Riaperto da metà aprile il Giardino dei Ghiacciai

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Venerdì sera 29 aprile ha avuto luogo presso l’Hotel La Romantica di Le Prese l’Assemblea ordinaria dell’Associazione Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia (GGC). Circa 35 i soci presenti.

Nel suo discorso il presidente Romeo Lardi ha espresso grande soddisfazione per l’inaugurazione dell’«Orrido di Cavaglia» e l’alto numero di visitatori che nel 2021, nonostante la situazione di incertezza dovuta alla pandemia, ha superato per la prima volta quota 50’000. Il giorno dell’inaugurazione dell’opera rimarrà il ricordo più vivido del 2021, ma il presidente ha citato anche il rinnovo del sito web e l’instancabile lavoro dei volontari; Lardi non ha poi mancato di ringraziare per la buona collaborazione il comitato, il segretario, le guide, il personale dell’info-kiosk e infine sponsor, soci e sostenitori. Una nota di ringraziamento è andata anche ai partner di B-ICE & Heritage, un progetto Interreg che – è bene ricordarlo – si pone l’obiettivo di dare risalto ai valori identitari che da sempre legano Valmalenco, Bregaglia, Alta Engadina e Valposchiavo tramite una rinnovata proposta turistica intorno al massiccio del Bernina. Importante per il futuro del sodalizio – ha poi ribadito Romeo Lardi – è riuscire a coltivare la consapevolezza di avere a portata di mano un patrimonio naturale di inestimabile valore e lo spirito di unità che dovrà anche trasparire dal marchio GGC.

Buona anche la situazione finanziaria dell’associazione, come dichiarato dal cassiere Silvano Cortesi. La GGC ha chiuso i conti del 2021 con una perdita di CHF 4’999.85, a fronte di accantonamenti per CHF 283’900. Un risultato che è stato possibile realizzare grazie anche ad un importo eccezionale di CHF 264’000 proveniente dal lascito di una persona recentemente scomparsa e vicina ad uno dei promotori del GGC, Giovanni Lardelli. La cifra maggiore messa a preventivo per il 2022 riguarda invece la costruzione di un piccolo depuratore per le acque di scarico. La decisione di realizzare quest’impianto fa seguito a spese troppo onerose per il trasporto e lo smaltimento dei liquami dell’attuale vasca biologica (circa CHF 5’000 all’anno). Le acque che usciranno dal futuro depuratore saranno direttamente immesse nel Cavagliasco. Consuntivo e preventivo sono stati approvati a larga maggioranza dall’Assemblea.

L’ordine del giorno prevedeva pure la nomina dei membri del comitato e dei revisori per i prossimi tre anni. Sono stati riconfermati all’unanimità gli attuali membri del comitato (Romeo Lardi, presidente; Gian Paolo Lardi, vicepresidente; Silvano Cortesi, finanze; Giovanni Lardelli, costruzioni e manutenzione; Kaspar Howald, marketing). Il vicepresidente Gian Paolo Lardi ha colto l’occasione per esprimere viva gratitudine a Romeo Lardi per l’enorme dispendio di energie in favore del sodalizio, gratitudine che è giunta anche dai soci con un lungo e caloroso applauso. Cambio di staffetta invece fra i revisori: Ivan Fanconi e Achille Zala subentrano a Daniel Trojer ed Enea Godenzi.

A rievocare le ultime tappe della realizzazione dell’«Orrido di Cavaglia» è stato l’ingegnere Luciano Lardi, incaricato della direzione dei lavori dallo studio d’ingegneria Jürg Conzett (assente per motivi dell’ultima ora). A causa della neve caduta in abbondanza nell’inverno 2020/2021 i lavori finali dell’opera sono proseguiti solo a partire da maggio 2021 con la sistemazione delle scale che portano alla gola del Cavagliasco e delle relative ringhiere in metallo. Successivamente l’impresa edile e la ditta specializzata in lavori sui pendii hanno smontato il cantiere e ripulito l’intera area. L’ingegnere si è dichiarato soddisfatto sia per la qualità dei lavori eseguiti che per il rispetto dei termini prestabiliti. L’importo preventivato di CHF 1 mio è stato superato di CHF 60’000 a causa di misure di sicurezza prese sul cantiere a protezione di operai e turisti durante i lavori, nonché per un sovraccosto nella fornitura degli scalini in granito, cui si è data preferenza locale (nel preventivo era stata calcolata una cifra minore con materiale estero). 

Le altre novità del GGC sono state infine brevemente elencate dal presidente al punto varia. È infatti prevista prossimamente la sostituzione delle tavole informative nei pressi delle stazioni ferroviarie di Ospizio Bernina, Alp Grüm, Cavaglia e Poschiavo in collaborazione con e-comunicare, che ne curerà il nuovo layout. Anche la tavola informativa presente all’entrata del giardino sarà ripensata ed offrirà la possibilità, in futuro, di procedere al pagamento facoltativo del prezzo indicativo d’ingresso di CHF 5.00, o di un altro importo, tramite l’app TWINT. Anche per divenire socio dell’associazione GGC basterà avvicinare il telefonino a un codice QR che rimanderà al modulo d’iscrizione. Per concludere il presidente ha ricordato che il Giardino dei Ghiacciai di Cavaglia è aperto già dal 14 aprile scorso e che i proprietari dell’Albergo Ristorante Stazione Cavaglia (la famiglia Arner-Semadeni), stanno al momento ristrutturando l’immobile. In questa nuova struttura ricettiva il presidente intravede la possibilità di creare nuove sinergie con il GGC.  

Alla parte ordinaria è seguita la conferenza pubblica del glaciologo e direttore scientifico del Servizio glaciologico della Lombardia, Riccardo Scotti, dal titolo “La grande sfida del clima nell’antropocene”. È già la terza volta che Il glaciologo di origine valtellinese tiene una conferenza in Valposchiavo nell’ambito del GGC e questa volta ha subito esordito dichiarando che la sua relazione, pur mantenendo un approccio propositivo, sarebbe stata foriera di cattive notizie. In effetti i dati che provengono dai carotaggi condotti all’interno della calotta di ghiaccio dell’Antartide non sono per nulla rassicuranti.

Sembrerebbe infatti ormai fuori discussione che il surriscaldamento in atto sul nostro pianeta negli ultimi decenni sia prevalentemente frutto delle immissioni di gas serra (in specie CO2) nell’atmosfera da parte dell’attività umana. Da qui anche la definizione di antropocene, ossia di un’epoca geologica (quella attuale) che si contraddistingue per i cambiamenti geologici provocati dall’uomo. Se l’aumento regolare della temperatura durante l’olocene (l’epoca iniziata dopo l’ultima grande glaciazione, all’incirca 12’000 anni fa) ha permesso la nascita delle grandi civiltà (sul Nilo, in Mesopotamia, ecc.), la rivoluzione industriale avviata a partire dalla seconda metà del XVIII secolo ha dato luogo a un’accelerazione senza precedenti dell’aumento delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera. Ciò è dovuto principalmente allo sfruttamento di fossili come carbone e petrolio. L’uso di fossili come fonti energetiche e di fertilizzanti per aumentare la redditività nel settore agricolo hanno parallelamente reso possibile un incremento demografico esponenziale, che è a sua volta concausa indiretta del surriscaldamento terrestre.  

In questo contesto di sconvolgimenti climatici i ghiacciai delle nostre Alpi fungono da veri e propri sensori, da sentinelle di monitoraggio. Scotti ha poi proiettato un significativo video in timelapse realizzato dal suo gruppo di lavoro nell’ambito di B-ICE & Heritage presso il ghiacciaio di Fellaria, in Valmenco.

Vallate e villaggi alpini saranno dunque confrontati con aumenti della temperatura percepibili anche ad occhio nudo, ma che a differenza delle zone di pianura saranno un po’ mitigati dalle alte quote. Il surriscaldamento provocherà inevitabilmente anche delle frane a causa dello scioglimento del permafrost. Un recente triste esempio è quello della frana al Pizzo Cengalo. Gli scenari a medio e lungo termine non sono dunque per nulla rosei, e nemmeno le Alpi sarebbero completamente al riparo dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici previsti dalla comunità scientifica, salvo un (oserei quasi dire) insperato rientro nei parametri previsti dall’Accordo di Parigi.

Ciò nonostante Riccardo Scotti ha invitato a vedere anche le opportunità che simili scenari potrebbero significare per le nostre regioni di montagna. Se ad esempio temperature estive sempre più elevate e periodi prolungati di siccità diventeranno la norma, le nostre vallate potrebbero essere sempre maggiormente interessate da un fenomeno di ripopolamento causato da potenziali “profughi climatici”. Dall’altro lato – come in una sorta di nemesi – la scomparsa dei ghiacciai e l’aumento delle temperature con inverni sempre più brevi e miti porterebbe a minori introiti in alcuni settori economici fra i più rilevanti delle nostre regioni, ossia l’idroelettrico e il turismo invernale.