Lorena Menghini e l’insegnamento: un sogno di bambina che si è avverato

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Un’altra puntata del nostro viaggio tra i maestri della Valposchiavo che hanno scelto di vivere e lavorare altrove. Tocca oggi a Lorena Menghini, attualmente in forza alla scuola bilingue a Coria, che ci ha parlato dell’insegnamento come di un sogno di bambina che si è avverato. E che non esclude affatto di tornare in valle.

Buongiorno Lorena, mi vuoi raccontare il tuo percorso di studi?
Beh, ho frequentato il Liceo a Samaden e poi tre anni di Alta scuola pedagogica.

Ma dopo l’Alta scuola come mai ti sei fermata a Coira?
Per prima cosa ci tengo a dire che nel futuro prossimo io mi vedo a Poschiavo: è il mio obiettivo finale. Prima, però, voglio formarmi bene nel campo della pedagogia e fare esperienze diverse. Quando ero all’Alta scuola ho conosciuto la Scuola bilingue a Coira e mi piaceva l’idea di poter lavorare in un ambiente così. Mi piace proprio il concetto. Ma prima o poi tornerò a Poschiavo, assolutamente.

Come è arrivata la scelta di fare la maestra?
Beh, ecco, diciamo che io ero la tipica bambina che sogna di fare la maestra e che poi diventa maestra! Mi è sempre piaciuta l’idea. Però poi, quando è venuto il momento di fare gli stage sono andata un po’ nel pallone e ho fatto di tutto: la fisioterapista e sono anche andata da un addestratore di cani. E poi mi sono detta: che cosa ho sempre voluto fare? La maestra, appunto, e così sono andata diritta per la mia strada.

E sei pentita?
No no, per niente!

Hai trovato quello che cercavi alla Scuola bilingue?
Beh, dunque, io parto con quelli di prima e seconda. Quindi diciamo che comincio proprio. Dicevo prima che durante il mio percorso all’Alta Scuola avevo visitato la bilingue e ciò che avevo visto mi aveva ispirata molto. In realtà mi ero imbattuta in un’attività particolare, quella del teatro, che non era proprio quotidiana. Però una volta iniziato qui ho trovato altre cose, inaspettate e ancora più belle.

Sempre meno giovani scelgono la professione di maestra o maestro: perché questa crisi?
Per prima cosa sono cambiati i bambini. Ci sono problemi che un tempo non c’erano, delle difficoltà anche a livello di comportamento. Fare l’insegnante è un lavoro impegnativo. Persino i genitori non sanno bene come comportarsi in situazioni particolari. Una volta il compito della maestra o del maestro era di trasmettere delle nozioni, oggi invece si condivide un compito di educazione integrale, insieme alla famiglia. Si tratta di un grosso impegno, che può essere portato avanti se si ha davvero voglia di stare con i bambini.

Cosa potresti dire per convincere un ragazzo o una ragazza a intraprendere questa professione?
Che ci sono delle piccole cose che sono poi le grandi soddisfazioni: quando passeggi per strada in città e i bambini ti indicano: “La signora Menghini!”. E rendersi conto di essere importante per loro e per la loro vita è una vera gioia. C’è poi il rapporto magico che riesci a costruire con i bambini. Pensiamoci bene: tutti ci ricordiamo il nome dei nostri insegnanti, specie delle elementari. Questi bambini si ricorderanno di te per sempre. La responsabilità è grande, ma è anche un grande onore.  

Maurizio Zucchi
Membro della redazione