Coppa del Mondo di sci in piena estate? Certo che sì, senza bisogno di salire in quota se lo sci è lo sci d’erba. Anche quest’anno Santa Caterina Valfurva ha ospitato la penultima tappa della Coppa del Mondo, con una due giorni intensa di slalom sprint, disciplina piena di adrenalina che porta gli atleti a confrontarsi su quattro manche. Per vincere si devono portare a termine almeno tre discese, scegliendo poi i due migliori tempi delle due batterie disputate. Il pendio scelto è la parte finale della Cevedale, una pista amata dai valtellinesi, che ospitò le gare di sci alpino femminile nella prima edizione dei Mondiali, quasi trent’anni fa, la stessa pista che a ogni stagione invernale si anima di paletti delle competizioni amatoriali.
Ambiente curioso quello dello sci d’erba; osservando atleti e accompagnatori si ha l’impressione che sia una grande famiglia; la competizione è accesa ma all’arrivo gli atleti si aspettano, si salutano e si applaudono reciprocamente. Il rito (peraltro necessario) della pulizia degli sci, sofisticati cingoli da cui dipende la scorrevolezza, contribuisce a unirli; finite le manche, infatti, tutti insieme si ritrovano nella zona pulizia e armati di spazzole e detersivo strofinano e tirano a lucido i loro attrezzi. Non c‘è disciplina dello sci che abbia un momento comunitario simile, visto che le sciolinature tanto per il nordico che l’alpino sono momenti individuali.
Da semplice osservatore, lo sci d’erba (GrassSki) sa entusiasmare; la corsa contro il tempo non ha nulla di diverso dalle discipline invernali ma qui, in più, c’è una peculiarità spettacolare: le partenze al cancelletto sono gesti quasi acrobatici, con gli atleti che si proiettano sul tracciato alzando gli sci e tuffandosi letteralmente sul cancelletto, per acquisire quanto più slancio possibile. Poi arrivano i colpi secchi sui paletti, accompagnati da una sorta di sibilo, il “suono” dell’attrito dei cingoli sul terreno. La pioggia incessante che ha funestato la due giorni di Valfurva, poi, non ha fatto altro che esasperare questi strani suoni. Pioggia però che non ha scoraggiato né organizzatori né atleti; tanti i volontari in campo che si sono prodigati perché tutto andasse per il meglio; pochi (purtroppo!) gli spettatori, tanto durante le gare che nel corso delle premiazioni sul campo di gara e sul podio nella piazza centrale di Santa Caterina.
Una cosa, almeno per me, è certa: dopo due giorni da spettatore, ho lasciato il paese con una gran voglia di provare, per sperimentare le affinità con lo sci alpino.
E i risultati agonistici? Ottimi, tanto per la nazionale svizzera che per quella italiana. Il 31 agosto, il podio maschile finale ha visto trionfare l’azzurro Lorenzo Gritti, seguito dagli svizzeri Mirko Hueppi e Stefan Portmann, rispettivamente secondo e terzo. Quinto Edoardo Frau, italiano, attuale detentore della Coppa del Mondo 2017 e in prima posizione anche per quella 2018. Sabato 1 settembre nuova vittoria di Lorenzo Gritti, medaglia d’argento per Hannes Angerer (Austria) e medaglia di bronzo per Martin Bartak (Repubblica Ceca); l’elvetico Miko Hueppi si è classificato quarto, settimo il compagno di squadra Stefan Portmann.
In campo femminile, podio tutto austriaco tanto il 31 agosto che il 1 settembre con Kristin Hetfleisch, Lisa Wusits, Jacqueline Gerlach.
Chiara Maria Battistoni