione Territorio senza Grandi Predatori
Quanto successo con l’orso M13 in Val Poschiavo dimostra che il buon senso e il rispetto del diritto all’autodeterminazione delle popolazioni che vivono nell’arco alpino non abbondano a livello di certi politici e di una parte, per fortuna minoritaria, dell’opinione pubblica.

I Poschiavini hanno preso atto con grande turbamento della superficialità ed arroganza di coloro che, facendosi forti di quanto imparato dai cartoni animati o dagli edulcorati documentari del WWF, si sono arrogati il diritto di giudicare l’operato di chi si è trovato a dover subire una grave ed ingiusta minaccia alla propria integrità fisica ed economica.

Da un lato vi è stato il ruolo di una parte dei media che, invece di riportare i fatti come sono realmente, ha fornito informazioni scorrette e fuorvianti, volte a scatenare la reazione emotiva dei più ingenui ed a confezionare un nuovo status dell’orso, quello che ne abolisce per decreto la condizione di “belva”, lo proclama un peluche vivente, un “timidone”, un “vegano”. In verità l’indole pacifica e l’innocuità dell’orso per l’uomo sono pura invenzione. Un esperto che non ha paura dei grandi predatori non è un esperto: quando l’orso ha fame mangia di tutto e non ha nessuna difficoltà ad uccidere e divorare anche mammiferi di grossa taglia, uomo compreso! Fonte di cibo, quest’ultimo, cui ricorre con discreta regolarità in quelle regioni, come il Nord America, Russia, Bulgaria e Romania, dove il suo numero è sufficientemente grande da rendere più frequenti gli incontri con gli umani.

Impronta di M13 al risveglio dal letargo, febbraio 2013.

 

Dall’altro si è scatenata la furia del “fronte animalista”, che ha associato, alle abituali dimostrazioni d’incompetenza e dilettantismo, un raggelante disprezzo nei confronti degli animali domestici mangiati vivi dal “tenero orsetto” o costretti a vivere all’interno dei recinti invece che al pascolo. Saremo anche “solo” dei contadini e dei montanari, ma ci riesce veramente difficile capire perché lasciar sbranare cavalli, asini e pecore sia perfettamente etico e sparare ad un orso no. Forse è perché certi animali sono più “bio” di altri ed hanno quindi diritto ad una maggiore dignità. Certo i più colti ed evoluti cittadini sanno fare meglio queste cose. Infatti a Berna gestiscono una fossa ed un parco chiuso per orsi: strano, però, che non li lascino liberi di aggirarsi nei boschi e nelle campagne della capitale… ma, forse, è vero che quanto più lontano sono questi animali, tanto più è facile provare affetto per loro. Così come è evidente che tale affetto deve comunque essere piuttosto selettivo, se è vero come è vero che nel parco di Langenberg, nel Canton Zurigo, hanno fatto partorire un’orsa perché gli orsacchiotti attirano più visitatori e poi, per fare spazio, hanno ucciso un orso adulto nell’indifferenza generale, in particolare di animalisti, Verdi e compagnia.

In Val Poschiavo è stato fatto molto per la tutela dell’ambiente. Contadini ed alpigiani conducono una vita molto dura e priva di agi, dovendosi occupare delle colture, delle mandrie sugli alpi, della fienagione, della manutenzione ordinaria delle infrastrutture, della riparazione dei danni provocati dalle intemperie, dei figli e di mille altre cose prioritarie per la sopravvivenza della comunità. Il loro lavoro è però particolarmente prezioso per l’intera Nazione perché permette di preservare le grandi risorse delle “terre alte”: dall’acqua (fonte di energia pulita), al legno, al verde fertile, al paesaggio, alla possibilità di produrre alimenti di alto valore nutrizionale, alla preservazione della natura come fonte di salute, innanzitutto per chi vi risiede ma anche per gli abitanti delle regioni urbanizzate. È però incompatibile con la libera circolazione di belve feroci, che si tratti di orsi o di lupi. Lo è sempre stato, lo è ora e sempre lo sarà. Perché non bastano le stupide fantasticherie dei burocrati e degli ambientalisti da salotto a cambiare le regole della natura. E noi, purtroppo, con M13 siamo stati costretti a sperimentarlo sulla nostra pelle per colpa di gente che né ci conosce né mai ha messo un piede nella nostra valle. Che, vale la pena di ricordarlo, è la terra che abitiamo e lavoriamo da innumerevoli generazioni, dove sono sepolti i nostri avi e sono nati i nostri figli. E che, sino a prova del contrario, è casa nostra.

In queste settimane c’è chi si è permesso di lanciare degli anatemi terribili all’indirizzo della nostra terra e, senza provare vergogna, ha invitato al boicottaggio della Val Poschiavo. Ma cosa vogliono costoro? Veramente auspicano l’estinzione delle popolazioni di montagna, l’abbandono delle terre alte e la loro restituzione alla selva, agli orsi ed ai lupi? E, nel farlo, sono consapevoli che ciò vorrebbe dire privare il nostro Paese di una insostituibile fonte di cibo e di energia che potrebbe risultare decisiva per sopravvivere negli anni di terribile crisi finanziaria, politica e sociale in cui l’Europa sta precipitando in modo sempre più evidente? Se veramente è questo che vogliono, allora vale la pena di chiarire subito le cose: hanno sbagliato valle ed hanno sbagliato gente.

 

Servizio stampa dell’Associazione per un Territorio senza Grandi Predatori