Valposchiavo in treno – Sesta Tappa: Poschiavo, “il Borgo che si fa beffa di ogni attesa”

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Quante volte ho atteso il nostro trenino rosso alla stazione di Poschiavo e quante volte da qui sono partita per valicare le nostre montagne e scendere a Chur.

Così disse Wolfgang Hildesheimer

Mi piace, in attesa sulla banchina, osservare i turisti, indovinare da dove vengano, intuire quale sarà la destinazione finale. Ci sono giorni in cui da qui passa tutto il mondo, con gruppi più o meno vocianti in funzione della loro origine.

E’ una stazione davvero speciale, passante sì, ma con di fronte alte montagne da superare; la campana segnala l’arrivo dei treni, che siano Regio o Express; a ogni arrivo c’è un rituale sempre uguale: si aprono le porte, i turisti scendono, i più raggiungono autobus e auto e ripartono. I capitreno, così come i capistazione, si salutano e la stazione è tutto un brulicare di umanità piena di valigie e zaini, dallo sguardo soddisfatto e realizzato, tipico di chi ha appena concluso una giornata intensa.

Sì, questo è un luogo che mette allegria, che alterna momenti frenetici a placide e silenziose attese, un po’ come le strade e la piazza del Borgo. Avete notato la luce? Arrivando dalle vette, lasciate le quote alpine, la luce di Poschiavo è avvolgente, rassicurante, pastosa, come l’aria. A Privilasco ci si prepara già per scendere, qualche volta si sosta in attesa del via libera e lo sguardo spazia verso i campanili delle nostre chiese e delle nostre cappelle; là, in fondo, ci sono la Chiesa di Santa Maria Assunta e il Convento, la pianura e poi il lago, a due passi invece c’è il Borgo, abbracciato dai pendii boscosi e dal Poschiavino.

A Poschiavo non ci si può perdere, non nel senso fisico del termine; si impara presto a leggere la maglia di vicoli e vie su cui è costruito. Ci si può perdere, invece, lasciando che la fantasia vi guidi e vi ispiri nella vostra visita. Scoprirete palazzi patrizi, dimore agresti ed edifici contemporanei, tutti armoniosamente insieme. Sorprese che si susseguono e si rinnovano a seconda dell’ora del giorno, con suggestioni davvero uniche al tramonto. Se amate i musei, poi, Casa Console è un museo nel museo: casa e quadri sono i gioielli a due passi dalla Piazza Comunale e non sono certo da meno, pur con caratteristiche diverse, Casa Tomè e Palazzo de Bassus-Mengotti, sedi del museo poschiavino.

Nel 2012, quando Poschiavo ospitò la settimana di studio Alp Week, in occasione del passaggio della presidenza della Conferenza delle Alpi dalla Svizzera all’Italia, il programma dei lavori si apriva con un pensiero di Wolfgang Hildesheimer, cittadino onorario dal 1982 (di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, celebrato a partire dal 17 settembre) tratto da “L’inatteso!”:

Nella Valle di Poschiavo vi ci si imbatte non solo nella natura, ma anche nei paesi con le loro singolarità architettoniche, specie a Poschiavo, il capoluogo, la cui originalità si fa beffa di ogni attesa. Alla torre pendente di Pisa ci si abitua subito, è un monumento, si è preparati. Ma l’esperienza dell’inatteso, singolare, unico, o addirittura dell’eccentrico, specie se è animato dall’uomo e permeato di vita non diventa mai routine. Ogni nuova visita comporta una replica della prima esperienza. Tale tesi può esser confutata, ma qui si tratta di fatto sperimentato.

Sì, non c’è dubbio: Poschiavo sa farsi beffa di ogni attesa!


Chiara M. Battistoni