Orgoglio e identità dei “pus’ciavin” di Coira

0
1037

Si è concluso domenica pomeriggio, presso le scuole di S. Maria a Poschiavo, il tour de force del gruppo teatrale dei pus’ciavin di Coira. Lo spettacolo messo in scena questa primavera è stato “Ris e rost par li nozzi da Rusina”, una commedia dialettale in due atti di Massimo Lardi, a cui il regista e attore di lunga data, Antonio Godenzi, ha aggiunto unicamente una comparsa, quella di barba Toni (da lui stesso impersonato), che intende essere la sua ultima apparizione dopo una lunga carriera amatoriale dedicata alla apprezzatissima compagine coirense. La scelta dei costumi e di una schietta scenografia, tipica dei teatri popolari dialettali, è avvenuta nel solco della tradizione, mentre il ritmo è stato di buona levatura e la dizione dialettale di tutti gli attori non ha deluso le aspettative. Degna di nota, fra l’altro, la presenza in scena di due bravi attori di “seconda generazione”, la cui parlata non si è per nulla distinta dal resto del gruppo.

Il ruolo e l’importanza della famiglia, nonché la collaborazione e la solidarietà fra i suoi membri in tempi di guerra, estesa in modo più generale a tutti gli abitanti del paese e della valle, fanno di questa commedia in dialetto un sunto delle principali tematiche affrontate da Lardi nella sua letteratura. Non mancano anche altri temi molto cari alla sua penna, come ad esempio il contrabbando, la religione e la patria, i quali vengono qui affrontati con comicità e ironia. Basti poi citare lo scontro fra l’esigenza di un contrabbando di sopravvivenza e l’applicazione della legge con buon senso per mostrare come l’autore non abbia solo scritto una commedia per divertire il pubblico, ma per indurlo anche a riflettere. Inoltre, con questo pezzo teatrale, Massimo Lardi (classe 1936) compie un atto d’amore di inestimabile valore verso tutte le generazioni della sua valle. Vocaboli del dialetto poschiavino quali féda, sbrèga, stèrn, angègar, sgarbasàc, scarföi, per menzionarne solo alcuni, oltre a restituire la musicalità della parlata di un tempo andato, testimoniano di un mondo rurale ormai scomparso.

È sintomatico l’attaccamento alla propria terra dei pus’ciavin di Coira, che di anno in anno raccolgono la sfida del teatro in dialetto quale segno distintivo di una loro precisa identità culturale. Le vicende di contrabbando di cui si parla in “Ris e rost par li nozzi da Rusina” si sono ottimamente prestate quale rimedio a questa loro urgenza. Onore dunque ai pus’ciavin di Coira per l’impegno profuso, il buon umore (ri)portato in patria e auguri per i loro prossimi progetti!


Achille Pola