Da mercoledì 15 a venerdì 17 febbraio si è svolto l’oramai tradizionale corso di scialpinismo delle terze superiori di Poschiavo. Malgrado la scarsità di neve, la tre giorni è andata a buon fine senza infortuni e con un’esperienza in più nel bagagliaio…
Correva oramai il lontano 1993 quando nelle superiori è stata lanciata la formula del corso sportivo invernale che prevedeva sci alpino per le prime, sci di fondo per le seconde e scialpinismo per quelli di terza (che con il tempo ha visto sopraggiungere pure le escursioni con le ciaspole).
In compagnia della guida alpina Moreno Demonti, coadiuvato dai monitori Christian, Romano e Francesco, gli allievi delle terze si sono dati appuntamento a Sfazù. In una magnifica giornata, a gruppetti la combriccola si è spostata verso il Lagh da Saoseo, dove i più intrepidi hanno affrontato la salita verso il Pass da Sach.
Durante la giornata, a gruppi sono stati svolti esercizi pratici di ricerca con ARTVA, pala e sonda ed i giovani inesperti hanno ricevuto utili consigli da guide alpine e monitori. Fare sport nella neve, e perdipiù fuoripista, è una pratica che richiede le dovute attenzioni nella scelta del percorso e nella valutazione delle condizioni della neve.
Arrivati nella capanna CAS di Lungacqua, il gruppo è stato nuovamente informato sul modo in cui vanno preparate le gite. Dopo un’ottima cena, la serata si è protratta fino alle 22:00, che coincide con il silenzio assoluto per tutti i capannari.
Dopo una sveglia mattutina (troppo presto, secondo alcuni partecipanti) ed una lauta colazione, si rimontano le pelli e si parte verso il Piz Ursera per gli scialpinisti e verso la Capanna Viola (o Polentahütte) per i ciaspolai. In una giornata da cartolina, sono ben 14 gli scolari che arrivano in vetta, dalla quale la vista verso la Valposchiavo sulla testata del Bernina ad ovest è a dir poco mozzafiato. Sciando “sulle uova” si ritorna dunque a valle per godersi gli ultimi raggi di sole.
L’ultimo giorno prevede l’ascesa del Motàl per gli scialpinisti, che si godono poi la discesa a valle e la bella polvere nella parte alta del bosco. I ciaspolai passano dal Plan da San Franzesch per poi scendere verso Sfazù.
A giochi fatti, malgrado le levatacce mattutine già accennate e le lunghe camminate, l’esperienza è piaciuta molto. In particolare il fatto di raggiungere il Piz Ursera, malgrado le fatiche, è stato menzionato come punto culminante per molti. Altri, invece, hanno di gran lunga preferito la vita post gita in capanna. Tutti, però, si sono detti soddisfatti di aver potuto trascorrere tre giorni diversi dal solito. Degno di nota è stato il comportamento di questi ragazzi, che in tre giorni non si sono lamentati, hanno seguito orme e consigli di guide alpine, monitori ed insegnanti e hanno vissuto emozioni difficilmente riproducibili tramite foto, filmati e testi…
Un ringraziamento particolare va soprattutto alla famiglia Heis per l’ospitalità in capanna, alla guida alpina Moreno Demonti ed ai monitori Christian Semadeni, Romano Tosio e Francesco Lanfranchi per la professionalità, la tenacia e la pazienza nell’accompagnare ragazze e ragazze che tra alcuni mesi saluteranno la scuola dell’obbligo. Grazie mille… e alla prossima!
Lino Compagnoni, per le terze superiori