Camillo Paravicini, pusc’ciavin in bulgia e vincitore del Premio Manor Coira 2021

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L’artista di origine poschiavina Camillo Paravicini è il vincitore del Premio Artistico Manor Coira 2021. Il premio, che ha una dote di CHF 15000, è uno dei più importanti premi dedicati alla promozione dell’arte contemporanea e, in particolare, ai giovani artisti svizzeri.

Il Museo d’Arte dei Grigioni di Coira dice che: “L’opera artistica di Camillo Paravicini somiglia a un flusso di immagini fatto di assimilazioni, parodie e alienazioni” e che si tratta di un artista che è ricco nella resa espressiva, sottolineandone, infine, l’ironia.

Dal momento che Paravicini ha origini poschiavine ma non è forse ancora molto noto nel nostro territorio come artista, lo abbiamo intervistato telefonicamente per congratularci e per conoscerlo meglio.

Chi è Camillo Paravicini?
Si tratta di una domanda davvero complessa, una delle grandi domande della vita e il Santo Graal della psicoterapia! È difficile dirlo e, allora, semplicemente, direi che sono un uomo di 33 anni, padre di un bambino piccolo e un artista, che sono nato a Poschiavo e che oggi vivo a Basilea.

Che tipo di artista sei?
Non posso inquadrarmi in un solo tipo di artista, anche perché lavoro con mezzi espressivi differenti: dipinti a olio, fotografie, stampe grafiche, pitture su vetro, film o sculture. In sintesi mi piace molto sperimentare. Direi che sono molto curioso e questo ha giocato un ruolo importante nel mio essere artista.

Dove è avvenuta la tua formazione artistica?
Ho studiato arte dapprima a Losanna e poi, successivamente, a Glasgow.

Quando ti ho contattato per l’intervista mi hai detto che sei un “Pusciavin in Bulgia” giustificandoti per il tuo italiano (in realtà buono). Qual è quindi la tua relazione con Poschiavo?
Per prima cosa io a Poschiavo ci sono nato, nel gennaio del 1987. Si trattava di un momento molto particolare, perché sono nato poco prima della terribile alluvione del luglio del 1987. Ho vissuto in un primo tempo a Poschiavo e poi a Lucerna, ma sempre per sei settimane in estate, vacanze d’autunno, per Natale e Pasqua tornavo in Valposchiavo, dove naturalmente conosco molte persone.

Queste tue radici hanno giocato un ruolo nella tua arte?
Naturalmente sì, anche se è difficile che sia io a dirlo in che modo. Però… Ecco, sì, c’è certamente una cosa. A Poschiavo vi era la dell’artista Rudolf Blaser e io andavo continuamente a trovarlo. Quando ero piccolo ricordo che abbiamo anche dipinto assieme, nel suo atelier. Questo sembrava un vero e proprio studio d’artista, incluso il forte odore di sigarette: Blaser era un fumatore incallito! Molto più tardi, quando ho preso il mio primo atelier a Basilea mi è venuto incontro lo stesso odore forte che il mio predecessore mi ha lasciato: quando lo ho sentito mi ha come trasportato indietro nel tempo, a quando frequentavo l’atelier di Blaser a Poschiavo.

Come è stato questo periodo particolare di Coronavirus per te come artista?
Per fortuna in Svizzera, rispetto ad altri paesi vicini, non abbiamo avuto delle misure così drastiche, perciò posso dire di non aver vissuto moltissimi cambiamenti. La mia vita era divisa tra casa e atelier prima e questo è continuato anche nei periodi più acuti della pandemia. Se devo osservare un cambiamento, che però non so quanto abbia a che fare con questa situazione, è che ho cominciato molto di più a dipingere olio su tela…

Veniamo infine al Premio Manor, che recentemente ti è stato assegnato
Si tratta di un premio importante e, naturalmente, di un riconoscimento al mio lavoro e perciò quando ho saputo che sono stato premiato ero molto felice. Si tratta di un percorso solo aperto dal premio, perché seguiranno una mostra e anche una pubblicazione di un catalogo.

Nelle motivazioni del premio si fa anche riferimento alla tua ironia: che importanza ha questo aspetto nella tua arte e nella tua vita?
In realtà, non sempre le mie opere sono ironiche ma una parte del mio lavoro è, in effetti, permeato di ironia. Tutti noi e anche la stessa arte ci prendiamo sempre troppo sul serio credendoci anche troppo importanti! Credo quindi che a volte un po’ di ironia, o meglio di autoironia, non possa che farci bene. L’ironia allora non mi serve per irridere, ma piuttosto per segnalare un problema in modo amichevole

Mi viene in mente un’ultima domanda: hai mai esposto in Valposchiavo?
Ancora non mi è mai capitato, ma chissà che in futuro non possa anche esserci una mostra nel paese in cui sono nato…

Nonostante il premio sia stato già riconosciuto a Camillo Paravicini, la cerimonia di premiazione avrà luogo a marzo 2021 al Museo d’Arte dei Grigioni, durante il vernissage della mostra personale a lui dedicata.


A cura di Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione

2 COMMENTI

  1. Pusc’ciavin in bulgia….. Sarebbe ora di dimenticare certe espressioni che erano adatte ad altri tempi. Prendo questa occasione per menzionare “podestà”. Anche una parola da dimenticare. Certi tempi sono passati. Comunque spero di non offendere persone. Cari saluti
    damiano

    • Grazie Mille del suo contributo, signor Gianoli. Nello specifico, però, è stato lo stesso Camillo Parravicini a definirsi durante l’intervista “Pusc’ciavin in Bulgia”, forse per sottolineare un legame affettivo non interrotto con la Valposchiavo. Un saluto.