«Crepe di luce» al San Sisto con Valerio Righini

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Si è svolta nell’atrio dell’Ospedale San Sisto a Poschiavo, lo scorso mercoledì sera, la presentazione del volume artistico «Crepe di luce» di Valerio Righini e Giorgio Luzzi e del film documentario «Il caso Righini» di Enrico Beretta. In entrambi i casi l’obiettivo è focalizzato sull’ampia produzione artistica del pittore-scultore tiranese.

L’evento è avvenuto sotto l’egida della Pgi Valposchiavo e gli ospiti sono stati introdotti da Giovanni Ruatti, il quale ha ringraziato per la loro presenza i principali artefici delle due produzioni: l’artista Valerio Righini, l’editore Alberto Gobetti, il grafico Paolo Belcao e il regista Enrico Beretta. Assente per motivi di salute e distanza il poeta Giorgio Luzzi. Di quest’ultimo sono però stati letti alcuni brani tolti dal volume «Crepe di luce» da Serena Bonetti. La scelta del luogo dell’evento, il nosocomio valposchiavino, non è per nulla casuale in quanto al suo interno è installata una parte dell’opera scultorea di Righini dal titolo «Ai naviganti azzurro» (l’altra parte, la “vela”, è issata all’esterno, davanti all’ingresso principale). Uno spazio vocato alla versatilità, quello dell’atrio del San Sisto, in cui si consumano speranze, attese e commiati di pazienti in transito (i “naviganti”), ma anche di intenso lavorio dato dall’attività ospedaliera e, complementarmente, luogo di breve ristoro e svago per la presenza di una caffetteria.

La prima parte dell’evento è stata dedicata alla presentazione di «Crepe di luce», un libro di indubbio pregio, in tiratura da 100 copie, pubblicato dalle «Edizioni del Mosaico» di Alberto Gobetti in Tirano. Questi ha espresso grande soddisfazione per la riuscita operazione editoriale ed ha rivolto un ringraziamento a Paolo Belcao per lo straordinario apporto relativo alla grafica. Il volume – come spiegato in seguito da Valerio Righini – sgorga dal desiderio di suggellare un’amicizia e una collaborazione artistica pluridecennale con il poeta Giorgio Luzzi; l’idea iniziale era di abbinare alcune sue opere a una selezione di liriche del poeta in cui il tema fosse l’arte. Il poeta ha però in un certo senso invertito i ruoli ed ha proposto a Righini di commentare in versi una selezione di opere dell’artista. Ne è nata un’antologia di un centinaio di pagine con immagini di opere recenti di Valerio Righini affiancate a testi inediti del poeta di origini morbegnesi, da tempo residente a Torino. Le immagini pittorico-scultoree di Righini, nel loro dinamismo statico intriso di bellezza, dialogano così con brevi eleganti strofe – distici, terzine e quartine spesso in rima – di Luzzi; versi dalla parvenza leggera, quasi fossero un divertissement, ma densi di poesia. Pur usando strumenti diversi, poeta ed artista si fondono in un linguaggio comune che trae linfa dalla terra di provenienza (la Valtellina) e dagli eventi storici nazionali ed internazionali percepiti con grande sensibilità. A chiudere l’antologia la poesia di Luzzi «Preghiera per il capitano dell’ora totale» in memoria del compianto amico comune, Bruno Ciapponi Landi, con due abbozzi di Righini che ritraggono l’uomo di cultura deceduto due anni fa a Tirano.

 

Nella sua seconda parte la serata ha visto l’atrio dell’ospedale trasformarsi in cinematografo grazie alla proiezione del film documentario di Enrico (Chicco) Beretta, medico anestesista da poco in pensione e amico di lungo corso di Valerio Righini. Grazie alle sue poliedriche conoscenze in ambito culturale ed artistico, Beretta ha realizzato un notevole film documentario dal titolo «Il caso Righini» (della durata di 40 min.), che nasce dalla necessità di fare ordine fra le varie sfaccettature nell’arte di Righini e di renderla nota ad un pubblico più vasto. Beretta ha aggiunto che in Righini si intravvede la capacità tipica degli artisti di saper cogliere oggetti della realtà e di riplasmarli o tradurli in arte. Alcune parti più oscure, o criptiche, dell’arte di Righini sarebbero inoltre degli interspazi lasciati appositamente dall’artista per indurre l’osservatore a un’interpretazione. Un tratto tipico nella vita e nelle opere di Righini è tuttavia la spiccata sensibilità all’impegno civile. Per la realizzazione del film Beretta si è avvalso anche dell’aiuto di storici e sociologi, ma è lui l’autore dei testi narrati con grande mestiere da Ornella Pirovano. A fare da filo conduttore nel film sono, anche qui, gli eventi della storia che hanno accompagnato le varie fasi artistiche e le tappe della vita di Valerio Righini; oltre alla voce narrante, le immagini righiniane di corpi sofferenti, busti, scudi, steli ed angeli che scorrono nel film sono commentate da svariati critici d’arte ed amici. Notevole inoltre anche la scelta dei brani che fanno da colonna sonora: dal nuevo tango di Astor Piazzolla, mentre si narra delle origini artistiche della famiglia Righini, a The Passenger di Iggy Pop, quando il sociologo Aldo Bonomi descrive l’ipermodernismo nelle opere di Valerio Righini.

È sempre Bonomi ad offrire un’erudita quanto efficace interpretazione sull’arte di Righini, contraddistinta dal suo indissolubile dualismo pittura-scultura: “Righini è pittore quando plasma (coltiva) la terra, mentre diviene scultore quando plasma (reinventa) il territorio”. E in questo contesto è difficile non vedere in Valerio Righini anche un infaticabile prosecutore dell’opera culturale sulla frontiera avviata da padre Camillo de Piaz.