Il tedesco?
Inquietudini e opportunità di una minoranza: la nostra!

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Ricominciamo da capo: si tratta del nostro interesse!
Nella nostra prima valutazione vi abbiamo parlato di: cognizioni del tedesco da migliorare sia per chi studia sia per coloro che intendono portare a termine un tirocinio. Infatti, le premesse per accedere con successo al mercato del lavoro sono diventate più ardue e devono essere misurabili.

I nostri sforzi vanno uniti, a ogni livello. Quando “gli altri” si saranno accorti che siamo migliorati in ambito linguistico (si è mai dubitato delle nostre altre capacità), si riapriranno di nuovo le porte. C’è da discuterne a tutti i livelli. In ogni ambito si racchiudono delle conoscenze e la creatività necessaria per migliorare la situazione nella direzione auspicata. Vediamo dove.

I giovani. È doveroso ricordare che i giovani capaci e motivati hanno meno problemi con il tedesco di base. Esattamente al contrario degli altri ai quali manca un fattore avvincente reale. Una verità che si capisce, purtroppo, solo dopo. Anche dopo aver frequentato il corso al Plantahof (preso a volte sottogamba) come pure il decimo anno scolastico con degli obiettivi poco focalizzati e per niente misurabili. Era forse differente una volta? Forse no, ma si tratta del presente, con le sue nuove esigenze di sopravvivenza economica, che si è cambiato.

In ambito famigliare sarà saggio usare delle scelte oculate. Sono troppe le offerte al di fuori della scuola? Poche discipline ma ben scelte (come sport e musica o altri abbinamenti) forse, dovrebbero bastare, affinché si possa trovare il tempo necessario da dedicare a quanto ci sarà di sicuro richiesto nel mondo del lavoro. Se si rimane in Svizzera, la conoscenza del tedesco. Il contatto con la scuola inoltre va sfruttato per agire di comune accordo durante tutto il periodo della crescita intellettuale e fisica dei giovani. Per conoscerne forze e debolezze e per sfruttare in modo ottimale quanto la scuola ci offre. Pure per i tempi e i modi da riservare ai compiti. Il tempo, purtroppo, non si lascia riavvolgere!

In ambito scolastico, come avrete potuto capire dalla nostra prima informazione, le cose si evolvono a favore dei giovani che intendono studiare avanti. Si troveranno delle soluzioni anche per chi vorrà seguire un tirocinio e magari una scuola superiore più tardi. Solo però se lo vogliamo. I segnali dati dal Dipartimento dell’Educazione in questo senso sono incoraggianti. Il programma scolastico parla di quanto si deve raggiungere come minimo. Rimangono però libere le iniziative a “fare di più”. Anzi, ci potrebbero essere aiuti economici da un fondo predisposto a questo scopo.

Siamo fiduciosi perché i progetti dovranno scaturire nell’ambito dalla nostra scuola, seguiti dall’ispettore scolastico e dai Consigli Scolastici. Si dovranno fissare limiti, obiettivi precisi e misurabili, da scegliere i metodi didattici più appropriati con occhio di riguardo all’impiego delle risorse umane. Pure nell’ambito del decimo anno abbiamo avuto l’impressione che si cercherà di voler mettere in luce maggiormente la lingua tedesca. Alcuni accertamenti a questo scopo sono già stati messi in atto.

E la nostra italianità? Per italianità non s’intende non saper comunicare in tedesco. Probabilmente è l’appartenenza alla civiltà, alla cultura e alla lingua italiana: forse anche quella creatività nel trovare soluzioni al di fuori degli schemi. Come quelle che servono nel nostro caso. Esattamente quelle apprezzate in noi italofoni quando stiamo oltralpe (e conosciamo la lingua). Dovremo però rinsaldare, questo nostro essere italofoni. Usando la lingua il più possibile e in ogni occasione: il nostro dialetto, a scuola, deve essere bandito.

E l’inglese? Facciamo un passo alla volta. Per chi “va avanti” è un “must” (da fare), per gli altri un “nice to have” (bello da avere)! Non è ancora il “mercato del lavoro” di riferimento. Quello tedesco, sì!

Per finire. Ognuno di noi ha la sua di storia, riguardo al tedesco. Gli adulti sanno come sono andate le cose, con il senno del poi. Alcuni si sono arrangiati, altri sono stati bravi e altri ancora, si sono arresi. I tempi e le condizioni però sono cambiati. Ci piaccia o no. Noi abbiamo preferito informare sui fatti di nostra conoscenza. Abbiamo scelto di non lamentarci ma di cercare delle soluzioni in comune per raggiungere lo scopo finale: dare delle opportunità maggiori ai nostri “figli” per accedere al mercato del lavoro “svizzero”. Le conoscenze del tedesco ne sono una premessa importante. Se ognuno, per quanto gli compete, agirà di conseguenza, arriveremo a questo nobile traguardo.


Daniele Misani, Presidente Associazione Artigiani e Commercianti
Francesco Vassella, orientatore professionale
Paolo Sterli, gruppo di coordinamento degli apprendisti FR
Roberto Nussio, membro della commissione di vigilanza scuole medie GR