Riforma pensionistica rispedita al mittente

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Con il voto di ieri il popolo svizzero ha accettato il Decreto sulla sicurezza alimentare (78,7 % di Sì) e ha respinto entrambi gli oggetti relativi alle pensioni. La sconfitta per il Decreto sul finanziamento dell’AVS mediante aumento dell’IVA (49,96 % di Sì) è stata di misura, ma non avrebbe comunque ottenuto l’approvazione con soli 9 ½ cantoni a favore. Bocciata in maniera più netta la Legge sulla riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 (47,3% di Sì). L’affluenza alle urne, circa il 47 % degli aventi diritto, si attesta sulle medesime percentuali di precedenti votazioni popolari sull’AVS.

Malgrado un’intensa campagna politica a favore della riforma pensionistica, che lo ha visto protagonista in molte località della Svizzera, il capo del dipartimento degli interni, Alain Berset, non è dunque riuscito a convincere i suoi concittadini della bontà di questo progetto. Se l’urgenza di una riforma del sistema pensionistico sembrava essere riconosciuta dalle maggiori forze politiche del Paese, forse qualche tecnicismo di troppo, dovuto ai molti compromessi, non lo hanno facilitato nel cammino verso un’accettazione da parte del popolo.

Non era semplice per il votante, a dire il vero, stabilire quale misura della riforma fosse la più adeguata a dare maggiore sicurezza al futuro finanziario delle pensioni o a rendere più giustizia alle classi sociali meno abbienti, in particolar modo a quelle che non dispongono del secondo pilastro. A qualcuno possono aver dato fastidio modalità ed estensione delle prestazioni, ad altri invece la commistione fra i due sistemi pensionistici (AVS e LPP) o l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. E il reiterato ribadire, da parte di Berset e dei fautori di questa riforma, che essa fosse un buon compromesso, non ha evidentemente aiutato a schiarire le idee ai molti indecisi, che nel dubbio hanno preferito confermare lo status quo o non recarsi alle urne.

Proprio per tali difficoltà, a mio modo di vedere, il compito di chi si è opposto a questa riforma è stato leggermente favorito. Non che gli argomenti degli oppositori fossero più chiari e lineari, ma, proprio perché gli argomenti di chi era a favore mancavano di una certa comprensibilità, convincere il cittadino che fosse meglio rimandare il Consiglio federale e il Parlamento agli esami di riparazione è stato più semplice. Dai primi commenti usciti dalle bocche di vincitori e sconfitti nella giornata di ieri, sembrerebbe tuttavia esservi la volontà di raggiungere un compromesso, assimilando tutto ciò che di buono la riforma appena bocciata conteneva.

Difficile dare una lettura politica del voto sui due oggetti respinti, in quanto la vittoria dei No non è stata così schiacciante e anche perché tutte le forze politiche saranno in qualche modo responsabili se, dopo questa votazione, il sistema pensionistico creerà enormi lacune finanziarie. Mentre da una veloce analisi dei voti, considerati sulle varie aree del nostro Paese, si riconfermerebbe il divario tra campagna e città, eccezione fatta per Ginevra, dove il ruolo dei sindacati (in dissenso con quelli della svizzera tedesca) ha fatto pendere l’ago della bilancia verso un No.

Più chiaro invece il messaggio dato dal popolo con il voto quasi plebiscitario a favore del Decreto sulla sicurezza alimentare, che in questo modo ribadisce nettamente la sua fiducia e il suo sostegno alla filiera agroalimentare indigena. Un messaggio che è stato ancor più netto nella Svizzera latina. Nei comuni di Poschiavo e Brusio questo risultato è pure stato di circa 6-7 punti percentuali sopra la media grigionese.

Poiché il decreto che prevedeva il finanziamento dell’AVS mediante l’imposta sul valore aggiunto non è stato accettato dal popolo, a partire dal 1° gennaio 2018 l’aliquota normale dell’IVA scenderà al 7,7 %, mentre quella per l’albergheria scenderà al 3,7 %. Il motivo è dato dalla cessazione del Decreto sul finanziamento straordinario dell’AI, deciso dal popolo nel 2009. Tuttavia, invece di ritornare al 7,6 %, l’aliquota normale dell’IVA sarà fissata al 7,7 % in virtù del Decreto sul finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria, anch’esso accettato dal popolo il 9 febbraio 2014. (fonte: https://www.nzz.ch/schweiz/die-reform-der-altersvorsorge-laesst-weiter-auf-sich-warten-ld.1318149)


Achille Pola