Fernando Lardelli – Arte moderna tra Poschiavo e Parigi

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L’inaugurazione della mostra “Fernando Lardelli – Arte moderna tra Poschiavo e Parigi” avrà luogo venerdì, 22 dicembre 2017 alle ore 16.30 presso la Casa Console. Curata da Gian Casper Bott e coordinata da Guido Lardi, la mostra presenta oltre una trentina di opere realizzate fra il 1935 e il 1970. Le opere esposte fanno parte del “Fondo Lardelli” (1989) del Museo poschiavino. Si ringrazia Gustavo Lardi per l’apprezzata collaborazione.

Fernando Lardelli nacque nel 1911 a Poschiavo da famiglia patrizia, con ascendenti emigrati in Spagna, Francia e Inghilterra (Granada, Vigo, Mézières, Weymouth). Dopo aver frequentato la scuola cantonale a Coira, dove ebbe come insegnante anche A. M. Zendralli, fondatore della Pro Grigioni Italiano, dal 1929 al 1933 studiò all’École des Beaux-Arts a Ginevra. Negli anni dal 1933 al 1935 soggiornò più volte a Parigi (Cité Universitaire Fondation Suisse, Académie de la Grande Chaumière e atelier di André Lhote), quindi a Firenze dal 1935 al 1937; qui frequentò i corsi d’affresco di Felice Carena presso l’Accademia e divise il suo atelier con il mesolcinese Ponziano Togni. Tornato a Parigi, lavorò per Jean Lurçat con Vieira da Silva ed altri nel Pavillon de la Communication all’Esposizione mondiale del 1937. Rientrato in Svizzera all’inizio della Seconda guerra mondiale, prestò servizio militare all’Ospizio Bernina. Nel 1940 partì nuovamente per Parigi; assieme alla futura moglie Marcelle Mazelier, collaborò con Theo Schmied, editore di libri bibliofili. Dal 1943 al 1944 soggiornò in varie località della Francia e nel 1945 rientrò a Parigi e vi rimase fino al 1951. L’anno seguente si stabilì in Ticino a Montagnola; qui lavorò e visse fino alla sua morte avvenuta nel 1986. Nei mesi estivi Lardelli fu spesso a Poschiavo, dove lavorava in un proprio atelier nella casa paterna, la stessa in cui nel Cinquecento era collocata la famosa tipografia di Dolfino Landolfi. Dal 1954 fu membro della sezione grigionese della Società Pittori, Scultori e Architetti Svizzeri (SPSAS) e nel 1974 ottenne il Premio per la cultura del Cantone dei Grigioni. Dal 1988 in poi nella Cité internationale des arts di Parigi l’“Atelier Fernando et Jean-Luc Lardelli” è a disposizione dei borsisti e ricorda l’artista. Lardelli presentò le sue opere in numerose rassegne: la prima personale si svolse nel 1941 a Parigi, nella Galerie de la Pléiade, la seconda nel 1946 al Crotto di Poschiavo. Dal 1954 al 1976 si allestirono a Berna ben sei esposizioni a lui dedicate. Nel 1960 partecipò a Poschiavo alla mostra degli artisti grigionitaliani, dove figuravano anche alcune sculture di Alberto Giacometti. Nello stesso anno una mostra allestita a Bellinzona accomunò Fernando Lardelli con Augusto Giacometti.

L’attenzione principale dell’attuale esposizione nel Museo Casa Console è rivolta a un gruppo di disegni risalenti agli anni 1940 e 1950; sono lavori scelti in modo esemplare da un cospicuo gruppo di opere per lo più inedite. Grazie alla spontaneità del tocco e i rimandi a Maillol e Matisse, oppure ai grandi maestri come Rembrandt o El Greco, i vari soggetti rappresentano un’autentica sorpresa. Lardelli fu affascinato anche dal mondo della finzione e della rappresentazione scenica; nel 1948 intraprese un viaggio in Norvegia e in Inghilterra con il teatro di marionette di Jacques Chesnais. Il dipinto Arlecchino del 1951 rappresenta un singolare documento dell’amore di Lardelli per il suo unico figlio, morto nel 1985, e al contempo per la pittura francese: un omaggio sia a Cézanne come a Picasso, che pure si erano dedicati al tema. Il primo con suo figlio Paul, scelto come modello della popolare figura risalente alla commedia dell’arte in Mardi Gras del 1888, il secondo con Arlequin assis del 1923, un’opera questa pervasa da sublimità neoclassica e da nostalgia, diventata poi suggestiva espressione dell’arte moderna. Il biondo Arlecchino di Lardelli mostra Jean-Luc all’età di sette anni nel travestimento di un malinconico protagonista carnevalesco. Negli anni 1950 e 1960 Lardelli si dedicò con grande impegno al mosaico. Qui si rivela la genuina espressione della sua personalità. I mosaici di Lardelli si situano quasi ad un passo sia dalla pittura, sia dal rilievo scultoreo, e hanno il loro fascino nella lapidare semplicità che sta nell’idea dell’immagine, nell’effetto decorativo, nelle reminiscenze dell’antichità classica e nei materiali di provenienza locale – ciottoli e pietre come il serpentino di Poschiavo e il marmo del Sassalbo, che di regola l’artista cercava personalmente per poi metterli in opera. Con contorni irregolari Lardelli rende visibili gli elementi della figurazione musiva, che non aumentano soltanto la leggibilità dell’immagine, ma, nel confronto di pietruzze e tessere piatte o arrotondate e nei loro ritmi e nei rispettivi contrasti cromatici, acquistano una vera e propria vita.


Casa Console