Candidatura UNESCO per AlpFoodway: il Polo Poschiavo pensa in grande

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Si è svolta venerdì sera, 29 settembre 2017, presso il salone di Casa Torre, la serata conclusiva del meeting di AlpFoodway, tenutosi la settimana scorsa a Poschiavo. A parlare alla popolazione di questo ambizioso progetto, oltre a Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo (capofila del progetto), vi erano due fra i 39 osservatori esterni al progetto, esperti di questioni legate al patrimonio culturale culinario: Jasmine Said Bucher (CH) e Alessandro Zagarella (I). L’evento è stato tradotto simultaneamente in inglese e trasmesso in streaming sulla pagina facebook di AlpFoodway (https://it-it.facebook.com/alpfoodway/).

Sulla scia dell’intervista recentemente rilasciata al nostro giornale, Cassiano Luminati ha presentato al pubblico l’ambizioso progetto promosso da “Interreg Spazio Alpino”. Si tratta di un lavoro interdisciplinare che vede 14 partner (privati, aziende, istituti di ricerca e università), localizzati su tutto l’arco alpino, collaborare alla realizzazione di una candidatura UNESCO della “Cultura alimentare alpina” quale patrimonio culturale intangibile entro la fine del 2019. L’intera operazione si avvale del supporto politico dato dalla Convenzione delle Alpi e, se portata a buon fine, servirà a tutelare e a promuovere in modo sostenibile svariati prodotti legati all’arte culinaria alpina, ma soprattutto a creare una coscienza e un forte senso di appartenenza ad un patrimonio culinario che travalica i confini delle nazioni delle Alpi. Con la definizione di patrimonio intangibile si intendono i saperi che vanno dalla coltivazione e lavorazione delle materie prime, alla loro preparazione, fino ai riti legati alla consumazione dei cibi. Per garantire la sostenibilità di questo progetto, sempre secondo Luminati, è necessario il sostegno di tutte le comunità e soprattutto delle persone attive nel settore agroalimentare. La Valposchiavo, grazie ai premi ricevuti per il progetto “100% Valposchiavo” e “Valposchiavo Bio-Smart-Valley”, sta fungendo da progetto pilota per questa candidatura UNESCO. Luminati ha tenuto a precisare che la nostra regione si trova in prima fila anche in un’altra candidatura transnazionale, che vede l’inserimento della “Tecnica dei muretti a secco” nel patrimonio dell’umanità UNESCO in una cordata di nazioni europee capitanate da Cipro.

Ad illustrare come funzionano le cose in Svizzera nel settore agroalimentare, ci ha pensato Jasmine Said Bucher, membro del consiglio del Patrimonio Culinario Svizzero e direttrice di Alpina Vera. Nel suo intervento ha messo in evidenza l’aspetto del cibo quale fondamentale componente identitaria. Il cibo è l’ultimo bastione culturale cui un gruppo di persone è disposto a rinunciare. L’Associazione Patrimonio Culinario Svizzero gode del 75% di finanziamento pubblico e 25% privato e si occupa di raccogliere le tradizioni culinarie in un inventario che oggi conta circa 400 prodotti. Le tipologie dei prodotti sono varie e possono andare da quello industriale, come ad esempio la Rivella, ad uno completamente artigianale come il formaggino d’alpe. Le premesse per un’inventariazione del prodotto sono il forte legame con il territorio e la sua vivacità. Il lavoro svolto da un team di storici, etnologi ed ingegneri alimentari è consultabile sul sito http://www.patrimoineculinaire.ch/. L’obiettivo principale dell’associazione è quello di aumentare il livello di coscienza collettiva riguardo al proprio patrimonio culinario.

Più legata all’aspetto pratico è invece l’attività che Jasmine Said Bucher svolge in seno ad Alpina Vera: una delle quattro associazioni regionali che grazie al finanziamento della Confederazione (circa 3 mio di franchi all’anno) lavorano in favore dei prodotti artigianali di montagna e d’alpeggio. Alpina Vera ha la sua sede centrale a Coira e rappresenta i cantoni di Uri, Glarona, Grigioni e Ticino. L’attività comprende il servizio di certificazione, marketing e comunicazione per tutti gli iscritti che elaborano prodotti con l’80% di ingredienti regionali, ad eccezione di quelli appartenenti al Patrimonio Culinario Svizzero, nei quali è sufficiente che l’80% degli ingredienti provenga dalla Svizzera (come ad esempio le torte di noci engadinesi). La politica di Alpina Vera è incentrata sulla promozione e il sostegno dei produttori di montagna e sul mantenimento delle tradizioni culinarie alpine, anche creando una rete che porta innovazione e nuove ricette (https://www.alpinavera.ch/it/).

Il secondo relatore, Alessandro Zagarella, dell’Università UNITELMA Sapienza di Roma ed esperto UNESCO presso il Ministero italiano delle politiche agricole alimentari e forestali, ha mostrato al pubblico, sulla scorta di due esempi, il punto di vista dell’UNESCO e i presupposti per ottenere una candidatura. Nel primo esempio, quello della “Dieta mediterranea“, si trattava di un progetto molto simile ad AlpFoodway. La candidatura era stata presentata da Italia, Grecia, Spagna e Marocco e il messaggio accolto positivamente dall’UNESCO è stato quello di una dieta con uno stile di vita, un paesaggio e una filiera agroalimentare in comune. Non è dunque la ricetta di un prodotto, che può avere variazioni anche notevoli fra una regione e l’altra, a creare un’identità comune, bensì un insieme di aspetti culturali legati alla realizzazione del prodotto. A questo proposito, il professor Zagarella ha sconsigliato i promotori di AlpFoodway di puntare su concetti invisi all’UNESCO quali commercializzazione e valorizzazione dei prodotti delle regioni alpine.

Nel secondo esempio illustrato, quello dell’”Arte della pizza napoletana“, tuttora in corso di candidatura, si è invece voluto mettere in evidenza la peculiarità dell’arte svolta in un luogo ben definito, la città di Napoli, dando particolare rilievo alla sua narrazione: la pizza come elemento che caratterizza la solidarietà fra poveri e ricchi, e la centralità del pizzaiolo napoletano quale protagonista di una rappresentazione teatrale. L’esigenza di questa candidatura non è ottenere una maggiore visibilità, ma l’appropriazione di un’identità ben precisa.

Poco spazio, purtroppo, è rimasto alle domande a causa dell’ora inoltrata, ma comunque l’impressione è che se da un lato questa spirale di candidature UNESCO può suscitare alcune perplessità, dall’altro sembra essere davvero necessaria, assieme alle certificazioni dei singoli prodotti, affinché una regione di montagna come ad esempio la Valposchiavo possa rimanere concorrenziale nei settori agroalimentare e turistico.


Achille Pola