Daniele Isepponi è un ragazzo poschiavino di 20 anni, che studia diritto a Zurigo; si è posto un obiettivo importante: convincere i commercianti valligiani a rinunciare alle plastiche monouso. Nella seguente intervista andremo a scoprire i dettagli e gli ideali che caratterizzano questa sua lodevole iniziativa, in favore dell’ambiente e dell’ecosostenibilità.
Com’è nata questa tua idea?
L’idea mi è venuta durante un pomeriggio di studio non molto produttivo in biblioteca. Ho aperto Facebook e ho visto l’ennesima immagine di una spiaggia ricoperta da rifiuti in plastica. Sotto l’immagine c’era la scritta: “Tu cosa fai per risolvere il problema della plastica?”. Riflettendoci un attimo mi sono accorto che la risposta era: “non molto”; quindi mi son detto che potevo fare qualcosa in più. Per me è stato naturale pensare alla Valposchiavo, dato che è il posto in cui sono cresciuto; inoltre, conoscendo le persone è più facile collaborare. Avendo già scritto un paio di articoli per la rubrica “Piccoli passi“, ho pensato che avrei potuto fare qualche cosa di un po’ diverso. A mio modo di vedere le scelte personali, come quelle proposte nella rubrica “Piccoli passi”, sono molto importanti, ma se si riesce a risolvere il problema alla radice è meglio. È quindi più facile eliminare le borse di plastica in un negozio che convincere tutti i clienti a rinunciarvi, quindi è ciò che provo a fare.
Perché è così importante rinunciare all’utilizzo delle plastiche monouso?
La plastica è un materiale molto utile per la nostra società: è sterile, molto economico e facile da produrre. Tuttavia, negli ultimi anni ne abbiamo abusato un po’ troppo, ed i problemi cominciano a venire a galla. La plastica ormai si trova dappertutto, nel terreno, nell’acqua e persino nell’aria che respiriamo. Ciò è dovuto al fatto che i rifiuti plastici non si decompongono, ma si separano in tanti piccoli pezzi chiamati microplastiche. Questi pezzettini di plastica non sono visibili ad occhio nudo, ed è praticamente impossibile riuscire a liberarsene. La plastica monouso contribuisce a questa forma di inquinamento. Secondo l’Unione Europea la maggior parte dei rifiuti plastici deriva da 10 oggetti (ad esempio cannucce, borse in plastica, posate etc.). È quindi sensato concentrarsi su questi oggetti, dato che sono anche molto facili da sostituire oppure evitare. La produzione di plastica inoltre produce molto CO2, sia nella produzione che nello smaltimento, quindi anche da questo punto di vista è sensato sbarazzarsene.
Come funzionerebbe concretamente la tua idea?
La mia idea è molto semplice. Innanzitutto, creare una lista con i prodotti in plastica da evitare (come le borse in plastica e le cannucce), dopodiché creare un marchio (un logo), in modo che i negozi che rinunciano a questi prodotti siano riconoscibili. In questo modo i clienti ed i turisti possono capire subito quali esercenti si impegnano in questo senso.
Quali cambiamenti porterebbe per i commercianti valligiani?
Prima di tutto tengo a chiarire che non voglio dire a nessuno come deve gestire la propria azienda. Il mio obbiettivo è quello di mostrare che la sostenibilità può essere attrattiva e che ci sono delle alternative. Alcuni cambiamenti potrebbero essere eliminare le borse in plastica, sviluppare delle nuove confezioni per i propri prodotti oppure servire i drink senza cannuccia. Trovo che in valle ci siano già molte iniziative in questo senso, ma a mio modo di vedere manca un po’ di coordinazione. Creando un logo per le aziende senza plastica è possibile valorizzare gli sforzi fatti fino ad ora ed invogliare altri a seguire questa direzione. Negli ultimi mesi l’attenzione all’ecologia è aumentata e per la nostra valle potrebbe essere un’opportunità. Siamo già conosciuti per il 100 % Bio Valposchiavo e per le bellezze naturali del nostro territorio. La plastica non c’entra molto con tutto questo e, a mio modo di vedere, se riusciamo a sbarazzarcene la Valposchiavo sarà ancora più attrattiva.
Dopo il tuo intervento attraverso l’articolo della RSI, ci sono stati degli interessamenti verso il tuo progetto?
Sì. Devo dire che sono favorevolmente colpito dalla reazione in valle. Molte persone mi hanno scritto per dirmi che la loro azienda è interessata a collaborare, oppure si sono offerte ad aiutarmi a realizzare questo progetto. Ad essere sincero non ero a conoscenza di tutte le attività già esistenti; a Brusio è possibile acquistare saponi alla spina, in latteria vendono il latte sfuso, Jenny Casalinghi non vende più bicchieri e posate in plastica e molto, molto altro ancora. Penso che in Valposchiavo ci siano le condizioni giuste per un progetto simile e mi fa molto piacere vedere che c’è interesse.
Qualcuno dei commercianti con i quali hai parlato durante al Marcù in Plazza ha già mosso qualche passo per favorire questa tua iniziativa?
Si, la latteria e la macelleria Scalino, ad esempio, hanno già adottato delle borse compostabili e il Bio Bistro Semadeni offre delle coppette per il gelato compostabili. Come detto, molti negozianti hanno già lavorato molto in questo senso; a mio modo di vedere manca un po’ di visibilità per gli sforzi già fatti e qui entra in gioco la mia iniziativa.
Quali sono le prossime fasi per portare avanti il tuo sogno?
Ho contattato l’Associazione Artigiani e Commercianti proponendo la mia iniziativa, che verrà discussa durante la prossima seduta. Nel frattempo, devo creare un logo adatto e creare una lista definitiva degli oggetti in plastica da evitare. L’ultima parte del progetto consiste nel dialogare con i negozianti interessati, ed infine certificare gli esercizi che non usano più la plastica monouso.
Moreno Cortesi
Lodevole iniziativa, un grande contributo per un mondo migliore!
Complimenti per il tuo impegno Daniele! Sono le gocce a comporre il mare!
Sulla pagina web del WWF c’è un questionario che permette di calcolare la propria impronta ecologica. È interessante per capire in che modo le scelte del singolo facciano la differenza:
https://www.wwf.ch/it/vivere-sostenibile/calcolatore-dell-impronta-ecologica