Alpeggiatori, allarme siccità rientrato (Parte II)

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Dopo aver pubblicato negli scorsi giorni l’intervista al consulente per l’agricoltura Carlo Mengotti, il Bernina continua la sua piccola inchiesta interpellando due degli alpeggiatori più noti in Valposchiavo: Otmaro Beti e Luigi Giuliani.

Per Otmaro Beti la stagione in alpeggio solitamente parte a metà giugno e per lui, quest’anno, è ormai arrivato il momento di salire in alta montagna.

La siccità e la forte calura dell’ultimo periodo, aggiunte ad un inverno mite, sono andate a discapito della produzione d’erba. Per fortuna l’allarmante situazione meteo, che avrebbe potuto pregiudicare la stagione, grazie ai temporali delle scorse settimane, sembra essere per ora scongiurata. “Siamo esposti, al fronte, – commenta Otmaro Beti – in balia dei pazzi cambiamenti climatici  degli ultimi anni”.

Riguardo al fronte occupazionale, commenta Otmaro, “fa piacere vedere che in questi anni molti giovani siano tornati in alpeggio, anche dalla vicina Valtellina. I pochi posti da alpeggiatore che ci sono in Valposchiavo sono molto ambiti e chi ce l’ha se lo tiene stretto. Quello del pastore non è un lavoro che si possa improvvisare: ci vuole molto tempo per acquisire le giuste abilità”.

Dal 17 giugno, invece, Luigi Giuliani, “l’alpigiano DOC” della Valposchiavo, è a 1’800 metri di quota con 420 capi di bovini (50 mucche da latte), 100 pecore, 16 asini e 5 cavalli.

Estate 2010

“I miei alpeggiatori sono molto giovani, – ci racconta Giuliani – mi ricordano la mia prima esperienza in quota a 12 anni; da quel giorno in poi la passione per questo lavoro non mi ha mai lasciato. Credo sia proprio la passione quello che conta, oltre all’esperienza, in questo tipo di lavoro”.

Il bestiame arriva in alpeggio da Luigi per circa il 40% dalla Valposchiavo, per il rimanente 60% da altri cantoni (Alpenzello, S.Gallo, Zurigo).

“La siccità dell’ultimo periodo cominciava a preoccuparmi, – conclude Giuliani – per fortuna sono arrivate le precipitazioni delle scorse settimane a risolvere la situazione”.


Foto nel testo di Luigi Giuliani


Ivan Falcinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione

1 COMMENTO

  1. È un fatto che la siccittà ha causato agli alpeggiatori diversi grattacapi. Consapevoli della loro responsabilitä nei confronti degli animali da custodire la maggior parte ha trovato delle soluzioni adeguate in questa carenza di acqua e d’erba. Purtroppo in questo periodo ho costatato un caso negativo e precisamente nei pascoli sotto la strada a Festignani Daint dove la mandria non aveva più un filo d’erba per nutrirsi. A quanto pare tale situazione non era solo del giorno che sono passato perchè a quanto pare esisteva già da alcuni giorni prima. Di questo fatto ho avuto l’occasione di parlarne direttamente sul posto con l’alpeggiatore responsabile che sì è giustificato come ha potuto. Spero che in avvenire non debba più incontrare una situazione simile e che gli esperti accertino che anche in caso di penuria d’erba e acqua il bestiame assunto o in propria non debba “patire”.