Venerdì scorso, a seguito dell’Assemblea annuale del Giardino dei Ghiacciai, il Dott.Daniele Lorusso del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli studi di Milano, invitato da Romeo Lardi ad intrattenere gli intervenuti, ha tenuto una conferenza dal titolo “I cambiamenti climatici: dalla scoperta al riscaldamento globale”.
“Al giorno d’oggi tutti sappiamo del problema dello scioglimento dei ghiacciai: – ha esordito il Dott. Lorusso – questo provoca in noi timore, ma di certo non ci lascia sorpresi. Quello che può lasciare sorpresi è domandarsi quando si è avuta per la prima volta la consapevolezza che il clima può cambiare”.
Inizia così, dalla presa di coscienza che fino ai primi decenni del 1800 nessuno si era interrogato sulle oscillazioni climatiche, la conferenza del Dott. Lorusso. Lo stesso studioso prosegue spiegando che si arrivò a risolvere questo interrogativo sulle variazioni climatiche quasi per gioco, più per spiegarsi lo strano caso dei massi erratici, che per un effettivo interesse scientifico.
Si scoprì, infatti, che i massi erratici erano stati spostati dall’avanzare e dal ritrarsi dei ghiacciai e non erano stati trasportati lì dal biblico diluvio universale, come qualcuno ipotizzava. Quindi, si arrivò a capire, come alcuni abitanti delle montagne già sapevano, che in passato i ghiacciai erano molto più grandi e le oscillazioni climatiche ne avevano sempre modificato l’estensione.
A farlo notare fu un estraneo al mondo scientifico, il boscaiolo Jean-Pierre Perraudin, che aveva osservato come in passato il Grimsel (ghiacciaio svizzero) fosse più esteso. L’attento osservatore e appassionato di montagna comunicò le sue osservazioni all’ingegnere svizzero Ignaz Venetz, il quale ne parlò con gli scettici ricercatori Jean de Charpentier e Louis Agassiz. Quest’ ultimo fu il più lesto a capire l’esattezza e l’importanza di questa rivelazione, accaparrandosene il merito. Nel 1840 propose, infatti, la prima teoria delle glaciazioni nel suo libro Étude sur les glaciers (Studio sui ghiacciai).
La conferenza è poi proseguita con un excursus generale sul fenomeno del riscaldamento globale e sugli effetti di questa situazione a breve e a lungo termine. L’incremento di temperatura sul pianeta è attribuibile all’aumento dei gas serra, in particolar modo all’anidride carbonica. Dal 1860 ad oggi la temperatura terrestre è aumentata di circa 0,8 gradi, si stima però che al ritmo degli ultimi decenni, nel 2100 la terra potrebbe arrivare ad avere da 1,5 gradi (migliore ipotesi) a 11 gradi (peggiore ipotesi) in più.
Questo innalzamento vertiginoso delle temperature, mitigato o meno dagli interventi futuri dell’uomo, andrà a cambiare tutti gli ecosistemi esistenti, causando lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari. La liquefazione di queste ultime avrà come diretta conseguenza l’innalzamento del livello dei mari e una riduzione delle terre emerse. In aggiunta, immettendo acqua dolce (delle calotte), sarà variata anche la salinità dei mari, causando tra l’altro la scomparsa della Corrente del Golfo e dei suoi benefici climatici.
Inoltre, l’aumento di energia presente nell’atmosfera dovuto ad una temperatura più alta causerà eventi meteorologici estremi come: cicloni, alluvioni e ondate di caldo e di gelo; essi saranno in maggior numero, più intensi e soprattutto su tutte le aree della terra (non solo in alcune zone circoscritte). Alcuni di questi fenomeni atmosferici li stiamo già notando al giorno d’oggi.
“Il pianeta sopravviverà a questo cambiamento, adattandosi come ha sempre fatto, – conclude il Dott. Lorusso – “forse anche l’uomo, se si adatterà, potrà sopravvivere, ma la qualità di vita sarà di certo molto diversa”.
Ivan Falcinella