Sergio Raselli è per oltre 40 anni giornalista presso la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI). Conseguita la maturità commerciale a Coira, il suo sogno nel cassetto è diventare cronista sportivo. In quel momento, però, non ci sono posti disponibili quale cronista e quindi, un po’ per caso, finisce a fare il giornalista presso l’allora RTSI, che in seguito si rivelerà la professione della sua vita.
L’arte dell’essere giornalista la impara direttamente sul campo di battaglia. Dopo alcuni anni si accorge però di avere un background di conoscenze lacunoso e quindi, per compensarlo, decide di proseguire gli studi presso la facoltà di scienze politiche all’università di Losanna. Durante gli studi continua a lavorare a tempo parziale per la RSI e, all’interno dell’azienda, il giornalista valposchiavino ha la possibilità di sperimentare tutti i campi dell’informazione: quello nazionale nel periodo trascorso a Berna, quello internazionale tramite la conduzione di dibattiti, e quello regionale, incentrato sui Grigioni. Dapprima per la radio e in seguito per la televisione, i servizi di Sergio Raselli hanno riportato fatti di cronaca, così come approfondito vari temi.
La collaborazione con la RSI si è conclusa l’anno scorso per due motivi principali: da una parte la sua richiesta di un prepensionamento parziale per motivi socio-familiari, dall’altra le misure di risparmio messe in atto dall’azienda di Comano. Un’uscita di scena in punta di penna, come la definisce Raselli, che però lo lascia con l’amaro in bocca. Ma la chiusura della porta RSI non coincide per forza con la fine della sua attività giornalistica: infatti, Sergio Raselli ha intenzione di proseguirla, magari sperimentando nuove forme.
L’anno scorso è stato per te l’anno del pensionamento. Qual è il bilancio generale della tua carriera?
Come tutte le carriere, anche la mia è stata segnata da alti e bassi. Certamente il modo in cui sono uscito di scena non mi fa troppo felice, ma ripensando agli anni trascorsi devo dire che sono i momenti belli ad essere largamente preponderanti rispetto a quelli bui. Ciò che più ho apprezzato di questa professione è stato il contatto con le persone, molto più gratificante confrontato a quello con le autorità.
Durante gli anni della tua carriera, com’è cambiato il lavoro del giornalista?
Dal punto di vista tecnico è cambiato radicalmente. La tecnologia ha stravolto il modo di produrre l’informazione. Per esempio non ho mai dovuto montare un servizio, mentre ora un giornalista esegue da solo il montaggio e a volte fa pure le riprese in modo autonomo. Devo ammettere che in parte ho sofferto questo cambiamento, ma ciò è dovuto alla mia scarsa propensione nell’innamorarmi delle nuove tecnologie.
Guardando al giornalismo in generale, quello che ho notato è che ora c’è quasi sempre una ricerca spasmodica dello scoop. L’importante è arrivare per primi a una notizia, cosa che spesso va a discapito della verità e dell’oggettività dell’informazione.
Un altro aspetto è quello della ripetitività: ogni giornale riprende una notizia più volte pubblicando a ogni ripresa un particolare in più, una tendenza che rende noiose le testate giornalistiche.
Sostanzialmente credo però che il lavoro del giornalista sia rimasto uguale, mentre sono i ritmi ad essere cambiati radicalmente.
Pensi che la Valposchiavo e le altre valli del Grigioni italiano siano ben rappresentate nei servizi della RSI?
Obiettivamente trovo che, nell’arco degli anni, queste regioni siano sempre meglio rappresentate, anche se non è da escludere un margine di miglioramento.
In passato aprirsi un varco all’interno del “ticinocentrismo” presente nell’azienda di Comano non è stata impresa facile. Per giungere alla situazione attuale, assieme all’impegno, alla perseveranza e a volte pure all’insistenza, le pressioni politiche e istituzionali hanno giocato un ruolo chiave. Ora devo dire che, anche a livello numerico, sono parecchi i giornalisti grigionitaliani presenti tra le file della RSI.
Come valuti il livello del giornalismo regionale della Valposchiavo?
Secondo me è un servizio più che soddisfacente. Penso siano poche le valli che possono fruire di due testate giornalistiche locali parallelamente a radio e televisione. Chiaramente il contenuto della cronaca regionale non è così avvincente come quello nazionale e internazionale, però rimane comunque un servizio per la popolazione.
A volte le voci critiche mancano, però, per esempio nel caso di dibattiti politici; i singoli possono esprimersi sulle varie testate, così le diverse opinioni hanno la possibilità di raggiungere la popolazione così come le autorità.
Cosa consiglieresti a un aspirante giornalista?
Innanzitutto trovo che una buona formazione di base sia indispensabile. Dopodiché una formazione specialistica completerebbe al meglio il bagaglio con cui affacciarsi al mondo del lavoro. L’importante poi è lanciarsi con rigore, serietà, entusiasmo, curiosità e impegno in un mondo in cui a volte risulta difficile muoversi, ma che quasi sempre risulta molto affascinante.
Alice Isepponi
Grande Sergio!
Mancherai a tutti noi che guardiamo la RSI.
Maurizio Raselli
Caro Sergio
Grazie per il tuo quarantennale impegno a favore del Grigionitaliano. Ti auguro ancora molte soddisfazioni nel campo del giornalismo. Occhio, che dietro di te i pesci ti osservano. Girati piano.