Riconciliare natura e cultura, un progetto triennale nel Tiranese

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Fonte: https://www.paesaggidivaltellina.it/

Riconoscere e valorizzare il paesaggio culturale del Tiranese è l’obiettivo di un complesso progetto triennale, che sta coinvolgendo dal 2018 studenti e insegnanti, muratori, agricoltori e artigiani, cooperatori e disoccupati, urbanisti e comunicatori, storici e geografi.

E a Tirano nei giorni scorsi si è fatto il punto informando doverosamente e compiutamente la cittadinanza su di un progetto finanziato per due terzi dalla mano pubblica, Comunità Montana di Tirano e Regione Lombardia, a cui si è aggiunta la Fondazione Cariplo (l’importo complessivo, convertito in franchi, arriva quasi a tre milioni).

“La Valtellina e in particolare la Media Valtellina Tiranese costituisce una esemplificazione unica del concetto di paesaggio culturale, peculiare per la sua estensione, la sua unitarietà e la sua riconoscibilità, che tutto sommato permane ancora oggi, nonostante le ferite urbanistiche e territoriali”, così in apertura l’architetto Dario Foppoli, coordinatore dell’incontro e dell’intero progetto.

Se ci si avvicina con mente libera al Tiranese (e anche oltre dogana), questo l’invito degli organizzatori, si finisce per leggere una serie di valori. E nel corso del convegno la riflessione si è appuntata proprio sui “valori della conoscenza artigianale, della educazione, della solidarietà, della corretta percezione”.

Valori declinati nelle relazioni così: nuove occasioni lavorative per giovani e disoccupati (organizzati dalla Cooperativa Intrecci), formazione e aggiornamento sulle tecniche tradizionale della manutenzione dei muretti a secco (a cura del Polo Poschiavo), progetti e interventi di recupero agricolo di terreni marginali e abbandonati, cura dei sentieri e della cartellonistica (operazioni tutte prese in carico dai vari attori presenti sul territorio).

Non basta: lo studio e la conoscenza del territorio hanno portato studenti ed insegnanti dell’Istituto Pinchetti di Tirano a pubblicare una preziosa guida ai luoghi meno noti della zona; guida accompagnata da un sito (paesaggidivaltellina.it) e dalla relativa app (PAESAGGI DELLA MEDIA VALTELLINA).

La percezione della qualità paesaggistica presso la popolazione, con particolare attenzione verso il patrimonio terrazzato, è stata testata strada facendo dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano. Concluso il progetto, che l’Ateneo milanese intende replicare in Appennino, si verificherà a distanza di due /tre anni se le buone pratiche adoperate saranno ancora persistenti nel tempo.

Si è detto sopra della collaborazione offerta dal Polo Poschiavo con corsi, coordinati dall’architetto Evaristo Zanolari, sulle murature a secco. Cassiano Luminati nel suo intervento ha preferito piuttosto relazionare su di un importante obiettivo raggiunto e uno ancora da conseguire. Su ilbernina.ch, anche recentemente, è stato presentato il progetto “AlpFoodway” (di cui il Polo Poschiavo è il capofila), che propone un approccio interdisciplinare, transnazionale e partecipativo al Patrimonio Culturale Alimentare Alpino. Patrimonio che si aspira a far riconoscere dall’UNESCO.

Per quanto riguarda poi “l’arte di erigere muri a secco” riconosciuta un anno fa, sempre dall’UNESCO, Luminati ha tenuto a precisare che in Valtellina ci sono stati degli errori e delle semplificazioni nel comunicare la sostanza del riconoscimento. Per esempio presentando una gara podistica è stato scritto che “il suo percorso unico al mondo, si snoda fra vigneti, cantine e i borghi storici della valle, attraversando i terrazzamenti e i muretti a secco dichiarati Patrimonio Immateriale dall’UNESCO”. Come si è detto non è un territorio ad essere “riconosciuto” ma un’arte presente in Valtellina, certo, ma anche in Svizzera, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia e Spagna.


Piergiorgio Evangelisti