«Che cosa stanno facendo le chiesa per l’ambiente?», questa la domanda introduttiva che Kurt Zaugg-Ott ha posto ad un attento uditorio sabato 4 novembre nell’Aula riformata di Poschiavo. Lui è il direttore dell’Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente, OeKU in breve, con sede a Berna.
Almeno per i Riformati di Poschiavo la risposta, un filino autoironica, è arrivata dal pastore Paolo Tognina alla fine della conferenza.
«Noi facciamo. Intanto abbiamo deciso di connetterci al teleriscaldamento. Ma il merito è tutto degli amministratori del Comune di Poschiavo che hanno voluto questa forma di riscaldamento sicuramente meno impattante sull’ambiente. E poi, cari convenuti, la seconda mossa è stata lasciarvi inizialmente al freddo. Beh, non proprio al freddo, ma comunque ad una temperatura più bassa del consueto». E fuori aveva cominciato a nevicare!
Nel materiale cartaceo fornito ai presenti abbiamo reperito una interessante tabella.
Qual è la buona temperatura per i locali ecclesiastici?
“La temperatura dei locali deve essere confortevole. Tuttavia è sufficiente un solo grado in meno per realizzare un’economia dal 6 al 10%”.
Ed ecco le temperature che secondo il sito bien-construire.ch possono essere considerate adatte:
“Uffici e locali di riunione da 19 a 21 gradi. Chiesa durante le funzioni massimo 18°. Chiesa non utilizzata da 8° a 12°. Corridoi e atrii 15°.Tromba delle scale 10°. Gabinetti 15°”.
A Colonia si raccomanda ai fedeli vestiario pesante
Sull’argomento il relatore ci ha informati che «in aprile l’arcidiocesi tedesca di Colonia ha pubblicato un foglio informativo sul riscaldamento delle chiese rispettoso del clima. L’arcidiocesi ha emesso una moratoria sul riscaldamento fossile delle chiese – vale a dire che, se un sistema di riscaldamento si guasta, per il momento non sarà riparato. La lettera prosegue affermando che qualsiasi ulteriore investimento nella tecnologia a combustibili fossili è un cattivo investimento che danneggia il clima. Il testo dell’arcidiocesi termina con alcune raccomandazioni relative all’abbigliamento: Nella chiesa non riscaldata – dice – non farà così freddo come al mercatino di Natale. Se consideriamo la posta in gioco nella crisi climatica, calze di lana, stivali invernali e una giacca pesante sono indumenti assolutamente appropriati».
La Svizzera consuma troppe risorse
Il teologo ci ha rivelato una urticante realtà:
«Il 13 maggio di quest’anno è stato il cosiddetto “Swiss Overshoot Day”. Lo scorso 13 maggio, la Svizzera ha cioè esaurito tutte le risorse che la nostra terra fornisce naturalmente. Dallo scorso 13 maggio viviamo, dal punto di vista delle risorse naturalmente disponibili, ecologicamente a credito.
Detto in altro modo, la Svizzera ha bisogno di una quantità di risorse 4,4 volte superiore a quella che i suoi ecosistemi sono in grado di rigenerare. Se proiettiamo questo dato su scala mondiale, ciò significa che se tutte le persone volessero vivere al nostro livello di consumo ci vorrebbero 2,8 Terre».
Alziamo lo sguardo
Come introduzione ci serviamo dell’inizio di una preghiera (da Heilige Geist ist keine Zimmerlinde, Stoccarda, 2000):
La speranza va a piedi, la speranza pedala in bicicletta, la speranza si muove in treno.
(e qui il tono si alza)
La speranza leva la testa verso le nuvole,
la speranza saluta la luna, la speranza trova il tempo…
(e così via)
…
Bisogna purtroppo considerare, ha aggiunto il relatore, che «per secoli la Chiesa ha presentato gli esseri umani come “corona della creazione” e ha interpretato alla lettera il cosiddetto “comando di governare” contenuto in Genesi 1,28 (Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela; e abbiate dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che si muove sulla terra).
L’uomo come corona del creato.
In questo processo, il settimo giorno, il riposo sabbatico di Dio, viene semplicemente dimenticato o ignorato. La teologia odierna, orientata all’ecologia, si riferisce invece al settimo giorno come alla meta della creazione».
Prosegue ancora Kurt Zaugg-Ott: «In Svizzera, il cosiddetto “Memorandum ecologico” è nato negli anni ’80 del secolo scorso dalla riflessione di un gruppo di teologi della Comunità di lavoro delle Chiese cristiane. Il titolo, “Essere umani nel contesto della creazione”, riassume il programma che esso contiene. È stato questo Memorandum ecologico, tra gli altri, a portare alla fondazione dell’associazione ecumenica “OeKU, Chiese per l’ambiente” nel 1986 – parallelamente alla fondazione del Partito Verde svizzero.
Oggi, l’associazione Chiese per l’Ambiente è sostenuta da oltre 900 membri e simpatizzanti. È attiva nella Svizzera tedesca e francese. Nel suo direttivo lavorano persone provenienti da tutte e tre le Chiese nazionali».
Tre le aree di intervento proposte
«La prima area di attività è il lavoro teologico. Dal 1993, l’ufficio Chiese per l’ambiente pubblica documenti per lo “SchöpfungsZeit” (Tempo del Creato), che va dal 1° settembre al 4 ottobre. Inoltre OeKU organizza conferenze teologiche e ha pubblicato un manuale ambientale per l’educazione religiosa “Bibbia – Ambiente – Lezioni”.
Il secondo obiettivo è il lavoro di politica ambientale. Sulla nostra homepage si legge: “OeKU sostiene che la nostra società pone dei limiti per consentire alle generazioni future di vivere dignitosamente in una creazione intatta. Le riflessioni teologiche sulla creazione sono credibili solo se hanno conseguenze pratiche”. Questo può essere espresso in azioni ambientali concrete, ma anche in posizioni politiche, soprattutto nell’ambito di attività pubblica delle chiese.
Il terzo obiettivo è il lavoro pratico per la protezione dell’ambiente. Oeku offre corsi su “Energia nelle chiese” per sacrestani e dal 2015 assegna il certificato ambientale “Grüner Güggel / Gallo verde” alle comunità e parrocchie che introducono una gestione ambientale sistematica».
Come si è detto Oeku è frutto delle tre chiese nazionali, in particolare «con l’enciclica Laudato si’, il magistero della Chiesa cattolica ha ufficialmente approvato e rafforzato posizioni teologiche come quelle sostenute da Oeku fin dagli anni Ottanta», ha rimarcato Il teologo riformato Kurt Zaugg-Ott, e «i doveri dei credenti verso la natura, verso il creato, sono parte della loro fede, dice papa Francesco. Francesco è stato il primo papa a chiedere che le questioni ambientali siano prese sul serio anche nelle chiese: “È un vantaggio per l’umanità e per il mondo che noi credenti riconosciamo meglio gli obblighi ecologici che derivano dalle nostre convinzioni”, ha detto.
“Siamo i primi a essere interessati a lasciare un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. Questo è un dramma per noi stessi, perché illumina criticamente il senso del nostro modo di vivere su questa terra”. (Laudato si’, 160)».
Realista e un po’ amara la conclusione di Zaugg-Ott: «Nonostante questo drammatico richiamo, non ho l’impressione che le parrocchie svizzere (delle tre chiese nazionali, n.d.r.) siano diventate tutte attiviste per l’ambiente. Si nota un certo movimento, ma c’è ancora molto margine di miglioramento».
Una speranza per il clima? Agire ora.