Per l’APE si è trattato di un periodo non certo facile. La mancanza di un monitore volontario all’interno dell’associazione ha messo a rischio l’attività della stessa. L’arrivo di Michela Giudici contribuisce a mantenere viva questa importante realtà. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’associazione Fabio Zanetti.
Quanto tempo è durata la ricerca di un monitore?
Da anni abbiamo la necessità di sostenere il gruppo monitori con nuove leve. Dapprima abbiamo cercato di reclutare degli interessati al nostro interno, interpellando molti membri attivi o ex scout, ma purtroppo questo approccio non ha avuto il successo sperato. Pure l’interruzione delle attività è stata un’opzione con la quale ci siamo dovuti confrontare. Ma prima di buttare all’aria il lavoro fatto nel corso degli anni, ci siamo convinti che era necessario trovare un aiuto esterno. Dapprima abbiamo lanciato l’appello sui media locali e in secondo luogo anche sul quotidiano La Provincia di Sondrio e il sito della RSI.
Quanti candidati si sono presentati e come siete arrivati a scegliere Michela?
Fra le generiche richieste di informazioni da parte di potenziali interessati abbiamo ricevuto anche il curriculum di Michela. I miei colleghi sono stati subito d’accordo di organizzare un primo incontro: da subito è nato un “feeling” che ha ci permesso in un breve lasso di tempo di formalizzare il rapporto di collaborazione.
Cosa prevede il suo contratto e fino a quanto durerà?
Dopo alcune attività di prova per valutare se c’era un affinità anche con i ragazzi, l’impiego ufficiale è iniziato il primo gennaio 2018 per un minimo di due anni, prolungabile se ci saranno i presupposti. Il contratto prevede l’organizzazione, a scadenze regolari e in prevalenza il sabato, di attività scout rivolte a ragazzi dai 7 ai 16 anni. Un impegno importante che difficilmente può essere assunto unicamente da una sola persona. Per questo motivo facciamo il possibile per far sì che ad ogni incontro siano presenti anche uno o più volontari.
Siete soddisfatti dei suoi primi mesi di esperienza?
Il bilancio intermedio di questi primi otto mesi di collaborazione è positivo. L’impiego di Michela ci ha permesso di offrire le attività con maggiore regolarità togliendo un po’ di peso sui volontari che da decenni offrono centinaia di ore del proprio tempo libero. Rammentiamo però che l’APE continua a basarsi prevalentemente sul volontariato – il venir meno dello spirito altruista che caratterizza molti di quelli che dedicano parte del proprio tempo a favore dei giovani – significherebbe la morte dell’associazione.
Senza voler condannare chi si dedica unicamente ai propri interessi personali, ricordo che la vivacità e il benessere di una società dipende in gran parte dal lavoro dei volontari. Per loro nutro grande stima – senza di essi la sopravvivenza dell’ottantina di associazioni ed enti attive in valle è pericolosamente a rischio.
A cura di Marco Travaglia