Sportiva Palü, notturna in Motta Bianca

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Quella che voleva essere una gita al chiaro di luna sull’affascinante Gemsfreiheit è mutata in un’uscita notturna sulle nevi della Motta Bianca. Infatti, anche ad una altitudine come quella della Diavolezza, lo strato di neve non era sufficiente per permettere una gita di notte in quella regione.

Ci si è quindi decisi per una gita ridimensionata su un colle, quello della Motta Bianca, senza troppi sassi. Quattro intrepidi giovanotti (Francesco bravissimo coordinatore e guida, Christian, Niki, Diego) e due appassionati di sci-alpinismo un po’ più attempati (Marco e il sottoscritto), oltre all’atletica Anita, sono partiti da Ospizio Bernina con gli sci e le pelli di foca.

All’inizio c’era un po’ di vento e faceva freddo, e io sinceramente avrei abbandonato l’impresa e sarei passato direttamente alla cena… Per gli altri invece era chiaro: si sale nell’oscurità di una luna nascosta forse proprio dallo stesso serpentone del Maloja arrivato fino alle pendici del Bernina, e così ho acceso la torcia pure io e via. Devo ammettere che non avrei mai pensato di come possa essere magica l’atmosfera di notte con gli sci. Infatti dopo alcune battute dei più baldanzosi il gruppo godeva l’essere immersi in una quiete quasi assoluta, rotta solo dallo struscìo delle pelli sulla neve fresca.

In poco meno di un’ora abbiamo raggiunto la meta, e subito sono affiorati i ricordi, proprio lì dove quarant’anni fa si lasciava l’archetto (“il bügel”) della sciovia. La discesa? Da sogno! Un fondo compatto ed uno strato di neve fresca ideale per uno spasso totale, purché breve. Con le torce abbiamo dato uno sguardo alle sette tracce disegnate sull’ultimo pendio, qualcuno ha detto “un ornamento”.

La luna è spuntata proprio dopo l’ultimo piatto dei gustosi pizzoccheri nel Cambrena di Alice. Ci è mancata? No – perché c’era tutto il resto. Rilke alla fine della poesia “Passeggiata notturna” lo esprime così: “(…) E chi troppo comprende manca l’incontro con l’Eterno. A volte in notti grandi come questa siamo quasi fuor di pericolo, in leggere parti uguali spartiti fra le stelle. Immensa moltitudine.”


Andrea Lanfranchi per la SPP