“Occupati di Amelia” in salsa poschiavina

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    Nel fine-settimana appena trascorso, la «Filodrammatica poschiavina» ha messo in cantiere «Occupati di Amelia», una commedia esilarante di Georges Feydeau (1862-1921) inscenata per la prima volta a Parigi nel 1908. Per chi non volesse farsi sfuggire l’occasione di un’abbuffata di divertimento e per ammirare la bravura di un’agguerrita compagine di attori a “chilometro zero”, la filodrammatica replicherà lo spettacolo sabato e domenica prossimi, 4 e 5 febbraio 2017, nella sala di Casa Torre a Poschiavo.

    L’autore francese Georges Feydeau fu uno tra i maggiori innovatori della seconda metà dell’Ottocento del genere teatrale vaudeville, un filone che si contraddistingue per una drammaturgia leggera e goliardica, senza alte pretese letterarie, in cui Feydeau riesce tuttavia a mettere in ridicolo la doppia morale borghese della Belle Époque. «Occupati di Amelia» è uno dei suoi pezzi di maggior successo ed è, in sintesi, la storia una domestica, Amelia, che grazie alle sue relazioni riesce a risalire la scala sociale e viene coinvolta dall’amante Stefano e dal suo migliore amico, Marcello, in un finto matrimonio che tale poi non si rivelerà: la trama è riccamente condita con tradimenti, gelosie e malintesi all’insegna del divertimento. Altri protagonisti sono il principe di Palestrie, invaghitosi di Amelia, e il padrino di Marcello, Van Putzeboom (che nel pezzo messo in scena a Poschiavo è stato adattato in madrina). «Occupati di Amelia» ebbe anche una rivisitazione cinematografica del regista Claude Autan-Lara nel 1949.

    A distanza di più di un secolo, questo vaudeville sembra comunque aver mantenuto quella giusta freschezza che gli consente di apparire ancora brillante nel contesto contemporaneo. La rappresentazione della «Filodrammatica poschiavina», sotto la regia di Luca Radaelli, ne è una viva testimonianza, che non avrebbe certo avuto bisogno di nessun accorgimento moderno (… penso qui soprattutto all’uso del telefonino per inviare un messaggio) per dimostrarsi tale. Ma questa è un’annotazione di scarso rilievo, a fronte della buona mimica e dizione e di un’impeccabile movimento di palcoscenico messo in campo dagli attori, nonché del ritmo serrato impresso all’intera commedia.

    Onore e merito dunque a regista ed attori, che sono riusciti a tenere alta la tensione dall’inizio alla fine, in un pezzo diviso in quattro atti senza pausa. Il teatro in generale (e la compagine poschiavina nel particolare), rispetto ai mezzi scenografici moderni (cinema, televisione e video su internet), non può e non deve temere alcun confronto, poiché a livello emotivo l’effetto live supererà sempre di gran lunga quello dello schermo.

    Grazie e in bocca al lupo, «Filodrammatica poschiavina», per il tuo laborioso impegno a favore del teatro locale!


    Achille Pola