Addormentarsi contando le stelle

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Domenica scorsa 25 luglio, ultima domenica di luglio, si è tenuta la tradizionale festa di San Romerio. Una festa fissata al culmine della bella stagione, dato che il martirio del santo cui la chiesa è dedicata (San Remigio di Reims – un vescovo vissuto a cavallo fra il V e il VI secolo) ricorre il 13 gennaio. Salvo rare eccezioni, il legame fra la festa popolare e la sacralità del luogo è sempre stato sigillato con la celebrazione di una messa prima del pranzo in compagnia. Considerate le ristrette dimensioni della chiesa, e anche a dipendenza delle condizioni meteo e del numero dei fedeli, spesso la funzione si svolge all’esterno. Quest’anno è stata celebrata da don Joseph Maron fra i tavoli all’aperto del Rifugio Alpe San Romerio.

Per brusiesi, tiranesi e poschiavini San Romerio è sinonimo di tradizione e storia, oltre che luogo di passaggio (o passeggiate) e ristoro del corpo e dell’anima. Situato in altura e con un panorama che spazia liberamente tra il fondovalle e le cime dei monti, il luogo si presta in maniera naturale alla ricerca di un equilibrio fra terra e cielo, fra mondanità e spiritualità. Ne è testimonianza la millenaria chiesetta con l’ospizio (xenodochio) che un tempo fungeva da dimora a frati e viandanti che percorrevano l’antica via che collegava Tirano a Poschiavo.

Così, anche se partendo da premesse diverse, l’ultima attrazione turistica del Rifugio Alpe San Romerio, inserita nel progetto “Million Stars Hotel” sviluppato da Svizzera Turismo, ben si amalgama in questo contesto paesaggistico-culturale. Si tratta infatti di un piccolo fabbricato – progettato e costruito interamente da Gino Bongulielmi e dal figlio Gioele – da cui è agevolmente possibile estrarre, su una sorta di binario, il letto fornito di rotelle per dormire sotto le stelle. La casettina consiste in un’unica camera da letto con adiacente servizio igienico. Se a un certo punto della notte la temperatura si abbassasse troppo, o se dovesse iniziare a piovere, basterà respingere il letto dentro la struttura e chiudere la porta scorrevole per rimanere al riparo.

La tiny house dell’Alpe San Romerio è situata a circa un centinaio di metri sopra il rifugio, dietro un dosso a margine dei prati dell’alpeggio, tale da risultare nascosta alla vista del viandante e quasi completamente schermata dai rumori che non siano di provenienza naturale. Già da alcuni anni questo sito era stato dotato di alcune piattaforme rimovibili in legno per la pratica dello yoga ed ora si è arricchito di una costruzione eseguita completamente in legno di larice e pino cembro d’Engadina, che va ad ampliare l’offerta di pernottamenti in camera doppia sotto le stelle in quest’angolo di Svizzera.

Come spiega Gino, l’impulso per inoltrare la candidatura è stato dato dal direttore di Valposchiavo Turismo, Kaspar Howald, e la procedura per ricevere il permesso di costruzione è stata relativamente celere. La struttura è fissa e l’autorizzazione è stata concessa per un periodo di cinque anni. Aiuti pubblici, nell’ordine di circa il 20%, sono provenuti dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e per questo motivo Gino spera di poter in seguito rinnovare il permesso. Pernottare sotto le stelle a San Romerio è quindi una realtà già da due settimane e finora la camera ha avuto un buon tasso d’occupazione. Fra i primi a provare l’emozione di addormentarsi all’aria aperta anche Gino, che afferma di avere osservato gli astri nel cielo per ore ed ore prima di addormentarsi: un luccichio di stelle e galassie che rimanda alla nozione di infinito.

Ma la camera sotto le stelle nei pressi dell’antico xenodochio di San Romerio non è solo una notturna esperienza metafisica. Il luogo offre anche un’immersione a 360° nella natura, con il tramonto estivo del sole oltre la catena di monti sul versante occidentale del comune di Poschiavo e dentro uno scenario popolato di altri esseri senzienti, con i loro profili, le loro ombre e penombre, con i profumi e i suoni cui non siamo più abituati; il canto gratuito degli uccelli. Insomma, un viaggio a ritroso nella filogenesi che ci ha condotti sin qui.


Achille Pola

1 COMMENTO

  1. Quando vado a San Romerio penso all’Infinito di Giacomo Leopardi, per me forse la più bella poesia della lingua italiana.
    Un idillio che spazia oltre la siepe come la vista mozzafiato che si gode accanto alla millenaria chiesetta di San Romerio.
    Nando Nussio