La questione irrisolta dei munt

0
5

Più si va in profondità, più le cose si fanno torbide
Fino a ieri sembrava tutto chiaro: munt di vacanza=case secondarie. E invece no. La matassa è molto più ingarbugliata e non si può ancora girare pagina.

Sono tra i 1500 e i 1800. Punteggiano i fianchi della Valposchiavo e fanno parte del nostro patrimonio storico, culturale e architettonico. Sono belli, curati e l’orgoglio di tanti valposchiavini. In questo momento sono anche e soprattutto dei letti freddi. Sono le baite in montagna, i cosiddetti munt, in dialetto.

Prima e dopo la votazione sull’iniziativa Weber sono stati al centro del dibattito in Valposchiavo. La paura maggiore era che venissero considerati case secondarie. Dalla settimana scorsa sappiamo che i munt di vacanza sono, in effetti, case secondarie, e che invece quelli usati per scopi agricoli non lo sono. Chiariti quindi tutti i dubbi? No, per nulla.

 

L’interrogativo ora è il seguente: Quali dei 1500-1800 munt fanno parte della prima o della seconda categoria? Prima del 2000, tutti i munt erano ritenuti edifici agricoli. Di primo acchito, diremmo quindi che quasi tutti sono case primarie. Ma è davvero così? Sono ben pochi quelli utilizzati ancora dai contadini.

Abitate tutto l’anno o per poche settimane

Dal 31 marzo 2000, con l’entrata in vigore dell’Ordinanza federale sugli edifici e sulle abitazioni, tutte le case abitate o abitabili devono essere inventariate nel Registro federale degli edifici e delle abitazioni, in breve REA. Nel registro si devono inserire tutte le case, anche quelle non abitate tutto l’anno o che si trovano fuori dalla zona edificabile. Questa banca dati contiene quindi le principali informazioni relative alle abitazioni sull’intero territorio nazionale e viene utilizzato a scopo di statistica, di ricerca e di pianificazione.

 

Grazie ai dati inseriti in questo inventario, che confluiscono nella statistica degli edifici e delle abitazioni (SEA), la Confederazione può stabilire se la quota del 20 per cento di case secondarie è stata superata nei singoli comuni. Stando a queste informazioni, la percentuale di case secondarie nel comune di Poschiavo raggiunge, senza i munt,  il 20,9 percento. La quota nel comune di Brusio è invece inferiore al 20 per cento.

REA, un registro incompleto 

In passato, nel REA venivano inseriti unicamente i munt abitati tutto l’anno. In gergo tecnico, stiamo parlando degli edifici e delle abitazioni situati nelle aree ubicate fuori dalle zone edificabili, occupati in permanenza. Per ora, quindi, la maggior parte delle baite in montagna non è registrata nella banca dati federale.

Dopo il voto sull’iniziativa Weber, l’Ufficio federale di statistica vuole conoscere l’utilizzo esatto di tutti gli edifici sparsi sul territorio elvetico per definire con precisione la percentuale delle abitazioni secondarie in tutti i comuni della Svizzera. Prima del novembre 2014, per circa 80 comuni, tra cui anche i comuni di Poschiavo e di Brusio, le indicazioni nel REA concernenti l’utilizzazione delle abitazioni non erano sufficientemente dettagliate.

 

Se per il comune di Brusio, l’aggiornamento dei dati nel registro federale ha significato un abbassamento della sua percentuale delle case secondarie, per il comune di Poschiavo rimangono ancora aperte le due possibilità: un aumento oppure una diminuzione della percentuale delle case secondarie. La seconda opzione sembra più reale visto che, stando all’ultimo comunicato dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE, nella procedura di esame è emerso che a seguito della revisione dei dati, la quota di abitazioni secondarie è scesa sotto il 20 per cento in quasi tutti i comuni interessati.

Siamo solo all’inizio 

Il comune di Poschiavo ha ora tempo fino alla metà di giugno 2015 per inserire nel registro federale tutte le baite della Valposchiavo. Si tratta però di un lavoro ciclopico. Aggiornare il REA, significa immettere, per esempio, numero delle camere, dimensioni delle abitazioni, tipo di riscaldamento ecc. per ogni singolo edificio e abitazione situati nelle aree fuori dalle zone edificabili.

 

In poche parole si dovrà attingere all’archivio delle licenze edilizie, dove disponibili, oppure svolgere dei rilievi sul campo. Questa attività potrebbe comportare una mole di lavoro enorme, il cui costo non è quantificabile; una bolletta salata e difficilmente digeribile per il comune di Poschiavo, alle prese con una situazione finanziaria per nulla rosea, per usare un eufemismo.

Fino a ieri, l’interrogativo delle case secondarie sembrava essere archiviato con le equazioni: munt di vacanza=case secondarie; munt a scopo agricolo=case primarie. Invece, rimangono in sospeso ancora tanti punti di domanda. C’è da chiedersi se le nostre baite, che alcuni decenni fa erano piene di fumo, miseria e fame, possono esssere considerate delle case secondarie, alla stregua dei chalet o delle ville lussuose, costruite a suon di milioni in Engadina, in Vallese o nell’Oberland bernese. Insomma, la questione dei munt rimane irrisolta.


Link
Registro federale degli edifici e delle abitazioni (REA)
Statistica degli edifici e delle abitazioni (SEA)

Articoli correlati
Quando decide chi ha perso in votazione…
“Silva, cosa stai facendo per noi?”