Durante le ultime settimane è tornato di attualità il tema della mafia in Svizzera, definendo terra di conquista principalmente le valli di Mesolcina e Calanca. A dire il vero non è emerso niente di nuovo, senonché a sollevare l’argomento è l’ex procuratore pubblico Paolo Bernasconi, che per anni è stato attivo nella lotta alle mafie e ai loro traffici illeciti.
Nel comunicato, affrontato dal quotidiano Südostschweiz con più approfondimenti, si rileva che nel 2014 il Canton Ticino ha inasprito i controlli per le iscrizioni al registro di commercio e il rilascio di permessi B agli stranieri, spostando i malavitosi nel Moesano che fa capo ad un sistema di controlli meno rigido. Pure la Fedpol (Ufficio federale di polizia) afferma che la mafia è una realtà nel territorio grigionese, spesso sottovalutata dalle autorità competenti.

Pongo una sola domanda al lodevole Governo Grigione, sulla base della constatazione che il Moesano conta di 8000 abitanti e le aziende registrate sono ben 1600:
Nel giugno del 2017 si era presentato un’interpellanza sul problema delle società bucalettere. In questo lasso di tempo che iniziative sono state prese ?
Dato che la competenza spetta alle autorità di ogni Cantone, che controlli si sono svolti nel registro di commercio e di riflesso quanti interventi sono stati presi nei confronti di quelle società finanziarie che non rispettano determinati obblighi ?
Rodolfo Fasani